Linea d'ombra - anno VI - n. 27 - maggio 1988

e Szczesny fu arrestato poche settimane dopo di lei. A volte lavorava con lui allo stesso quotidiano W. che, anni dopo, mi raccontò di avere incontrato Szczesny in un corridoio del giornale pochi giorni dopo che Hedda era stata arrestata. Era cambiato. "Forse prenderanno anche me... " disse ridacchiando, " ... no, me non mi prenderanno. Sono a posto io". W. a questo rispose. "Ma non lo sai che Stalin ha trasformato in concime decine di migliaia di persone nei lager?" Szczesny reagì furibondo: "Non ti permetto di parlare così di Stalin in mia presenza!". Un mese più tardi, i funzionari della polizia portarono Szczesny nella prigione sulla Rakowiecka. Nel nostro paese la storia procede o, per meglio dire, si ripete rapidamente. Gli arresti di Gomulka e del generale Spychalski furono seguiti dai processi contro membri anche di scarsa levatura dell'Esercito del popolo e del Partito durante l'occupazione. Forse, però, Hedda e Szczesny furono arrestati persino un po' prima di Spychalski, all'inizio dei processifarsa contro i generali accusati di alto tradimento. A quei tempi vivevamo a Wroclaw e io, in qualità di membro del Partito, professore e scrittore, avevo ricevuto in assegnazione mezza casa con giardino in un bel quartiere dalle parti di via Parkowa. Prima avevamo vissuto per un anno dai miei suoceri. Proprio prima di trasferirci nella nostra nuova casa, il postino, un vecchio di Lvov, aveva detto a mio suocero: "Tutta la posta degli uomini giovani viene portata direttamente al reparto speciale della polizia". Quando mia moglie me lo riferì, dissi che il postino era un reazionario e non gli credetti. L'arresto di Hedda non era il primo di cui sentivo, ma era il primo che riguardasse qualcuno del nostro gruppo, quella mezza dozzina di persone della cellula comunista formata durante l'occupazione. Una settimana dopo l'arresto di Hedda, presi il treno per Varsavia. Dalla sede del Partito a Wroclaw mi ero fatto dare un appuntamento dalla colonnella Bristiger chiamandola con un telefono speciale detto "wuche" dal russo. Era viceministro o direttrice di una sezione speciale della Sicurezza. Veniva anche lei da Lvov ed era SAGGI/KOff stata una promettente medievalista. Aveva passato molto tempo in prigione. Aveva occupato un posto molto alto nella Segreteria del Partito comunista dell'Ucraina occidentale (KPZU) e nella sede centrale del MOPR. Robusta, di mezza età - aveva una decina di anni più di me -, con grandi occhi luminosi che, a volte, mandavano lampi, e labbra spesse e carnose. Le interessava la letteratura o forse solo gli scrittori - in Polonia e anche in Occidente - a causa del suo tipo di lavoro. Mi ricevette con grande cordialità, persino con calore. Il suo atteggiamento mi disorientò. Ci conoscevamo da un paio di discussioni e di riunioni. Sapeva benissimo perché ero venuto e, naturalmente, sapeva anche tutto di me. Le raccontai dello spazzolino perennemente infilato nella borsa di Hedda e di come ci eravamo salvati per un pelo in via Zorawia. "Apprezziamo le tue preoccupazioni, compagno professore; mi prenderò cura personalmente dell'affare Bartoszek. Ogni cosa verrà esaminata con cura e, se le accuse sono prive di fondamento, sarà rilasciata all'istante, hai la mia parola. Vieni a trovarmi venerdì della prossima settimana. Lavoriamo fino a tardi". Andai a trovarla la settimana dopo. La colonnella Bristiger fu anche più cordiale della volta precedente, quasi solidale. "Ti sei sbagliato, compagno professore. Hedda era una spia da molto prima che tu la conoscessi. Proprio nella notte in cui il compagno Bartoszek fu ucciso in combattimento, ci fu un'orgia in un bordello di via Zlota e Hedda vi partecipò in compagnia di due ufficiali della Gestapo. Abbiamo la sua confessione firmata. Vai pure in segreteria, la porta accanto, prendi i documenti e leggili. E la prossima volta non sporgere fuori la testa per nessuno. Quello che è stato suo marito fino a poco tempo fa, il compagno A. del Comitato centrale, non è intervenuto. Che ti sia d'esempio ... ". Non andai in segreteria e la sera stessa partii per Wroclaw. Sapevo che Hedda era rimasta nell'apparato dopo la guerra. Occupava una posizione di dirigenza nell'organizzazione scoutistica statale appena istituita, in una specie di organizzazione femminile internazionale e forse anche in qualche altro posto più importante ... In quegli anni tumultuosi l'avevo vista solo di passaggio, ma mi arrivavano notizie sparse su di lei. Conosceva le lingue, quindi andava spesso in Occidente e lavorava - devo supporre - nello spionaggio. Non credetti neppure per un momento che avesse partecipato a un'orgia in via Zlota o che fosse stata una spia americana, ma sul treno che mi riportava a casa pensai che doveva esserci qualcosa. Altrimenti perché l'avrebbero portata nel carcere speciale di via Rakowiecka? Nello spionaggio niente è gratis: o scambi le informazioni o le paghi, delle due l'una. A Hedda piacevano gli uomini. Forse aveva qualche relazione dall'altra parte; forse aveva parlato troppo o detto qualcosa di sbagliato nel momento e nel posto sbagliati. Seppi dai giornali dell'arresto di Szczesny: venne immediatamente reso di dominio pubblico che era stato ingaggiato come spia ... Szczesny beveva molto e gli piacevano le donne ... Questa volta non tentai di intervenire. Per la fine dell'anno, ero l'unico del "gruppo del vulcanizzatore" a essere rimasto in libertà, a parte Leszek che era entrato nel Partito democratico subito dopo la fine della guerra. Hedda fu tra i primi a essere rilasciata nella primavera del '54. Aveva trascorso in prigione cinque anni. In quel periodo eravamo tornati a vivere a Varsavia. Andai a trovarla il giorno successivo al rilascio. Pareva che stesse bene, a parte il fatto che era gonfia in faccia. Aveva ancora quegli enormi occhi celesti. Solo, erano completamente vuoti. Gridai: "Sei innocente, innocente! Adesso saranno 37

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