Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

I ' INCONTRI/OZICK li separatismo femminista affermato e difeso come arma tattica e temporanea di acquisizione di potere contiene in sé un pericolo mortale: crea le proprie burocrazie e i propri imperi. York, della sua corruzione. L'ho scritto nell '80, quando la corruzione dell'amministrazione Koch aveva raggiunto livelli incredibili. Non c'era dipartimento che non avesse i suoi criminali, e criminali di grosso calibro. Un vero spettacolo. Io ho cominciato a scrivere la mia satira prima che le cose diventassero di dominio pubblico. Per ragioni molto particolari mi ero trovata a essere a conoscenza di uno scandalo. Ne avevo scritto al sindaco, perché si facesse giustizia. Ho continuato a scrivergli per cinque anni. Niente, fino a che uno dei suoi commissari mi risponde che il sindaco lasciava ai suoi uomini piena libertà di manovra, che li voleva indipendenti e non voleva interferire con le loro decisioni. Ecco il vero problema con gli scandali: indipendenza dei farabutti. Quell'intera storia è andata a finire in Golem, insieme a un'altra serie di considerazioni sulla vita e l'evoluzione della città. La scrittura per me è spesso un modo per evitare di diventare minimalista nella vita, per evitare di dimenticare, di cancellare, di distrarmi. Se si sa chi si è, si può entrare nella vita degli altri e essere curiosi. In Golem, oltre alla satira politica, c'è un altro tema, che sembra essere centrale un po' in tutta la tua opera: il rapporto di maternità e la relazione mors tua/vita mea tra la madre e lafiglia. Il figlio nelle tue storie è sempre di sesso femminile e la madre è sempre in qualche modo in concorrenza con lei. Mi sorprende che tu mi faccia questa domanda. Non ho mai pensato che il tema della maternità fosse una delle mie preoccupazioni principali, almeno non da un punto di vista letterario. Ma è, fuori discussione, presente in Golem. Ti voglio raccontare un aneddoto: una sera, avevo appena finito di scrivere questo racconto, mi sono messa a leggerlo a voce alta a mio marito e a mia figlia, che all'epoca aveva quindici anni. La stessa età del Golem della mia storia. Nel racconto a un certo punto c'è una battuta: "madre mia, non disfarmi", detta dal Golem alla qonna che lo ha creato. Mia figlia, quando l'ha sentita, è scoppiata in.un gran pianto. Non capiva come avessi potuto scrivere una storia del genere a proposito di un Golem di 15 anni, quando era chiaro che il Golem era lei e per di più nella storia il Golem finiva assassinato. (Scoppia in una grande risata). Mi sono messa a piangere anch'io e poi a ridere, beh facevo finta di ridere, ma in realtà stavo piangendo. Sapevo bene di avere scelto la stessa età, ma credevo di averlo fatto per divertimento. Non è che non ne fossi cosciente, ma mi proteggevo con la scusa che il Golem con mia figlia non c'entrava affatto, che l'origine stava nel mito. E che il mito prevedeva l'annientamento del Golem da parte di chi lo aveva costruito. Beh, la relazione se l'aveva stabilita mia figlia per conto suo. In un altro dei tuoi libri La galassia cannabile ,si parla di una figlia come dello strumento per permettere alla madre di diventare quello che intendeva essere. In che senso? Non c'è verso per me di negare l'evidenza di quanto stai mettendo a fuoco. Lo riconosco, non c'è verso di sfuggire quando si viene scoperti! È curioso, non so cosa dire. In La galassia cannibale però la madre combatte per la figlia e la figlia non è un suo strumento. Fin dall'inizio della storia la madre si augura di riuscire a liberare la figlia dall'essere considerata una sua semplice emanazione. Ma ritornavdo a Golem, visto che i miei sottotesti erano da una parte il mito greco e dall'altra il mito ebraico (il mito erotico greco della divinità femminile che nasce per volontà del dio e ne usurpa i poteri scorrazzando per la città e violentandone le istituzioni e il governo), alla struttura del mito dovevo in qualche modo attenermi. E il Golem, in entrambe le culture, deve per definizione essere disfatto. Ma hai ragione. Io ho fatto fuori un bambino in carne e ossa. Piuttosto orribile. Eppure sai quello che si prova per i propri figli. Soprattutto quando non sono più in casa e hanno fatto le loro scelte. Adesso per me il pensiero di mia figlia a scavare a cinque metri di profondità e a sette chilometri da Gaza è una specie di incubo. La sua vita è per me preziosa più di qualsiasi altra cosa sulla terra. E la vita è così fragile. Il che non esclude che si possano averefantasie distruttive nei confronti dei propri figli. È vero solo quando i figli sono ancora piccoli e vivono con noi. Quando se ne vanno, cambia tutto. Sì, è vero: in pratica ho ucciso mia figlia più di una volta. Sì, uccidiamo i nostri figli. Sono oltraggiosi (ride, divertendosi a recitare il clichè della madre con coscienza femminista) e dobbiamo farli fuori. Con tutto che i tuoi libri sono attraversati da molte delle grandi questioni tradizionalmente collegate allapolitica delle donne, non sembra che tu ti riconosca in alcun punto di vista particolarmente femminista. Credo di essere stata una femminista da quando avevo cinque anni. Mi ricordo anche l'occasione particolare in cui me ne sono resa conto. Mia madre mi aveva accompagnata dal rabbino, perché mi ammettessero a scuola. Il rabbino mi aveva respinta con la scusa che non valeva la pena di farmi studiare visto che ero una donna. Torniamo a casa e mia nonna, furibonda, mi prende per mano e mi riaccompagna dal rabbino, fa una gran scenata e io vengo ammessa. Ma per quanto riguarda il femminismo organizzato, il movimento delle donne attuale, ho dei grandi problemi. Non credo infatti che lo si possa considerare femminista. Penso che sia segregazionista e separatista, mentre il femminismo al quale io mi sento legata da un patto di lealtà è quello che afferma che le donne devono avere accesso al mondo intero, che non devono essere escluse da nessuna professione, arte, mestiere. Una donna dovrebbe fare nel mondo tutto quello di cui è capace. Punto. La cosa paradossale è che il movimento delle donne ha fatto proprie e trasformate in parole d'ordine politiche alcune tra le idee più inaccettabili e sessiste prodotte anni fa dai nostri detrattori: che le donne hanno rispetto agli uomini un diverso temperamento, una diversa psicologia, come se facessero parte di un'altra specie biologica. Io ho sempre combattuto contro questo determinismo e adesso le femministe hanno fatto propria questa mentalità. Affermano che le donne hanno una pro53

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