SAGGI/INZINSBIRGER conformisti e antifascisti (ancorché spessovagamente e distrattamente) piuttosto che i loro avversari, i Friedrich Sieburg e i Rudolf KriimerBadoni, sostenitori del regime "democratico", che si autocommiserano continuamente perché si ritengono vittime della "cricca" (e contro questa mentalità Enzensberger ha scritto alcuni spiritosi saggi, uno dei quali, intitolato appunto Die Clique, è ristampato in questo volume). Tuttavia questa politica culturale importa delle esclusioni non solo a destra, ma anche a sinistra. Il "fenomeno terrificante" che Raddatz constata nel Gruppo, e cioè l'assenza di una problematica impegnata nelle questioni politiche e ideologiche del nostro tempo e della Germania in particolare, è valido anche per la letteratura al di fuori del Gruppo stesso? Non diremmo proprio. Ci sono molti libri che dimostrano come anche oggi ci si possa ricollegare alle tradizioni deifondatori del Gruppo: citiamo a caso, limitandoci agli ultimi due o tre anni, Anfrage di Christian Geissler (sulla riscoperta del passato nazista da parte delle giovani generazioni), Die Gartenzwerge di Ingeborg Wendt (sulla continuità delle classi dirigenti), Due/I di Manfred Esser (storia di uno studente profugo dalla RDT che viene respinto dalla realtà della Germania di Bonn), Die Wolfshaut di Horst Lebert (sulla colpa collettiva), Herzinf arkt di Peter Jokostra (sull'impossibilità di dimenticare il passato, che rivive in un corretto funzionario all'apice della carriera e lo porta alla morte). Ma i titoli da citare sarebbero parecchi. Si tratta di libri mediocri? Sì, certamente, nella maggior parte dei casi. E con questo? Alcuni scrittori del Gruppo sono superiori, ma non poi dei geni neanche loro. In tutto il volume che abbiamo dinanzi le pagine che raggiungono una vera dignità artistica sono rare: a parte le poesie di Enzensberger e di Paul Celan, qualche prosa di Heissenbiittel, un racconto di Herbert Eisenreich e poche altre cose. In media la distanza dagli scrittori "impegnati" citati sopra non ci pare proprio abissale. Certo, sono anche le modalità della vita del Gruppo a giocare contro questi scrittori: si tratta di leggere in pubblico poche pagine, per pochi minuti, e allora qualche virtuosismo formale giova più di un'acribia sociologica, non meno e forse più meritevole a pari scarsità di talento, ma che risulta solo dall'insieme di un libro. Tuttavia qualche eccezione c'è: Cramer, Schalliick fanno parte del Gruppo. E allora perché sono così poche? A questo punto bisogna riconoscere che sono gli stessi corifei del Gruppo a scoraggiare, ormai, l'impiego almeno al di là di certi limiti. Il fondatore, H. W. Richter, nel suo saggio introduttivo riconosce il mutamento di carattere del Gruppo e sembra deplorarlo, ma non ne vuole analizzare le ragioni e soprattutto non menziona il fatto che l'impegno non è morto, ma continua al di fuori del Gruppo stesso. E anche colui che ne è senza alcun dubbio il più brillante e intelligente e coraggioso ispiratore, Enzensberger, ha recentemente polemizzato contro l'eterna richiesta che i tedeschi "digeriscano" il passato, affermando che questa richiesta non è meno sbagliata della tendenza a ricacciarlo nel subconscio. Ma qui non si tratta di esigere programmi, né di pretendere che il Gruppo 47 marci compatto issando cartelli, in testa Giinther Grass che suona il tamburo di latta. Si tratta di riconoscere, dal punto di vista estetico, che il disimpegno politico-ideologico non è necessariamente la garanzia di risultati migliori, e dal punto di vista della politica culturale che il Gruppo 47 è ormai una forza, ma una forza che si esaurisce in se stessa e non trova un punto di applicazione. Nell'ultima riunione, contemporanea al caso "Spiegel", s( voleva formulare una lettera di solidarietà con questa rivista. Ebbene, perfino su questa modestissima impresa, per cui non occorreva certo una gran