POUIA/KUZMIN A che pro celare La nudità pudica: Ai passanti di campagna Non interessi. Un veloce segno di croce Un tuffo giù dallo scoglio. Ma se fossi un po' più sveglio Tu diverresti Narciso. I moscerini, le libellule, Il sole accecante dei campi. Tu guardi dritto nel cielo Dalla terra sei lontano ... Un accenno? Un ricordo? Tutto sommerso il corpo Brilla luminescente Come verde mica. Tienti più a sinistra, E raggiungerai la riva! Argentata sferza di coda La trota, la trota, la trota! Colpo ottavo. Imprigionato dal cristallo un raggio Si decompone nelle sue parti: si vede l'arcobaleno. Anche i riflessi hanno vita allegra. Per rinascere occorre morire. Uscii nel portico: le rose diventavano oscure E olezzavano del Sudario rosato. Il cielo vespertino inondato di cremisi Era solcato dalle allodole, rifulgeva lo stagno. Lontano la mandria sollevava polvere. D'un tratto vedo Sfrecciare un'automobile (Spettacolo rarissimo da queste parti), Un mantello verde che sventola. Non mi sono riavuto Che già fisso gli occhi verdi Mi stringono le mani altre mani E il viso stanco, infervorato Mi punge di tenerezza come prima. - Ecco, sono venuto. Più non ho forze ... È la fine. L'angelo nostro delle trasfigurazioni è volato via Ancora un poco - sarò cieco del tutto E una rosa non sarà che rosa, il cielo Nient'altro che cielo! Allora io, cenere - Cenere tornerò! In me si disseccarono Sangue, bile, cervello e linfa. Dio mio! Né più ci son puntelli o pezzi di ricambio! Mi circonda un vetro impenetrabile Mi dibatto come un pesce! "E il mantello verde?" Quale mantello verde? "Quello con cui sei venuto". È un miraggio - non ci sono mantelli verdi. Un cappotto americano impolverato Guanti "di vitello, cravatta grigia, 58 E un berretto di tenero color rosa champagne. · "Resta qui!" - Lo vedi: non posso! Sprofondo ogni giorno di più! Il suo viso divenne un reticolo di nervi Tremante davanti al vivisettore. Mi baciò, uscì velocemente. La macchina sbuffava già da molto. Mi giunse una lettera cinque giorni dopo · Sempre con quello strano timbro: Greenock. - Avrei voluto scriverti prima, ma sai, Si può perdonare la distrazione a chi è felice. E per me la felicità è Eleonora. Così come una rosa è una rosa, e una finestra una finestra. Bisogna pure riconoscere che è ridicolo Sostenere ostinatamente che dietro le parole Si cela un "senso superiore". E così, io sono felice, direttamente, semplicemente felice. Riceviamo la posta ogni cinque giorni. Colpo nono. Non invito amici, solo conoscenti: Con loro è più facile passare il tempo. Di quel che è stato, non ho rimpianto. Del futuro, a che pro far presagi? Non più baldoria, ma ordinata allegria. Parole lisce, piacevoli. L'ebrezza del vino bianco non appesantisce Resta chiara la testa, e vuota. Ogni ora è riempita con tanta cura Che ne ho pronte quaranta per ogni giornata E solletica teneramente l'epidermide Quella cosa che chiamiamo amore. Sì, mutare il più spesso possibile i visi Per non legarsi troppo a nessuno. Possibile che fossi io a imbastire Deliri sulla verde regione? Affogaste? - in un senso traslato. Greenock? - c'è una cittadina scozzese con quel nome. Tutte le metafore fluttuano E svaniscono in giri di fumo sul soffitto. Sobrio il giorno discaccia le chimere. Si possono fare molti esempi. E una voce intonò leggera leggera: - Mugghia il fiume verde, Non si salva ormai la navicella. In guanto di vitello la mano Continuerà a chiamare di lontano. Non stringerai ancora al cuore Erwin Green, il marinaio. Colpo decimo. La successione di piacevoli distrazioni A volte è più noiosa della scrivania. Può venire in aiuto soltanto il caso
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