pone principalmente-di liberali borghesi al cento per cento e di socialdemocratici moderati. Tuttavia (e qui debbo contraddirti) la leggenda che il "Gruppo 47" sia costituito di nemici dello Stato non è sorta a caso. Come tutti i miti, esso ha una parte di verità. Nemico dello Stato, agli occhi delleforze che governano nella Germania Occidentale, il "Gruppo 47" lo è proprio in quanto si compone di democratici borghesi. Nella Repubblica di Bonn basta che uno si batta coerentemente per le libertà borghesi, ed eccolo già tacciato di "estremismo di sinistra". Solo così si spiega il cieco furore del partito al governo per il fatto che il "Gruppo 47" abbia occupato, effettivamente, i più importanti posti-chiave dell'industria culturale. La terminologia ufficiale definisce tale processo "infiltrazione", "penetrazione subdola" e "congiura": una prova della mentalitàparanoica dellaclasse dirigente. Il fenomeno si spiega più facilmente con la constatazione che non esiste un gruppo di intellettuali da prendere un po' sul serio che sia disposto a optare per i governanti. La politica culturale del partito cristiano-democratico, per quel poco che se ne vede, è impostata da prelati e da nobili fascisti. Perciò non posso darti ragione quando scrivi che il "Gruppo" è "una forza che si esaurisce in se stessa e non trova un punto di applicazione". Di tali "punti di applicazione" ce n'é un'infinità. Nel sottobosco culturale del paese si combatte una verapiccola guerra, e il partito governativo ha dichiarato apertamente la sua intenzione di "freddare" (sic!) tutti i redattori che hanno legami col "Gruppo". Particolaridi questo genere - che avvengono ogni giorno - caratterizzano la situazione politico-culturale della Repubblica di Bonn. È questa situazione che spiega la coerenza del "Gruppo 47". La letteratura viene creata non da gruppi, ma da singoli. Ma può funzionare soltanto se si difendono, in politica, le sue esigenze vitali. È per questo che abbiamo bisogno del "Gruppo 47"; e, per quel che mi riguarda, io gli auguro - nonostante la sua euforia e i suoi almanacchi - di viverepiù a lungo dei suoi nemici. LIMITI DI UNA GUERRIGLIA Cesare Cases Caro Hans Magnus, la storia che mi racconti non è affatto "noiosa e provinciale", come tutto ciò che risale al Terzo Reich, il quale se aveva origini noiose e provinciali seppe ben presto rendersi spaventosamente interessante e internazionale. Così Hans Friedrich Blunck, giudicato secondo criteri strettamente culturali, era certamente una nullità provinciale, ma avendo dietro di sé il potere e avendo ereditato dagli antichi Germani a lui cari la nostalgia del sole mediterraneo, è ben noto da noi, dove volle affermare la sua massiccia presenza regalando ad ogni istituto o biblioteca universitaria un esemplare delle sue opere. Come sai, ben poche sono le città italiane segnate sulla carta geografica che non posseggono un'università, sicché credo che nessun altro paese possa vantarsi di annoverare tante copie dei Gesammelte Werke di Blunck disponibili al pubblico: un ennesimo primato italiano, che dobbiamo questa volta alla munificenza di uno straniero. Certo nessuno li ha mai aperti (nemmeno io, ciò che spiega la mia ignoranza, imperdonabile a un germanista, degli usi, costumi e amori degli antichi Germani), ma senza quei dieci compatti volumi azzurro sporco non saprei immaginarmi una biblioteca universitaria italiana, neppure una di quelle più squallide, che in fatto di letteratura tedesca, oltre a Blunck, prima del miracolo economico non avevano altro che un vecchio Goethe sgangherato in quattro volumi, di cui uno mancante. Figurati ora che cosa ho provato SAGGI/CASE$ quando tu, così come se niente fosse, sei venuto a raccontarmi che ministri e segretari di partito continuano a coltivare la memoria dell'insigne scrittore di Altona e presto magari affiancheranno a quei dieci volumi azzurrognoli una Historischkritische Ausgabe in cinquanta volumi, atta a far minacciosamente periclitare i malfermi palchetti delle nostre biblioteche. In tempi così propizi agli infarti, dovresti avere un po' più di riguardo con gli amici prima di raccontar loro le tue storie "noiose e provinciali"! Dopo questo amichevole rimprovero lascia che ti ringrazi della tua lettera e dell'immeritata attenzione che hai dedicato al mio articoletto. La tua critica coglie un punto giusto, lo riconosco. Effettivamente noi tendiamo a sottovalutare la ferocia del conformismo tedesco, e quindi a sottovalutare la "guerriglia" che gli intellettuali tedeschi sono costretti a condurre per difendere le condizioni della propria sopravvivenza. La nostra situazione, che tu conosci, è quanto mai confusa, ma è assai diversa per il semplice fatto che ci sono troppi "sovversivi" politici perché le classi dirigenti debbano preoccuparsi di quelli intellettuali. Le invettive contro il "culturame" sono caratteristiche di un momento storico in cui queste classi dirigenti speravano di stroncare definitivamente l'opposizione: allora Scelba poteva sentirsi in qualche modo nei panni di Strauss o di Dufhues. Ma quel momento è passato, e anche se si può ripetere, il consenso politico su cui può contare il persecutore di intellettuali sarà sempre infinitamente minore che in Germania. Perciò le nostre classi dirigenti preferiscono colpire gli intellettuali, anziché sul piano politico, sul piano morale e religioso, che offre loro una base di maggior consenso, o almeno di indifferenza. Invece in Germania Occidentale gli intellettuali sono in pratica gli unici "nemici dello Stato" possibili, e quindi contro di essi si appunta l'ira dello Stato medesimo, da cui devono difendersi. Allora io mi sono espresso male dicendo che la loro forza "non trova un punto d'applicazione". Ne trova a iosa. Hai ragione tu, e io faccio ammenda. Tuttavia credo che, se mi sono espresso infelicemente, l'idea da cui ero partito non fosse sbagliata, e cercherò ora di precisarla meglio. Il Gruppo 47 risulta sovversivo agli occhi dello Stato solo perché questo gli dice: chi non è con me è contro di me. E il Gruppo 47 indubbiamente non è con lo Stato, ciò che costituisce già un merito non disprezzabile. Ma un merito puramente negativo, che si limita come tu dici alla difesa delle "libertà borghesi". Che deve fare 51
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