siano gravi e abbiano indotto una sclerosi negli indirizzi politici maggioritari in Israele, una caparbia e ultradifensiva mancanza di realismo. Sono note, e significative di una impostazione laburista, le posizioni di Golda Meir: "I palestinesi? Non conosco"; o la sua idea secondo cui il non osteggiare il formarsi di una leadership palestinese rappresentativa avrebbe moltiplicato più che risolto i problemi. .. Tuttavia Israele è pieno di risorse intellettuali e morali. Oggi, di fronte alla sollevazione, tra i laburisti si ammette che ci si trova di fronte a un fenomeno nuovo di cui si sta appena cominciando a prendere atto, e Shimon Peres dice: "è una volontà nazionale contro una volontà nazionale". Così Abba Ebano Shlomo Avineri. Ma tra i problemi gravi c'è anche quello di risalire la china di una mentalità,· di una visione retrodatata della situazione reale. Ma in questo non riconoscimento la tradizione sionista non è affatto sola, checché ne pensino gli antisionisti viscerali e i terzomondisti ideologici. Tanto le ideologie panarabe (o quelle panislamiche), quanto i regimi arabi hanno sempre guardato con sospetto il formarsi e il manifestarsi di una identità palestinese in quanto specifica, autonoma, distinta: hanno appoggiato i palestinesi come movimento arabo contro Israele, ma non in quanto nazionalismo specifico; li hanno utilizzati come energia e come simbolo pan-arabo, ma li hanno contrastati e li contrastano come popolo per sé; li hanno appoggiati per la "liberazione della Palestina" (OLP), ma li contrastano quando si tratta di "lilforazione dei palestinesi", come affermazione nazionale. (L'OLP dovrebbe cambiare in questo senso il significato della sua sigla.) La storia e la cronaca mi sembrano dimostrare che in primo luogo la Siria (per le sue aspirazioni egemoniche verso sud), e la Giordania (per l'istinto di conservazione di una dinastia che regna su una popolazione a maggioranza palestinese, e ne teme la coscienza e la conflittualità etnica) siano radicalmente contraDISCUSSIONE/LEVI DELLA TORRE rie alla realizzazione degli obiettivi nazionali palestinesi, alla autodeterminazione e alla costituzione di uno Stato. Ma la stessa OLP è attraversata, costitutivamente, da questa doppiezza, tra un'ispirazione pan-araba ed una nazionalistica: come "avanguardia del riscatto arabo" essa ha goduto dell'appoggio arabo; come movimento nazionale palestinese l'OLP incontra l'ostilità esterna e la lacerazione interna. È per questa ambiguità irrisolta, e non solo per tattica, che l'OLP dice e disdice; è su questa doppiezza dell'OLP che la Siria ha tentato di frantumarla nel 1983, con la scissione di Abu Mussa e le cannonate su Tripoli del Libano (nonché sui campi intorno a Damasco) ... L'Egitto è più disinvolto: la sua identità di Stato-nazione è ben più antica e radicata che non quella degli Stati recenti, ad est di Israele. Non mi pare abbia nulla da temere dall'affermarsi di un'entità palestinese, la quale, del resto, graviterebbe sull'altro versante. Credo che questa strutturale indifferenza alla questione palestinese 'sia uno degli elementi che spiegano il fenomeno Sadat e Camp David. c) Il terzo ordine di motivi per i quali Israele ha eluso la questione palestinese come questione nazionale (propria e dei palestinesi) è di carattere politico: come accettare un'entità ostile ai confini, a stretto contatto, impregnata di aspirazioni irredentistiche e potenzialmente fomentatrice <li conflittualità etnica interna alla stessa Israele? Come accettare un irredentismo statualizzato? Problemi reali e molto concreti. Tuttavia, sull'altro piatto della bilancia c'è il fatto che Israele si è assunto in proprio, con il logoramento che tutti vediamo, il compito di reprimere, per sé e per i regimi arabi, le aspirazioni nazionali palestinesi. La politica antipalestinese della Siria, ad esempio, ha potuto svolgersi come parassita dell'invasione israeliana del Libano, nel 1982/83. Non già per piano diabolico, ma per circostanze in larga misura offerte da 13
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