biamo il Nord in comune e, con alcuni di essi, un'amicizia così profonda che ha finito per diventare parte naturale del mio immaginario. E il culto della poesia ben fatta? Si trattava, in fondo, di una reazione contro la grande tradizione cosmopolitica delle lettere americane, guidata - secondo il punto di vista inglese - da "stranieri" quali Eliot, Pound, Yeats stesso. Volevano, i poeti del Movement, prendere le distanze da quel genere di poesia mitica, moderna, per riaffermare la continuità di una linea inglese particolare, con Thomas Hardy come antenato e Donald Davie come genitore più prossimo. Ma, in realtà, il well made poem non era altro che una nuova forma di poesia politica, contrabbandata come apolitica. Questo, a un pubblico irlandese, sarebbe dovuto risultare chiaro visto che si trattava di una nuova forma inglese di nazionalismo. Che cosa significò questa influenza per i poeti del Nord? Riportò in primo piano la vecchia questione del rapporto con la tradizione inglese. Molti, allora, decisero, in maniera quasi consapevole, che la più importante tradizione, per loro, restava quella inglese. Ritengo che questo abbia contribuito ad accrescere l'interesse per la poesia nordirlandese presso il pubblico inglese. Era infatti divenuta un tipo di poesia familiare. Derek Mahon sostiene che questa forma di anglocentrismo stia venendo meno ... fatte le debite eccezioni. Mi pare che Derek stesso sia una delle eccezioni. Non credo che vi sia qualcuno più capace di lui di scrivere poesie superbamente elaborate. Esiste certamente un problema di carattere formale non certo secondario: a chi guardare come modello, se ci si allontana da quelli offerti dalla tradizione inglese? Yeats, per me, costituisce un esempio pericoloso. È necessario perciò trovarsi nuovi esempi, nuove forme. A propo sito di Mahon, mi pare interessante rimarcare l'originalità dei modelli che egli adotta, nella sua ricerca personale, e che sono INCONTRI/DIANE MacNeice e Beckett. È un modo di affrontare l'esperienza e la tradizione irlandesi senza sentirsene al tempo stesso limitati. Egli ha scelto due artisti ben noti per il loro distacco. È anche attraverso questa scelta, attraverso queste affinità elettive, che egli riesce a mantenere la distanza pur preservando la familiarità con la sua terra e la sua gente. Che ruolo svolge, in questo percorso poetico, l'appartenenza o, meglio, laprovenienza di Mahon dalla comunità protestante? Se è lecito parlare di un immaginario protestante, si può dire che questo immaginario, più di altri, è stato in grado o ha almeno avuto l'opportunità di esplorare il contrasto temperamentale fra la sensazione di sentirsi parte intima di qualcosa da cui, allo stesso tempo, ci si sente estranei, lontani. Si tratta di una condizione che interessa, da almeno quindici anni, tutta la comunità protestante. Gli scrittori come Mahon stanno cominciando a indicare con le loro opere un modo per affrontarla. Come vede il prossimo futuro? Il pericolo più grave rimane sempre quello di una guerra civile. Tale prospettiva risulta però, oggi, un po' più remota, anche se non si può dire che la violenza sia diminuita negli ultimi tempi. Ma non mi pare il tipo di violenza che prelude a una guerra civile. Una violenza siffatta si avrebbe solo all'indomani di un improvviso ritiro degli inglesi. Io credo si vada verso un disimpegno molto graduale. Gli unionisti dovranno accettare la graduale scomparsa di quell'ombrello protettivo sotto cui sono vissuti per tutti questi anni. Si troveranno nelle condizioni in cui si trovarono nell'Ottocento i loro antenati nel Sud e dovranno, come loro, adeguarsi; riconoscere il fatto che, non appartenendo più al Regno Unito, dovranno cercare appartenere all'Irlanda. Certo, dovranno pagare un prezzo: forse più alto di quello pagato dagli anglo-irlandesi sessant'anni fa. Nel frattempo, non dimentichiamolo, un prezzo senza dubbio più pesante continua ad essere pagato, oggi, dalla minoranza cattolica. 67
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