Linea d'ombra - anno VI - n. 28 - giugno 1988

ILCONTUTO LETTERE PERUNAECOLOGIA DELLEIDEE Gianfranco Orunesu, Lucio Passi, Enzo Tiezzi (autori della "Antologia Verde,,) Intendiamo con questo nostro intervento riprendere il "dibattito" sulla questione della dimensione culturale proposta dal movimento ecologista, con la speranza che aprire un colloquio proprio su "Linea d'Ombra" possa essere utile per sviluppare un confronto chiaro e profondo sulle varie ipotesi relative alla "cultura verde". Con questo spirito entriamo nel merito delle tesi sostenute da Fofi e Bettin (il primo su "SE", il secondo su "Linea d'Ombra"). Se abbiamo ben letto la tesi sostenuta, detta schematicamente, è la seguente: il pensiero ecologico in generale, ed in particolare gli autori dell'Antologia Verde, dimostrano una carenza culturale che li rende inadatti ad approfondire i temi, i problemi ed i bisogni emersi nell'epoca contemporanea; se hanno un merito è quello di stimolare la discussione e quindi siano pure i benvenuti, senza però dimenticare i limiti sottolineati. Ora, senza avere la pretesa di ritenerci all'altezza dei compiti che l'attuale situazione di crisi impone nel campo della trasformazione dei paradigmi culturali, e ben consci dell'enorme difficoltà che tale trasformazione comporta, dobbiamo però affermare che non condividiamo questo punto di vista secondo noi riduzionista. Non si tratta infatti di discutere dell'esclusione di tre o quattro autori dall'Antologia verde: se l'oggetto del contendere è la "dimensione culturale ecologica", crediamo che si tratti prima di tutto di definire di che cosa si stia parlando, di capire quali siano gli elementi fondanti di questa dimensione, di marcare le differenze con altri sistemi di pensiero. Qui allora il problema non è tanto quello di accusare la dimensione ecologista di carenze generiche o quantitative; si tratta piuttosto di entrare nel merito dei contenuti della dimensione proposta e con essa confrontarsi. L'accusa di carenze culturali in genere, cioè l'accusa di non rapportarsi al tale o al talaltro autore coglie indubbiamente un aspetto reale; bisogna chiedersi perché, nel- )' Antologia Verde abbiamo scelto di non rapportarci a determinati autori e nello stesso tempo perché i nostri critici ritengano invece importante l'apporto degli stessi. Detto in altre parole, si riesce sul serio a capire il tipo di critiche avanzate solo se chi ne è l'autore precisa anche nel nome di 32 cosa si fanno e quindi da quale dimensione culturale partono. In mancanza di ciò è possibile dire tutto ma anche il contrario di tutto senza però fare un reale passo in avanti nella reciproca comprensione e, soprattutto, senza un vero approfondimento del problema. Insomma, riteniamo fondamentale chiarire, uscendo dal generico e dal vago, qual è l'ipotesi su cui stiamo lavorando, ipotesi che si basa almeno su alcuni argomenti che tentiamo di riassumere. La rottura dell'ecosistema si pone con sempre maggiore evidenza sotto gli occhi di tutti. I) Le conseguenze di questa rottura, tra le altre cose, contribuiscono a creare quel clima di incertezza circa i destini dell'uomo che caratterizza la nostra epoca. È facendo i conti con tutto questo, con le stesse conseguenze di un certo modo di agire e di pensare dell'uomo, che scaturisce l'esigenza di un profondo ripensamento dei parametri e dei valori che ne stanno alla base: l'esigenza di ridefinire il quadro entro il quale collocare e valutare la funzione dell'uomo. Ci sembra che stia barcollando quel concetto di Uomo che dall'Umanesimo in poi si era formato in Europa e che aveva trovato le sue origini nel pensiero degli Ionici, in quello di Socrate, di Platone ecc. Emerge invece una visione dell'uomo non più come dominatore della natura ma come parte, in.dividualità integrante di un ciclo molto più ampio e complesso; una visione, dunque, in cui si ridefinisce il concetto stesso di lo e di mente, all'interno di una nuova rete di rapporti. A partire dalla retroazione operata sui risultati delle nuove tendenze delle scienzeevolutive, cognitive e biologiche, sui principi ·epistemologici delle suddette discipline sta acquistando sempre maggior forza all'interno della stessa comunità scientifica una visione della conoscenza di tipo sistemico e coevolutivo. L'interazione soggetto-oggetto viene assunta come dato centrale: l'osservazione del soggetto modifica l'oggetto che a sua volta modifica di nuovo l'atteggiamento dell'osservatore. All'interno di questo continuo rapporto omeostatico non è quindi più possibile considerare l'uomo staccato dall'ambiente e le sue azioni influenzanti solo parti limitate di questo: anche il più piccolo atto tendente ad ottenere un singolo risultato puntuale, svolgendosi all'interno di un sistema (sistema di cui anche l'uomo fa parte) modifica complessivamente il sistema intero. Viene così rifiutata la vecchia idea della separazione mente e natura, rifiutata come idea a-storica e a-temporale, e rifiutata perché produce una logica riduzionista e lineare che non comprende la complessità naturale in cui l'uomo è inserito. 2) L'entropia, da legge utilizzata in un solo settore della ricerca scientifica, è diventata un principio di base a cui fa ormai riferimento gran parte della ricerca medesima. Con la seconda legge della termodinamica è possibile dare un senso ben diverso alla vita e quindi all'esistenza umana nel pianeta. Infatti essa afferma che tutta l'energia passa inesorabilmente da forme utilizzabili a forme inutilizzabili e che pertanto tutte le attività umane producono - inevitabilmente - disordine, crisi, degrado, inquinamento. Dal comportamento coerente con tale legge dipende la qualità della nostra vita. All'uomo è dato il potere di stabilire se la sua vita come specie durerà alcune decine/centinaia di anni o milioni. Strettamente connessa con tale legge è la coscienza della irreversibilità. Il tempo non può più essere concepito come astrattamente neutro: si scopre che ha una direzione, che il divenire comporta inevitabilmente l'aumento di entropia. Ed a questo punto emerge un'altra grossa contraddizione con i modelli precedenti. Si scopre la differenza tra tempi storici e tempi biologici. Un organismo che consuma più rapidamente di quanto l'ambiente produce per la sua sussistenza non ha possibilità di sopravvivenza, ha scelto un ramo secco dell'albero dell'evoluzione, ha scelto la strada già percorsa dai dinosauri. II.tempo tecnologico o economico è esattamente l'opposto del tempo biologico. Il primo porta ad un aumento vertiginoso dei consumi, il secondo ad un rapporto armonioso con la natura. 3) Questa nuova idea del rapporto uomosocietà-ambiente si sta confrontando in maniera positiva con il dibattito filosofico e con quello epistemologico: l'impostazione ecologica si confronta con Einstein e con Heisenberg e con il dibattito sulla crisi della ragione. Si rafforza così non solo una nuova concezione dell'uomo, ma poco alla volta si sta formando anche una nuova "cassetta degli attrezzi" concettuali con cui rapportarsi diversamente alla situazione. La contaminazione dei saperi è l'esaltante novità di questi ultimi anni: la biologia modifica l'economia, l'antropologia interagisce con la fisica... I tempi sono ormai maturi per proporsi una ridefinizione delle varie discipline e dei rapporti tra le stesse in un'ottica transdisciplinare. 4) Questa modificazione investe anche le tematiche più propriamente sociali e politiche. Infatti la stessa logica che sta portando alla distruzione dell'ambiente ha operato

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