Linea d'ombra - anno VI - n. 28 - giugno 1988

IL CONTESTO "La Tancia sarebbe un capolavoro se finisse come inizia, cioè con una citazione di Beckett. Nell'ultima pagina, però, ci si accorge assai facilmente che siamo alla fine, e ciò risulta abbastanza scontato. Voto sei e mezzo". Spero con questo di averLe modestamente spiegato l'assoluta particolarità e valore di quest'opera, che non potrà. che risplendere, nella vostra cinquina, assiemea gioiellidi pari (oso sperare quasi pari'!) pregio che il Vs. Gu- . sto e la Vs. Severa Sensibilità non mancheranno di scoprire nell'ahimè scarno panorama 1della letteratura italiana. Sempre suo R. Gentile professor R. componente la giuria del premio Campiuggi rsvp spm con la presente, in qualità di poeta da sempre pieno di solidale ammirazione per le sue indicazioni di gusto, nonché in qualità di presidente di una giuria che ebbe a premiare in passato in più di un'occasione Autori anche da Voi sostenuti e amati debbo con rammarico comunicarle che l'Opera da lei segnalata, la quale già al suo primo apparire fu letta con estrema attenzione dai nostri giurati e di cui discutemmo per due intere settimane, non potrà entrare nella nostra cinquina. Vorrei in poche righe condensare l'esame critico e il dibattito letterario che ci ha animato in queste due settimane (mi lasci dirlo) di passione, da cui il tessuto linguistico e l'operazione concettuale di Gianfranco Moniglia e di La Plancia sono uscite premiate dal giudiziodi opera notevole e talentosa, ma non ancora pronta per un premio importante quale il nostro. Mi limiterò a spiegarle tre punti: a) La Plancia è stata solo tre settimane nella classifica del nostro quotidiano, e addirittura una sola settimana nella classifica della nostra rivista letteraria, sedicesima dietro alla Guida Michelin. b) il torneo di cui lei mi parla comprendeva incontri assai facili, e gli autori battuti da La Plancia non erano teste di serie. Al primo serio ostacolo La Plancia è caduta. Inoltre, in un referendum tra i nostri lettori scapoli, La Plancia è miseramente caduta al primo turno battuta da Pirandello per 13-2, (ed era una settimana piovosissima). c) La Plancia è stata bocciata dal critico del nostro quotidiano, meno benevolo del Vostro, con il seguente incontrovertibile giudizio: "A pagina sette si legge: 'egli aveva un occhio particolare per le situazioni scabrose'. A pagina 36: 'egli alzò su di lei due occhi pieni di lacrime'. Le contraddizioni e la frammentarietà degli strumenti espressivi del Nonigli, il quale non ricorda neanche più quanti occhi hanno i suoi personaggi, non ci permette 24 di dargli che un cinque di incoraggiamento". Spero con ciò di averLe modestamente spiegato come, alla luce di una critica moderna e di un'analisi che tenga conto non solo delle mode momentanee ma anche della collocazione dell'autore in uno sfondo letterario sovragenerazionale, La Plancia non può figurare nella nostra cinquina. Oltrettutto il libro pare anche a me "frammentario", saprebbe dirmi lei, in poche parole, di cosa parla? Sempre suo S. Gentile professor S. giuria del premio STREGGIO rsvp spm e per conoscenza a: "La Repubblica", "Il Manifesto", "Annabella", "Oggi", "L'Indice", "Linea d'Ombra", "Panorama", "Il Corriere dello Sport", "Leggere". Con la presente, in qualità di critico da sempre in attonita contemplazione delle vostre perlomeno arbitrarie scelteculturali, nonché come giurato di un premio (Il Campiuggi) nel quale (a differenza del suo) non perdiamo"settimane di passione" a sceglierei libri, avendo le idee molto più chiare delle (?) vostre, (?) le dico che: chiedermi di cosa parla La Trancia è perlomeno offensivo nei riguardi miei e di Gianandrea Conigli. Cercherò di spiegarglielo