LAFATTORIASOLITARIA Juozas Aputis 5 e anche il tempo, tanti anni fa, ti avesse imposto un carico talmente pesante, nonostante ciò, da un certo momento in poi comincia l'erosione dell'oblio, il passato incomincia a svanire e ad allontanarsi. Così avviene quando muore una persona molto cara, che i primi mesi non puoi sapere nient'altro, se non di quella morte e di tutto ciò che era connesso col morto. Toccando o vedendo le sue cose, senti anche i suoi passi, le sue parole ti risuonano nelle orecchie, i suoi occhi ti seguono ovunque e sempre, qualunque lavoro bello o brutto che fai lo valuti dal punto di vista di quell'uomo non più vivo. Egli è come una stella polare, la tua stella. Tuttavia non avverti quando cominci a dimenticarlo, e alla fine, sorpreso, sei scosso dalla paura: Dio, da quanto tempo non ci penso, egli ha smessodi camminarmi accanto, davvero non è più tra noi, non c'è più, è nella profonda 'e buia fossa del passato; o se anche ricordi qualcosa, risale a tanto tempo fa, simile a foschia primaverile, dove tutto è incerto come in una visione. Con grazia, scorrevano· oltre la finestra gli alberi rivestiti col verde dell~ nuova stagione. La gioia si gonfiava nel cuore. - finalmente il suo libro uscirà presto, ha saputo mostrare con pazienza e silenziosamenteche non si può misurare la vita dell'uomo su scale aspirituali, che per l'uomo è sempre stata insufficiente e sempre lo sarà qualsiasi definizione, per quanto _nobileessa sia. L'ignoto nell'uomo è molto più interessante di ciò che di lui sappiamo. Capita talvolta che una persona s'innamori nel modo più nobile di uno che detestava, e forse lo detesta ancora pur amandolo, ché nella più grande incoscienza superficialesi celano un'intelligenza e un senso profondi. E nessuno qui cambierà niente per quanti sforzi faccia. È possibile, si sa, chiudere la verità in una cassa di ferro, credendo ingenuamente che da quella cassa non scaturirà più niente. Qualunque cosa gli succeda, a lui che ora siede al volante, egli non potrà rassegnarsi al pensiero che il nero è nero, e il bianco è bianco. Si può imparare a giocar bene a biliardo, a calibrare i colpi per prevedereesattamente in quale angolo e in quale buca rotolerà la palla, ma, all'uomp colpito con la stecca non calcolerai l'angolo di caduta, tanto meno riuscirai a metterlo sul tappeto verde e difficilmente potrai colpirlo ancora con la stecca! Poiché anche lui può sempre afferrare almeno un randello! Strano: mentre pensava così, ricordò i tempi dell'infanzia, quando abitava in una fattoria isolata e nei pressi, in una simile fattoria, viveva in miseria una famiglia della quale molti si prendevano gioco, poiché tutti - dal più piccolo al più grande - in quella casa non dicevano "ransts", come veniva chiamata la legna in quella zona, ma "reists". Nessun altro diceva così, nessuna persona dei dintorni, soltanto loro. Non senza ragione, tutti ricevettero questo soprannome, ma una volta il più anziano, il padre della famiglia, spintovi davanti a una bottiglia addirittura s'adirò: - Non state a rompervi la testa! Così diceva già mio nonno ... Un segretopeculiaredell'uomo: ogni tratto, ogni parola egli li acquista grazie a una lunghissima esperienza; continuandosi di generazione in generazione,questa esperienzaacquisiscecarat46 teristiche irripetibili, e per questo è così bello (o brutto) il vivaio dell'umanità. Qualunque tinta sintetica, sebbene i colori siano fabbricati nei migliori laboratori, rende l'uomo falso, sempre più difficile diventa cogliere in lui quel colore amalgamato dagli avi. Ciò non significa ancora che quel colore non ci sia affatto: si troveranno bravi restauratori e lo riporteranno alla luce. Venne anche a lui quel pensiero, guardò lo specchietto - arrossì perfino per quell'idea: gli saltò in mente che in qualche passo del libro era giunto, forse, fino a un colore simile a quello, fino a una tinta simile, per quanto molto fosse stato ormai ricoperto con colori artificiali. Gli sovvenne un altro episodio di quando era bambino. Perché ricordava solo adesso, mentre guardava nel prato i denti di leone? Forse questo aveva qualcosa in comune coi suoi precedenti pensieri? Un'ombra lontana e tuttavia con le medesime radici. Quand'era piccolo suo padre fece costruire una stufa, chiamò da un altro villaggio, da Krampolis, un muratore, era un bravo ragazzo, giovane, con solo il guaio che di notte non poteva dormire. Aveva paura di assopirsi e perciò ogni mezz'ora correva fuori e ogni volta si sforzava di non bere quasi niente. Uno spiacevole silenzio oppresse la casa per tutto il periodo in cui vi lavorò quel muratore, e una volta, di mattino presto, il bambino che ora sedeva nell'automobile, mentre batteva il fieno col bastone udì la voce spaventata del muratore. Si rivolgeva a suo padre che, già desto, si apprestava ad alzarsi: - Non ho.saputo badare a me stesso ... Che fare? - Dai a me. Porterò il materasso fuori di casa, verso meridione. Là c'è un'altura. Asciugherà. E nient'altro. Non sentì se sua madre ne riparlasse in seguito col babbo. Anche suo fratello più grande osò aprire bocca forse dopo trent'anni. Questa tolleranza, questo sforzo interiore di conservare intatta, non ridicolizzata la tinta apposta dagli avi rafforza l'uomo a tal punto che egli davvero senza ipocrisia alcuna comincia ad apprezzare e rispettare gli altri. Con tutti i loro "reists" e con tutte le loro fughe nel campo ... Mio padre e il muratore finirono poi per intendersi davvero bene se conversavano su ogni quisquilia al tavolo della colazione e se il muratore poteva ridere senza finzioni! ... Di gente che chiede un passaggio ce n'è tanta. Ed è spiacevole anche guardare quelli in piedi alle fermate. Questa donna o ragazza mi ha fermato con tale abnegazione, è addirittura corsa sull'asfalto, che non posso non fermarmi! Pattinano le ruote, la donna piomba al finestrino: - Non va per caso a Merkinè? - Mi fermo prima. Svolto prima, senza arrivarci. - Va bene, almeno fino là. - Bene. Andiamo. Il viso della donna non è sciupato dagli anni, bello e intelligente, gli occhi grandi. Mentre correva verso la macchina, gli era sembrato che le gambe fossero più lunghe. Seduta,
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