Linea d'ombra - anno VI - n. 28 - giugno 1988

PERSCRIVEREUNRACCONTO INCINQUEMINUTI Bernardo Atxaga Per scrivere un racconto in soli cinque minuti è necessario che lei si procuri, oltre naturalmente alla tradizionale penne e al foglio bianco, una piccola clessidra, che la informerà a dovere sia dello scorrere del tempo che della vanità e inutilità delle cose di questa vita, quindi anche del concreto sforzo che lei sta realizzando. Eviti di porsi di fronte a una di quelle monotone e monocrome pareti moderne; che il suo sguardo si perda invece nel paesaggio aperto che si stende oltre la sua finestra, in quel cielo dove gabbiani, gabbianelli ed altri uccelli perdigiorno van disegnando la geometria della loro contentezza. È anche consigliabile, benché non indispensabile che ascolti musica, una qualsiasi canzone dal testo incomprensibile. Fatto questo, si rivolga verso se stesso, si morda la coda, punti il suo telescopio giù dentro le viscere, chieda al suo èorpo se ha freddo, se ha sete, freddo-sete o qualsiasi altro tipo di afflizione. Nel caso che la risposta fosse affermativa, se per esempio sentisse un diffuso prurito, non si preoccupi affatto: sarebbe infatti molto strano che riuscisse ad avviare il suo lavoro già al primo tentativo. Non diventi nervoso, verifichi che non è ancora passato nemmeno mezzo minuto, s'alzi e vada tranquillamente fino in cucina, con calma. In cucina si beva un bicchier d'acqua - e se vien giù fresca non perda l'occasione per inumidirsi il collo - e prima di tornare di fronte al tavolino faccia una visita al gabinetto. Ecco ancora lì i gabbiani, ecco i passeri ed ecco lì anche - sullo scaffale alla sua sinistra - uno spesso dizionario. Lo prenda con la massima cautela, come se fosse elettrizzato. Scriva dunque sul foglio questa frase: per scrivere un racconto in soli cinque minuti è necessario che lei si procuri. Ha già l'inizio, il che non è poco, e sono appena trascorsi due minuti scarsi da quando si è messo al lavoro. E non solo: oltre a questa prima frase lei ha, nel dizionario che regge con la sinistra, tutto quello che le manca, in quel libro c'è tutto, assolutamente tutto, il potere di quelle parole, mi creda, è infinito. Si lasci ora guidare dall'istinto e immagini che lei, precisamente lei, sia il Golem, un uomo o donna fatto di lettere. E che queste lettere che la compongono vadano incontro - come i candelotti di dinamite che esplodono per simpatia - alle loro compagne addormentate nel dizionario. Un po' di tempo se n'è già andato, ma a ben vedere non ha consumato neppure la metà di quello che aveva a disposizione. E all'improvviso, come se fosse una stella errante, la prima parola si sveglia e viene da lei, le entra umilmente nella testa e vi si distende. Deve trascriverla immediatamente e in lettere maiuscole, perché è cresciuta durante il viaggio. È rapida e agile, è la parola: RETE. È questa parola che mette in allarme tutte le altre, e un moto inquieto, un rumore come quello che si udrebbe aprendo la porta d'un'aula di disegno, si impossessa del libro. Ben presto, una seconda parola si scarabocchia giù per il pennino: MANI. Come se aprisse una busta-sorpresa, tiri il capo di questo filo e saluti la strana regione che vede, questa nuova frase che arriva impacchettata in una parentesi: -(sì, mi coprii il volto con questa reticella fitta il giorno in cui mi si bruciarono le mani) Proprio adesso sono scoccati i tre minuti. E hai appena finito di scrivere questa prima frase che già te ne vengono moltissime altre, come farfalle notturne attratte da una lampada. Devi sceglierne una, e dopo averci pensato bene, apri la seconda parentesi: -(la gente sentiva compassione per me. Provavano pietà soprattutto perché pensavano che anche la mia faccia fosse rimasta ustionata; e io ero sicura che il mio segreto mi rendeva superiore a tutti loro e che così mi facevo beffe della loro morbosità) Ti restano ancora due minuti. Non hai più bisogno del dizionario, lascialo perdere. Non tardare a scrivere la terza frase: -(sapevano che ero una donna molto bella e che una decina di uomini mi mandava fiori tutti i giorni) Trascrivi anche la quarta, che le sta alle calcagna: -(uno di quegli uomini si bruciò il volto pensando che così saremmo stati entrambi nella stessa condizione e mi scrisse una lettera dicendomi: adesso siamo uguali, prendi il mio gesto come prova d'amore) E l'ultimo minuto comincia a svuotarsi mentre stai scrivendo la penultima frase: -(piansi amaramente per molte notti. Piansi per il mio orgoglio e per l'umiltà del mio amante, pensai che per corrispondergli il giusto dovevo bruciarmi davvero il volto) Devi scrivere l'ultimo periodo in trentacinque secondi, il tempo sta terminando: -(se non lo feci non fu per la sofferenza fisica né per nessun altro timore, ma perché compresi che una relazione amorosa che cominciasse con tale forza avrebbe dovuto avere, necessariamente, un seguito molto più prosaico. D'altro canto, non potevo permettere che scoprisse il ·mio segreto, sarebbe stato troppo crudele. Per questo sono andata a casa sua stanotte. Anche lui era coperto da un velo. Gli ho offerto i miei seni e ci siamo amati in silenzio. Era felice quando gli ho piantato questo coltello nel cuore. Ora posso solo piangere per l'esito mortale della mia innocente trappola). E chiudi la parentesi - dando così per concluso il racconto - nello stesso istante in cui l'ultimo granello di sabbia cade nella clessidra. (traduzione di Danilo Manera) Copyright Bernardo Atxaga / Euskal ldazleen Elkartea, 1986. 73

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