brevemente, affinché lei possa ritornare su una decisione che io reputo assurda e toltamente punitiva nei riguardi della letteratura del nostro secolo. a) La Trancia è un romanzo, come dimostra il fatto che è nella classifica dei romanzi, e non certo in quella dei saggi. Il fatto che non sia entrata nella Vs. Classifica non mi stupisce, essendo notoriamente questa classifica compilata basandosi su dati raccolti solo nelle vostre librerie, o nelle sei librerie in cui lei passa ogni mattina per andare a lavorare, e in ognuna delle quali lei porta il cappuccino agli impiegati. (Abbiamo foto che lo provano). b) La Trancia, in quanto temuta, è stata messa apposta contro Pirandello, in una giuria con ben otto lettori siciliani. Durante gli allenamenti, La Trancia, davanti a una giuria sperimentale di giovani liceali, aveva battuto seccamente nell'ordine il Faust, Innamoramento e Amore e Forattini. Mi sembrano titoli che si commentano da soli. c) Il vostro "severissimo" critico, che è famoso per non leggere che due mezze pagine dei libri che recensisce, avrebbe anche potuto controllare: il protagonista di La Trancia ha quasi sempre due occhi, e la scelta di rappresentarlo con un occhio è evidentementeun artificio di tipo espressionista. Se vuole sapere di cosa parla La Trancia, le basti questo giudizio della nostra rivista "Vela", dove La Trancia ottiene "Vento forza sette" (uno dei massimi voti), e il giudizio: "Un libro che potete portarvi anche in barca". Mi sembra con ciò di averle garbatamente chiuso la bocca e la avviso che non risponderò con altrettanto garbo se lei rifiuterà quanto le ho chiesto: non in nome di un puntiglio personale, ma in nome della critica letteraria italiana stanca di giudizi sommari e di cronache improvvisate. Sempre suo R. Gentile professor R. con la presente, in qualità di poeta da sempre in disgustata attesa delle sue malversazioni letterarie; nonché in qualità di presidente di un premio (lo Streggio)le cui riunioni conviviali furono in più di un'occasione allietate dalla lettura delle cinquine che voi del Campiuggi riuscivate a confezionare "vuotando i cestini della letteratura italiana contemporanea" vorrei, anche se dubito che lei capirà (dubito addirittura che lei abbia letto a fondo La Tinca), spiegarle in poche righe i motivi profondi che ci impediscono di considerare questa opera degna della nostra cinquina, e motivi che non risalgono a ripicche dell'ultima ora, ma a un lavoro critico ideale prosecutore delle tradizioni rinascimentali e del rigore crociano che separano un critico da un recensore, un uomo di lettere da un lettore, un giurato da un bruto: a) La Tinca (e questo taglia la testa altoro) non è mai entrata nelle classifiche inglesi. Il fatto che non ne esista una traduzione inglese non è una scusa, ma un'aggravante. (Anche gli inglesi la pensano come noi). Le Nostre classifiche sono serissime: sono le vostre che sono redatte in base ai dati di ben selezionatelibrerie, e cioè solo quelle che hanno accettato di esporre il busto a cavallo del vostro fondatore all'entrata (abbiamo anche noi le foto) b) La Tinca, in un torneo tra i miei quattro figli (anche loro stanno imparando a leggere criticamente), ha ottenuto l'ultimo posto nellepreferenze dopo I) Alien due 2) Madonna 3) Gullit. c) Mi meraviglio che lei mi chieda di cosa parla La Tinca. Potrei parlarglieneper ore, potrei dirle che è solo attraverso Flaubert che si avvertono i limiti di La Tinca, potrei citarle Eliot e Lewis, ma mi limito a riportarle questo giudizio del nostro T., il primo dei critici italiani: "I libri moderni, in genere, mi annoiano''. Spero di rivederla la sera della Nostra Premiazione. Sempre suo R.

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