Linea d'ombra - anno VI - n. 28 - giugno 1988

Il. CONTESTO più esperti, scrupolosi traduttori italiani, per di più sicuro conoscitore dell'opera e del complesso linguaggio marxiano, Bruno Maffi. Essa era inoltre garantita da una prestigiosa casa editrice, la UTET, in una collana altrettanto rinomata, i "Classici dell'economia". Forse perché nel caso del primo Libro molte generazioni di studiosi e lettori si erano affidati con soddisfazione alla vecchia, ma generosa e scintillante sul piano dello stile, traduzione di Delio Cantimori, l'evento non suscitò l'attenzione e l'interesse che sarebbe stato lecito attendersi e che indubbiamente meritava. Oggi che l'impresa è stata finalmente condotta a termine con la pubblicazione del terzo Libro (fine 1987) - il secondo è stato pubblicato nel 1980 - certamente c'è ancora meno richiamo, e tuttavia non è meno il caso di fare un provvisorio bilancio critico. Una edizione finalmente sicura, affidabile per la rigorosa fedeltà alla lettera e allo stile 'del testo marxiano, ricca per strumentazione di note e soprattutto di articolate appendici per ogni libro, non può che giovare ad una ripresa della lettura e dello studio del Capitale. Per il secondo e il terzo Libro, vengono anche utilmente svelati, con le opportune correzioni, veri e propri fraintendimenti di senso - ho rilevato, ad esempio, nella vecchia edizione degli Editori Riuniti, almeno una decina di confusioni, nel terzo Libro, tra valore e lavoro. Ancora da segnalare opportuni affinamenti di lessico che possono avere un rilievo non secondario sul terreno dell'interpretazione. Un esempio significativo: nel cap. IX del terzo Libro si parla fin dal titolo di metamorfosi (anziché di trasformazione) dei valori delle merci in prezzi di trasformazione. Mi pare che vi sia qui una importante indicazione semantica alla interpretazione di uno dei più frequenti e abusati luoghi della critica economica a Marx, vale a dire la impossibilità a dimostrare in termini quantitativi la trasformazione dei valori in prezzi di produzione. Con questo chiarimento semantico, si dimostra che in Marx il discorso è ben più articolato e concerne un aspetto formale prima ancora che strettamente quantitativo. Con questo strumento a disposizione - il costo elevato è tuttavia adeguato alla qualità della produzione tipografica - è veramente ancora più il caso di riprendere o fare per la prima volta una lettura verso la quale già molteplici elementi della realtà sembrano sospingerci. Leggere il Capitale diventa oggi non più un dovere, una costrizione, ma una scelta libera se ci si vuole, studiando un grande te- . sto, interrogare su quanto è successo in alcu- . ni secoli della nostra storia e cominciare a riproporci domande sulle tendenze cui andiamo incontro. 22 SCUOLA IL PREZZEMOLORODARI Giuseppe Pontremoli Il mio vicino - non vive solo, ma è lui che si sente russare e scatarrare - ha uncanarino. Se ne sente la voce, ogni tanto, ed è pure graziosa, anche se sempre uguale.Si staglia con nitore su musichette insulseeruttanti dalla tivù sempre accesa, su scroscidi sciacquone, su insulti sordi e secchi regalati alla moglie. Sì, c'è anche lei, ma la si sent~ poco. Quel poco che si sente, sono lamenti brevi mescolati al cozzare di piatti. Una volta piangeva, ma s'è fermata subito perché_ilcapo le ha detto: "Smettila di piangere. E una cosa che a me non m'interessa". (Il pianto o la sua causa? Si potrebbe pensare chepiangesse fors'anche per qualcosa che non era il marito. La cosa è suggestiva, e se fossecosì si potrebbe anche dirle "complimenti, signora, lei ha fatto un bel pieno"). Cosa ci fa, là