POESIE Seamus Deane Contare Infinite volte, ho contato linee Di tetti e muri, il giardino di cemento, Pali del bucato, cattedrale, rimessa, Retrocucina. Un'infinità di volte, ho contato Il reticolo finissimo d'incrinature Dell'intonaco, sotto il tetto, proliferanti Innumeri verso il comignolo; Contare ogni volta sperando di contar tutto. E questo è niente. In seguito, presi Ad attendere la pausa solitaria tra le gocce Del rubinetto, cadenti sul filo a terra Della radio, un'asta di metallo nel cortile. Acqua e fuoco in un bacio alterno In quella chiazza nera, coro minuscolo Che annega in scariche, si spegne in un sibilo. E questo è niente. Avrei contato meno, forse, Se ci fossero state più cose che contassero. Un'infanzia più ricca, più spigliata M'avrebbero risparmiato il bisogno di contare. Contai occasioni, auguri, pecore, Paracarri, orologi, e campane che l'orecchio M'avvivassero, contatori magici Per il gracchiante e confuso segnale. Radio dall'Est. Infanzia radiofonica Vissuta nel ristagno della ricezione, Tempo che si libera dentro l'orecchio Trasmettendo alle ossa una mica di voci. Da quella fonte si levarono portando Buone e cattive nuove, il computo Finale, il conto imperscrutabile. da History Lessons, Gallery Press, Dublino 1983. Più vicino alla verità Tornai a casa una volta Sotto un cielo pieno di fuochi teneri, Braci di nubi in fumo, pioggia chimerica, Che m'avrebbe animato il sonno La notte di voci mercuriali. Per eccesso d'orrore La mia coscienza langue. Non riesco ad appuntire una matita. 68 2 Una domenica, giunsi ad una casa In campagna, vuota, circondata Di fiori, il latte sul davanzale, un libro Aperto sul tavolo. Chi era morto Nel sonno? Stupefacente Il presentimento negli estranei. A ritornarvi, il libro sarà Ancora lì, aperto, sgargianti di luce Le viole, ancora. Eppure, Preferirei non farlo. 3 Invece, accetterei una pena O una colpa, seppur bruciante, Se sentissi insieme Apparire della verità il primo Astro anche solo illusorio. Per ora, c'è quella casa, Quel cielo e quelle voci Sconosciute che s'approssimano. da History Lessons. Derry, 30 gennaio 1972 I lampi massacrarono La distanza. Volti contratti In case inermi. Il velo Del potere s'oscurò Sulla valle, ed esplose In una piena color cachi. Color indaco, a pioggia Giungevano mentre Il tuono annunziava Una nuova Emorragia di fuoco. Ferite le strade, scomparsi Gli orologi. Era stata La pace una luna di miele, Delicatamente viziata, Segnale del pauroso Matrimonio a venire. La morte, una forma di dubbio. Si moveva adesso Tra le città distrutte, Un missionario, a convertire Quelli in cui s'imbatteva. E, passata la tempesta, Uscimmo dalle case Desiderando che potesse almeno Durare la disgrazia.
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