A sinistra, Il Cipollino disegnato do Raul Verdini (Editori Riuniti). Sotto, un'illustrazione di Bruno Munarl per La torta in cielo (Einaudi). in tutta la sua copiosa opera non ha mai prodotto un Peter Pan, un Pinocchio, un'Alice, cioè mai un Personaggio Indimenticabile e Assoluto, proiezione ideale del lettore ben oltre il tempo di immersione nella lettura. L'unica eccezione in questo senso - ed è comunque un'eccezione parziale, derivante forse più dalle pur brutte tavole disegnate da Raul Verdini sul "Pioniere" che dal romanzo e probabilmente di dimensioni minori di quelle dei coevi Chiodino (del '52) e Atomino (del '63), di Marcello Argilli (con le bellissime illustrazioni di Vinicio Berti) - è costituita proprio da Cipollino, cioè l'eroe di una storia in cui si scontrano inequivocabilmente opposte concezioni del mondo. Negli anni successivi il lavoro di Rodari perde le caratteristiche degli inizi, per certi aspetti affinandosi stilisticamente, per altri facendosi più ripetitivo, più generico nelle opzioni ideali - che restano comunque quelle "universali" della libertà, dell'uguaglianza, della pace. Cambiati i tempi, cambiato lui, cambiato il partito, il mondo? Certo. C'erano gli archi costituzionali, le unità nazionali, i compromessi storici, le estati effimere - ma la polizia sparava ancora, e quanto ai padroni. .. Comunque Rodari non pubblica più esclusivamente sulla stampa del partito, ma accede al "Corriere dei Piccoli", all'Einaudi, alla televisione. Arrivando così anche nei libri di testo. A fare il canarino. Sì, perché inevitabilmente i testi antologizzati (anche i libri di lettura sono cambiati, ma non poi più di tanto) sono quelli, pur belli e in ogni caso non comparabili neppure vagamente a tutto il resto, più indifferenziatamente accettabili, sono quelli più generici, o quelli più meramente "lin- ' guistici". E questi, presi a sé, fuori dal mondo di progettualità in cui sono nati (prendere la parola, prendersi le parole, giocare con le parole, puntare brechtianamente il dito su ogni voce e chiedere: e questo, perché?) non hanno molto senso, come acqua del mare in un bicchiere. Perché questo, probabilmente, è il senso più forte, il valore più intenso di Rodari: progettare, globalmente e senza chiudere, contemporaneamente usando il cannocchiale da ogni lato, con lenti d'ogni tipo, con occhi aperti e chiusi. E in quello ch'è forse il suo libro più bello, Grammatica della fantasia (Einaudi, 1973), Rodari ne dà una prova straordinaria: un libro che ha per sottotitolo il depistante Introduzione all'arte di inventare storie, e che tale non è, ed è invece una bellissima storia. Una storia che appassiona e diverte, una storia di denuncia e fiducia, di fantasia e di ragione, una storia dentro la Storia. Uno strumento efficace per scardinare e fare, per dubitare e credere - di tutto, del vero e del possibile, e nel possibile vero. Dubitare e fare per credere a un futuro sperabile, per esempio al "paese di Domani" di una delle Favole al telefono. E chi un giorno, nel Paese di Domani, volesse visitarne il "Museo del Tempo Che Fu, dove sono raccolte le cose di una volta che non servono più, come la corona del re, lo strascico della regina, (... ) l'inferriata di una prigione, un cane da guardia, il tram di Monza, eccetera", potrà vedervi, in apposita stanza, anche il mio vicino. La moglie no, perché chissà dov'è. Non la si riconsce proprio più: è completamente cambiata, perché nel Museo, tra le cose che non servono più, c'è anche La parola Piangere, che addirittura dà il titolo alla fiaba. li mio vicino invece è proprio lì, adagiato nella sua bella tazza di maiolica. E i libri di lettura saranno li a portata, per miliardi di strappi, e chi volesse provare a srotolarli legati ai palloncini, li vedrebbe andare ben oltre i dieci piani. E seguirà lo scroscio, lo scroscio berluscone, interrotto ogni tanto, in perfetta armonia, dallo scroshow di qualche Reterai. E il canarino? Non so, sarà nel vasto mondo. Sarà nel vasto mondo a far l'uccello, a cantare e volare. Questo è sicuro, perché lì vicino alla tazza c'era (guarda nella Grammatica - in quella di Rodari, beninteso -: ci sono cose preziose sui verbi all'imperfetto), c'era quella che un tempo era la gabbia. Era stata smontata, ed era diventata un mazzetto di stecche: indispensabili per infilzare e pungere e, soprattutto per spingere giù. HORROR TEMPODIPREMI Stefano Benni Gentile professor S. IL CONTESTO presidente della giuria del premio "Streggio" rsvp spm, con la presente, in qualità di critico da sempre in ammirata sintonia con le Sue scelte culturali, nonché in qualità di giurato del premio Campiuggi, nella qual veste ebbi già a risolvere positivamente alcune sovrapposizioni di premiandi che i comuni gusti e intendimenti avevano ingenerato, sempre con reciproca soddisfazione e in nome di un superiore interesse della letteratura da noi amata e ahimé ormai da noi soli, le segnalo, qualora le fosse (e ne dubito!) sfuggita, l'opera intensa e riuscitissima La Tancia di Giannandrea Moniglio, giovane autore pubblicato dalla mia Casa Editrice. Vorrei in poche righe esporle il contenuto, le tematiche, l'intima originalità di quest'opera. Mi limiterò a tre punti. a) La Tancia è stata per nove settimane nei primi tre posti in classifica della nostra rivista "Libro Vogue", ottenendo quattro bironi, il massimo della valutazione da parte dei nostri esperti. b) in una gara a eliminazione sul nostro quotidiano, La Tancia ha vinto ben tre incontri, perdendo in semifinale da un libro di autore assai più esperto e smaliziato (ben ventidue anni di differenza!). Bisogna dire inoltre che quel giorno c'era il sole e La Tancia è libro che va particolarmente forte sul terreno pesante, atmosfere plumbee e nebbiose, per via del suo particolare impasto linguistico. c) La Tancia ha ottenuto sei e mezzo dal severissimo critico del nostro quotidiano che l'ha gratificata di questo folgorante giudizio: 23
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