dose d'impegno, non si arrivò all'unità, e il tamburino di latta, evidentemente per fedeltà allo spirito anticonformistico, si rifiutò di firmare. Un episodio come questo dimostra come non basti riunirsi una volta all'anno per creare una qualsiasi comunità d'intenti e per 50 passare, per dirla con Raddatz, dal Gruppo alla letteratura. Può essere che nel 1947 la rivista "Skorpion" non abbia potuto nascere, come ci assicurano Richter e altri, perché le condizioni non erano favorevoli. Ma oggi sarebbe forse possibile creare un organo che permettesse agli scrittori del Gruppo di discutere un po' più ponderatamente e in profondità di quel che non possa avvenire in una tumultuosa·assemblea, tra i fumi dei sigari e quelli dell'alcool. Altrimenti il gruppo resterà qualche cosa di non molto diverso, se non da una cricca, da una comunità di interessi, e i suoi nemici di destra, che almeno hanno le idee chiare, finiranno per sepellirlo con tutta la sua euforia e i suoi almanacchi. I PUNTI DI APPLICAZIONE Hans Magnus Enzensberger Caro Cesare, ho letto con grandissimo piacere il tuo articolo sul "Gruppo 47". Permetti che a questo proposito ti racconti una storia estremamente noiosa e provinciale che è accaduta in Germania negli ultimi mesi. Uno dei personaggi più potenti del partito cristiano (CDU) che governa il paese, cioè il suo segretario generale, un uomo di nome Dufhues, si è dimostrato preoccupatissimo dell'influenza esercitata, appunto, da quel Gruppo, e ha dichiarato pubblicamente eh 'esso aveva le funzioni di una Reichsschrifttumskammer (''Ufficio letterario del Reich "). La Reichsschrifttumskammer fu, dal 1933 al 1945, l'autorità di censura e di controllo del governo nazista per tutto quello che riguardava la vita culturale, perciò uno strumento legale per l'assassinio della letteratura. Come vedi, siamo governati da insigni critici letterari. Naturalmente ci siamo chiesti di dove il signor Dujhues avesse attinto così eccellenti informazioni sulla Reichsschrifttumskammer. È un enigma che ti posso risolvere. L'anno scorso, come tu sai, la Repubblica Federale si è sbarazzata di un certo signor Strauss: di quell'uomo che intendeva "rispondere al primo colpo di fucile sparato sul confine tra le due zone con un 'esplosione termonucleare". Colui che ha preso il posto di questo signore si chiama von Hasse/. A quel che si dice, è amico del signor Dujhues. Anche il signor von Hasse/, che ora comanda lapiù grandeforza militare dell'Europa occidentale, è un amico della letteratura. Egli è infatti socio promotore della "Società Hans Friedrich Blunck". Questa società ha lo scopo di salvare dall'oblio l'opera di un ineffabile romanziere nazista. li bello della storia è che questo H.F. Blunck è stato nominato da Hitler, nel 1933, presidente della suddetta Reichsschrifttumskammer. Diventa ogni giorno più difficile, in Germania, scrivere delle satire. La realtà, infatti, supera ogni fantasia. Che il colpevole sia l'assassinato e non l'assassino è diventata un'affermazione talmente comune che la maggioranza delle persone, ormai, ci si è abituata. Ti racconto questa storia non per confutare la tua critica con~ tro il "Gruppo 47", ma per dimostrarti come sia singolare la sua posizione. Finora, infatti, il "Gruppo" era stato attaccato solo dalla Destra, il che da noi vuol dire con modi e stile da analfabeti. La Sinistra, invece, e in particolare la Germania orientale, lo loda di continuo. Ma è una lode sospetta, perché sa di tatticismo e di solidarietà equivoca. L'una e l'altra cosa - il biasimo ufficiale dell'Ovest e l'elogio ufficiale dell'Est - hanno fatto sorgere la leggenda che il "Gruppo 47" sia un 'organizzazione degli intellettuali di sinistra. A questa leggenda il tuo articolo haposto fine, e io te ne sono grato. Poiché in realtà il "Gruppo" è di una pietosa innocuità politica: esso si com~
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