Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

Stanislao, re spodestato di Polonia. Maria, donna assai devota, gli è di sette anni maggiore. On dit qu'el/e est hideuse. Mais cela ne f ait rien: Car elle est vertueuse ... si sentiva cantare per le strade. I successivi "tempi" del regno sono contrassegnati dal succedersi dei ministri e delle amanti del Re. Luigi Enrico di Borbone con l'intrigante amica, la Marchesa de Prie, fanno la pioggia e il bel tempo durante gli anni minorili di Luigi. Viene poi Fleury, arcivescovo di Fréyus e Cardinale, dal '26 al '43: epoca di "raccoglimento", con la guerricciola per la successione di Polonia a renderlo perfetto, chiusa nel '38 dal trattato di Vienna. Succedono Machault ed' Argenson, poi Maupeou ed' Aiguillon, poi Choiseul, il più elegante dei "libertini". Lunghi anni di potere, per ognuno: Luigi era fedele ai suoi uomini. E ancora le guerre: la successione austriaca, chiusa con la cosiddetta "pace stupida" del 1748, e la catastrofe dei Sette Anni, protocollata dal trattato di Parigi del 1763: la Francia perde il Canadà, le Indie, di cui l'Inghilterra si impadronisce: mantiene le Antille. Il popolo soffre della sconfitta, ne accusa il governo, la corte, i generali, la favorita: se ne infischia del Canadà, visto che le Antille rimangono, le "isole dello zucchero". La economia illuminista sopravalutava lo zucchero, sottovalutava il Canadà. Il lungo regno è ricco di avvenimenti interni più ancora che di esterni. Se i giansenisti e gli "ultramontani" amareggiano la vita a Fleury, Choiseul abbandonerà i Gesuiti al radicalismo della magistratura. La rivoluzione "aristocratica" dei Parlamenti (assemblee di giudici) è, dopo la Fronda, la seconda prova, o almeno il secondo assaggio per quel futuro e non lontano capovolgimento del regime monarchico che sarà il '92. In economia la lunga storia del Système di Law, l'adozione della carta-moneta, la pianificazione colonialistica. Nelle finanze di stato la interminabile diatriba, per il "ventesimo" (tassa del 50Josul reddito), la "guerre de l'imp6t": l'accanita lotta del clero per rimanerne esente. In politica, oltre le guerre e i trattati che le chiudono, l'alleanza austriaca del marzo 1759:e il cosiddetto Patto di famiglia, tra i Borboni di Francia, di Spagna, di Napoli: 15 agosto 1761. Malato a Metz e combattente a Fontenoy nella guerra austriaca, Luigi viene "attentato" e gravemente ferito di coltello a Versailles il 5 gennaio 1757.Malattie, coltellata, disastri vari, sono il rinnovato principio dei ricorrenti rimorsi, esami di coscienza, richieste di Sacramenti. La guarigione, al solito, comporta il ritorno alla "vita", alle femmine, alla favorita. La vita di Luigi l'Amatissimo fu indubbiamente accesa non soltanto dal piacere della caccia, ma dall'amore delle belle. Al 1733si ascrive l'inizio di una duratura infedeltà coniugale nei confronti di Maria Leszczynska (da cui ebbe tuttavia dieci figli, due maschi e otto femmine). Si susseguirono nel dominio del real cuore anzitutto le tre volitive sorelle: la conSAGGI/GADDA tessa di Mailly, la marchesa di Ventimiglia, la duchessa di Chateauroux. Fu poi la volta di Antonietta Poisson d'Etioles, fatta marchesa di Pompadour, donna che dà il nome a un'epoca oltre che a una funzione: la funzione dell'ispiratrice, della sostenitrice, della consolatrice. Alla Pompadour succederà la Du Barry. Si comprende come la figura di Luigi XV, dell'uomo e del re, sia stata ininterrottamente discussa dai suoi giorni ai giorni nostri: bel giovane, bell'uomo, timido, riservato, ardente e indeciso, bisognoso di comprensione (femminile), gli si addebitarono a volta a volta smodati trasporti del cuore, una vita "scandalosa", la divozione formale e pignolesca, da taluni ritenuta ipocrisia, lo spirito frivolo o, secondo altri, cinico, la debolezza nel governare, la titubanza nel decidere: più tutto l'interminabile treno di difetti, colpe e vergogne che dagli specialisti si sogliono (e talora giustamente) accodare al nome odiato dei re. Più tutte le disgrazie di una storia, che, per esser grande e fervida, recava la Francia a incontrare e a patire le esperienze dibattute del futuro. Il vaiolo la liberò di Luigi XV addì 10maggio 1774. Una candela era stata posta sul davanzale. Alle 3 e mezzo del pomeriggio un cameriere venne, ci soffiò sopra, la spense. Niccolò Ugo e "l'aurea beltade". Donne ed amori del Foscolo visti da Gadda Per la serie Umor nero, che abbiamo presentato nel numero 45, è venuto il turno di Carlo Emilio Gadda. L'autore del Pasticciaccio se la prende con Niccolò Ugo Foscolo. Intendiamoci: il Gadda non ha nessun motivo di risentimento col poeta dei Sepolcri e con la sua opera in generale, anzi. Soltanto, richiesto dal Terza Programma di dare un saggio del suo "umor nero" non si è fermato a metà strada e ha preparato una vera e propria operetta satirica e critica sostenuta da giustificate citazioni e da imprevedibili riferimenti. Ma perché ha scelto proprio il Foscolo? Abbiamo chiesto a Gadda di spiegarne le ragioni ai lettori del "Radiocorriere" ed egli ha risposto a modo suo. Col pretesto di veder chiaro in certi amori di Niccolò Ugo e di conoscere da vicino qualcuna delle sue donne, egli ci mostra un po' delle sue ragioni e un po' dei suoi umori. È un breve scritto che può servire di prefazione alla trasmissione e nel quale gli intenditori riconosceranno un campione del distillato spirito del nostro autore. Genio, ardimentoso e precoce, alla fluente musicalità del settenario che i tardi arcadi gli suggerivano: un precoce dardeggiar degli occhi verso le "celesti" inspiratrici di ogni maniera di poesia, che pur camminano le vie della terra, massime le fondamenta, le calli. Non rare attitudini in un italiano fine Settecento: rarissime ove le si scorgano atteggiate di fierezza tempestosa ed orgoglio nei segni d'un quasi patetico presagio di magnanimità patria, e squillanti in un timbro che sarà, tra poco, il risorgimentale e romantico. Messe insieme, 39

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