dentro, il canarino? Che rallegramento ne viene? E che dire dei voli? E così quando ho visto Rodari dentro i libri di testo, anche lui messo lì tra scrosci di sciacquone e musichette, tra insulti rauchi e sordi - ai bambini, e all'intelligenza -, tra eruzioni di rassegnazione e di grettezza, ho capito che aveva ragione quel qualcuno (non ne ricordo il nome) a sostenere che in quei luoghi "il favoloso.Gianni" ci faceva soltanto il canarino. Certo, aveva ragione. Ma mi pare che quel qualcuno lo dicesse un po' come pensando che si trattava di un ravvivamento, di un'isola gioiosa. Se così fosse, direi che non sono d'accordo. La canarinità è prima di tutto gabbia, e quindi niente voli, e voce senza vita. E, spesso, copertura e belletto per l'insulso ed il putrido. Chi non ci crede, butti un occhio in un libro di lettura, oppure faccia un salto a casa mia. Rodari pubblica i suoi primi testi per bambini (firmati, anonimi o firmati con pseudonimi) nel 1949 sull'edizione milanese de "L'Unità" e sul settimanale comunista "Vie Nuove" (diretto allora da Luigi Longo e contenente una rubrica dedicata ai bambini, "Piccolo mondo nuovo", in cui comparvero anche testi di Bilenchi, Calvino, Saba, Gatto, Tozzi, Govoni). E sono dei primi anni Cinquanta (dapprima sul "Pioniere", poi in Il libro dellefilastrocche, Roma, Edizioni del Pioniere, 1950 e in Il treno dellefilastrocche, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1952) i testi che daranno vita nel 1960 al suo primo libro einaudiano: Filastrocche in cielo e in terra. Così come del '51 , Il romanzodi Cipollino, Edizioni di Cuiet Sociale.Questi testi~al di là del loro vaura . · · · h' !oreletterario, so~o 1mport~nt1ss1m~pere e . t tta dei primi strumenti con cm la cui- si ra . 1 . tura di sinistrasi nvo ~e ?r?arucamente e con . t maticità ai bambm1, immettendo nella SIS e •· f · I I d. I d uzione per I m anz1a a otta I e asse, pro . I . la realtà sociale, a s~ona. . . Precedentementee erano stati soltanto ~- bri isolati, come To!ò il buo~o di Zav~tt1: · del '43, ambientato m una c1tta m, . . ·1" . " , d . d str·ialee m cui I cattivo e un pa rom u . . . . ne di fabbrica, e le poesie ant1autont~ntarie e libertarie di Alfons? <?atto pu?bhcate_ da Bompianinel'45 con 11titolo Il sigaro di fuoco ("Non date retta al re,/non da~e retta a me/ (... ) Non_date retta al sagg10~ a_l stro del villagg10/al maestro della c1tta 7:~hi vi diceche sa./ Sbagliate soltanto da voi"). . . . . Il lavorodi Rodan m quegli anru (s~pratt tto i Cinquanta, ma anche parte dei Sesunta fino a La tortain cielo, del'66, da cui sa ' ' · b f"l ) ' Lino Del Fra ricavera poi ~n uo~ 1_m _e caratterizzatoda)la de~uncia delle mgrnst_1: ziee dell'oppress~oned1_class~,a_nc~ese g1a nel ,60, nell'ediz10ne~maud1 d1_ Fil~s~ro~- cheincieloe in terra, ci sono_~anan~1.s1gmficative _ di_na~ur~ P?ht1_ca prn che letteraria_ dei testi p~bbhcat1 preced~ntente: alcuni scompa10no, come Il bimbo ~~odena, chedice~a"S~ eh~ ~imuore una mattina/ sui ca~celh dell o_fflcma,_Ie sulla acchina di chi muore/ gh operai stendo- m " . I CI -1 tricolore" dopo avere visto a e eno 1 · b bb. h " · 1 quando suinostn a I a sparato , m :~tri "i ricchi" diven~ano ',',i f~nnulloni ". ~ "miliardarioamericano diventa un prn un . f . " E , ne rico "miliardario orestlero . non e ge · d. 1· · 1 un casochesiap~opn? . 1queg _1anm a storia di Cipollino,m c~1s1met~e m campo un mondo articolatonei dettagli_e_che rapl?ret a e prefigura una cond1Z1one sociale sen . d. b . inaccettabile,e qum I com attuta, e qum~ di vinta. C'è da dire, tra l'altro, che Rodan

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