IL MESEDELLAMADONNA Marek Hlasko L'infanzia di H/asko, nato a Varsavia nel 1934, è stata fortemente segnata dalla guerra, e l'adolescenza dalla necessità vitale del lavoro. A 16 anni entra nel mondo degli operai svolgendo svariate professioni. Da queste esperienze nasce il suo primo romanw Sonata Marymoncka ("Sonata di Marymont", 1951) da cui prenderà poi spunto per il vero e proprio debutto, il racconto Baza Sokolowska ("La base di via Sokolowska", 1954). Due anni dopo Hlasko arriva allaprima raccolta dei racconti intitolata Pierwszy krok w chmurach ("li primo passo nelle nuvole", 1956), e ad un grande successo nell'ambiente letterario (due edizioni dellaraccolta in due anni, adattamenti cinematografici dei suoi testi, collaborazione con una decina di giornali e riviste letterarie). li massimo riconoscimento è rappresentato dal primo premio assegnatogli dall'Associazione degli Editori in Polonia (1958), al quale aspiravano i più esperti e affermati scrittori polacchi. Subito dopo viene mandato a Parigi per approfondire l'arte letteraria e là, presso l'Istituto Letterario, pubblica Cmentarze ("/ cimiteri") e Nastepny do raju ("li prossimo per il paradiso"). Questa sua "esibizione" fuori cortina provoca violenti attacchi da parte della stampa e delle autorità polacche, anche se tutti e due i racconti erano già stati stampati precedentemente in Polonia. Hlasko viene accusato di anticomunismo e richiamato in patria. Decide di non obbedire, e quando qualche mese dopo cambia idea, trova tutte le porte chiuse. Per la Repubblica Popolare Polacca diventa un esule, un traditore, e quindi un autore proibito. Per 20 anni. Intanto viaggia: Europa, Israele, America; soffre di nostalgia e di fame, lavora illegalmenteper sopravvivere;si innamora, si sposa, divorzia; si sente solo, si rassegna. Nel 1963 riprende a scrivere e pubblica di nuovo presso l'Istituto Letterario a Parigi e presso la Fondazione Culturale Polacca a Londra delle nuove opere: Opowiadania ("Racconti", 1963), Wszyscy byli odwr6ceni ("Tutti voltarono le spalle", romanzo, 1964), Brudne czyny ("Sp()rche azioni", romanw, 1964), Piekni 20-letni ("I bei ventenni", 1966), Nawr6cony Jaffie ("Convertito a Giaffa", 1966).Nel 1967esce Sowa, carka piekarza ("Gufo, lafiglia delfornai o"), l'ultimo libro di Hlasko pubblicato in vita; prepara nel frattempo un nuovo romanw (Palcie ryz kazdego dnia - "Bruciate il riso ogni giorno") e vari saggi letterari. Della sua opera sono state tradotti in italiano due raccolte di racconti: L'ottavo giorno della settimana (Torino, 1959) e Nel giorno della sua morte (Roma, 1963). Muore improvvisamente a Wiesbaden, il 14giugno 1969, in viaggio per Israele. La sua morte è misteriosa. Si dà per scontato il suicidio, visto che la bottiglietta dei sonniferi trovata accanto al letto è vuota. H/asko rifiuta decisamente lo schema letterario del realismo socialista degli anni '50, si oppone ai suoi slogan patetici e utopistici. Al lettore stanco di "mattoni" vuole parlare di emozioni, di un uomo singolo e non delle fa/se euforie della massa, della vita come è in quegli anni: dolorosa, triste, priva di prospettive. La struttura delle sue opere rispecchia pienamente questo desiderio: è costruita a base di forti opposizioni emotive come bellezza e luridità, verità e inganno, amore e tradimento, desiderio e delusione. Per colpa dei grandi della nostra storia, Hlasko è stato definito e classificato come scrittore politico. Lui non la pensava così. Voleva solo essereiniziato alla Storia con il diritto di poter toccare l'uomo, vera materia della vita. Teresa Wactor 30 E rano in quattro e, messi tutti insieme, non arrivavano a ottant'anni. Entrarono dal portone, attraversarono il cortile facendosi largo tra la gente inginocchiata che cantava litanie alla Madonna di Loreto e salirono le scale della soffitta; prima in tre, e poi il quarto che veniva per ultimo e che era riuscito a strappare da un albero di lillà un rametto tutto polveroso con cui ora si faceva vento sul viso sudato. Camminavano lentamente dando un'occhiata ai nomi degli inquilini e sul pianerottolo uno di loro disse al ragazzo col lillà: - Tu resta qua. - Sì. - Tieni gli occhi aperti. Da qui vedi tutto il cortile. Se ci fosse qualche intoppo, sai cosa devi fare. - Va bene. Nella sua voce si sentiva chiaramente il sollievo, anche se tentava di nasconderlo. Si mise davanti alla finestra, appoggiò il piede sul davanzale e prese a guardare il cortile, la statua della Madonna di gesso, le teste degli inginocchiati. Mordicchiò il rametto di lillà e sentì il suo acre e amaro verde; poi lo buttò via e si asciugò le mani sui pantaloni. Gli altri tre salirono, si fermarono davanti a una porta e uno di loro bussò. Stavano ora immobili, con le pistole in mano, e respiravano forte. Aprì una vecchia donna. Le sue mani erano avvinte al rosario. - C'è nessuno in casa? - chiesero. -No. - Entri dentro, signora. La seguirono e chiusero la porta. Attraversarono il corridoio aprendo la cucina e il bagno e entrarono nella stanza. - Dove è sua figlia? - chiese uno. Non poteva avere più di diciotto anni, non si radeva nemmeno; aveva il viso morbido e liscio. - È scesa giù in negozio - rispose la donna. - Tornerà presto, è andata solo a prendere il pane. - L'ha educata bene sua figlia, eh? - disse. - Nessuno educa i propri figli - rispose la donna. - Se ne accorgerà quando li avrà ... - L'abbiamo già avvertita una volta ... E adesso avrà quello che si merita. Sapeva che cosa la aspettava, no? - Sì - disse lei. Guardava il ragazzo, la bottiglia che aveva tirato fuori dalla tasca e appoggiata sul tavolo per allontanarla un attimo dopo più in là, come se improvvisamente gli desse noia. Poi attraversò lentamente la stanza dirigendosi verso la finestra, ma uno dei ragazzi in un salto la fermò con uno strattone alla spalla. - Niente trucchi - disse. - Niente trucchi, capito? La vecchia gli mostrò le mani avvinte al rosario. - Forse anche sua madre in maggio prega ... - reagì. - Non mi parli di mia madre - ribatté il giovane. - Mio fratello è morto nel '39 e mia sorella non va certo ascopare con quelli della ghestapo. Non mi parli di mia madre. E
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