dal 1885 in poi, compie nel Museo Industriale esperienze dirette a verificare il suo principio e soltanto "dietro premurose insistenze di amici" lo rende pubblico, insieme ai risultati sperimentali ottenuti, nella Memoria (Reale Accademia delle Scienze) del 18 marzo 1888: Rotazioni elettrodinamiche prodotte per mezzo di correnti alternate. 'È il principio da cui nasce il moderno motore asincrono, cioè il tipo di motore a cui si riconduce la maggioranza dei motori elettrici in servizio sulla faccia della terra. Il campo magnetico rotante, che ne costituisce la idea matrice, si chiama oggi campo Ferraris. Scrittori al microfono: Mestieri La sera di martedì 1 ° maggio nella rubrica Scrittori al microfono avrà inizio la nuova serie Arti e Mestieri. Come i lettori del "Radiocorriere" ben sanno, il ritmo settimanale di questa rubrica li chiama all'ascolto ogni martedì, ore 22 circa. Mestieri, dunque. Si lamenta da taluni (e non sappiamo quanto giustamente) che gli uomini di penna siano ogni volta a parlar di sé, de' casi propri: le donne di penna non meno degli uomini. Tutti, uomini e donne, sarebbero innamorati di se stessi, si specchierebbero interminabilmente nel proprio interminabile ritratto. Ebbene: la nuova serie li indurrà (o li forzerà) ad occuparsi del prossimo: degli umili e delle loro umili fatiche, degli abili e della loro industre abilità. Nella vecchia lingua, ed anche oggi in Toscana, la fatica umile si diceva e si dice "opera": andare ad opera è andare a giornata, essere giornatante: non fa l'opera, vuol dire non sa fare il lavoro, non va per questo; nel mentre la fatica più intelligente, il mestiere, quello del falegname, dello stipettaio, del fabbro di chiavi, o "ingegnere" (serrurier), si diceva e si dice "arte". La natura, al dire di Dante, fa ben sua arte, cioè sa fare il mestier suo. La parola mestiere (o mestiero), attraverso un precedente mistiere e un ancora precedente ministiere deriva dal latino ministerium: che ha valore di servigio reso o da rendere, di officio prestato o da prestare: oggi si suol dire lavoro, o compito, o incarico, o prestazione. In francese, lungo l'erosione secolare, i tre successivi gradi menestier, mestier, métier: e nei tre gradi fonetici e morfologici il vocabolo assume anche il significato antonomastico di telaio: je fais mon métier, io mando il mio telaio. Tra i competenti uffici della RAI e gli scrittori interpellati si sono svolte trattative amichevoli per l'assegnazione ai singoli dei singoli mestieri, per la distribuzione dei compiti. A Carlo Levi era stato proposto il renaiolo, quegli che cava la rena e la butta al vaglio a palate nelle golene dei fiumi, ma rispose che preferiva il pescatore: poi ci pensò su e finì per telefonare il pastore. Un pastore di Levi dovrebbe essere qualcosa di calmo, di sapiente, di patriarcale, di profondo. Il renaiolo è affidato invece a Betocchi, che è provetto costrutSAGGI/GADDA tore dopo che poeta. Con Pea, propostogli il cavallante, si finì per combinare il maniscalco; Ungaretti il grande versiliese di Alessandria (d'Egitto), esercitò, ragazzo, la mascalcia, ferrava i cavalli: e potrà dunque dirvene, e per esperienza fatta e vissuta, con la sapida lingua che gli è propria. A Comisso, ecco, il barcaiolo. Oltre che legionario a Fiume e agricoltore a Zero Branco, nel fertile fondo trevigiano dove ha casa (aptus cum lare fundus, secondo Orazio), è stato paron di barca in Adriatico, ha dunque sperimentato il mestiere. E Bonsanti vi presenterà il cameriere di trattoria, il tavolante, come colui che nella parte edita e già nota del romanzo La buca di San Colombano ha magistralmente inscenato una rivalità psicologica tra due camerieri. A Cassola Carlo è sortito il boscaiolo: quel suo così fresco e così nitido racconto Il taglio del bosco è garanzia ch'egli vorrà ritrarre, con gentile e poetica veridicità, la vita dei boscaioli di Val Cècina, quelli che lasciato e borgo e famiglia durano l'inverno all'accetta contro la bruciante sferza di rovaio, nella solitudine dei monti di Maremma. Quanto a Luigi Bartolini, di primo impatto ha voluto scegliere il cuoco. È stato cuciniere al reggimento, e sa cucinare e cucina di fatto, intermesso al tocco il "mestiere" dei pennelli, lasciate le punte e i mordenti nella sua officina di meraviglioso acquafortista. A Jahier, naturalmente, è stato chiesto un ferroviere: a Tecchi un fattore. C'è chi vi parlerà della donna di servizio, della vecchia serva o della servetta in rossori, o della perpetua "che ha di poco passato l'età sinodale dei quaranta". Alla domestica hanno dedicato la loro attenzione e le virtù insigni della lor penna uomini che si chiamarono Alessandro Manzoni, Gustave Flaubert, Marce! Proust. Sarà certamente impossibile avvicinarli, ma si farà meglio per non annoiare nessuno. Cristoforo Colombo Nel quinto centenario della nascita di Colombo (egli vide la luce a Genova tra l'agosto e l'ottobre del 1451) e nella ricorrenza del giorno di approdo (12 ottobre 1492) sarà radiodiffusa dal Terzo Programma una serata colombiana, a testimoniare della vita e dell'animo di lui, dei momenti di pensiero e delle premesse ambientali da cui la sua gesta ebbe inizio, e degli eventi del mondo, del "suo" mondo: quelli da cui si districò, per un impulso eroico, e quelli in cui nel decadere di fortuna pervenne da ultimo ad avvilupparsi l'itinerario ardimentoso della certezza. Alcuni interludi musicali offriranno all'ascoltatore la possibilità, dopo ogni parlato, di riprendersi: e di riaprir quindi la chiavetta della propria sopportazione, o del proprio interesse, ai dieci minuti del parlato successivo. Il discorso, chiaro e fluido almeno quanto lo consentono i documenti riportati, scaturirà dalle più varie fontane. I problemi d'ogni indole che la gesta di Colombo ha comportato e tuttavia comporta sembrano essersi moltiplicati con 35
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