Linea d'ombra - anno VI - n. 27 - maggio 1988

ILCONTESTO CONFRONTI che compaiono in fonao al settimanale: quella, fornita da un negozio londinese, degli album più venduti di musica bulgara. Bulgara? Eccoci riportati di peso alla moda della "world music" (di cui nell'ultima puntata di questa rubrica) e alla sua superficie sbarazzina.I due volumi di Le Mistère des Voix Bulgares, pubblicati dall'etichetta rock inglese 4AD (che non ha certo avuto da pentirsi della scelta fatta), raccolgono registrazioni di cori del paese est-europeo effettuate tra gli ann( Cinquanta e gli Ottanta, in linea di massima rielaborazioni di materiale tradizionale ad opera di compositori contemporanei che esaltano, in particolare, il fascino delle voci femminili: è musica di bellezza assolutamente commovente, una scoperta favolosa. Lasciando alle note di Marce) Cellier, un ricercatore che per anni ha lavorato con passione sul campo, il compito di svelare il "mistero delle voci bulgare", ecco gli altri dischi segnalati dalla classifica di NME: Various, Balkana (Hannibal); The State Ensemble For Traditional Songs And Dances, Rodopska Devoika: Chants de Femmes de Bulgarie (Harmonia Mundi); Various, Folk Music of Bulgaria: Collected and Edited by Al Lloyd (Topic). CURRICULUM VITAE Péter Esterhdzy Anouilh ritiene, così leggo, di non avere una biografia, e dice di rallegrarsene; in tal senso neanche io ho un profilo biografico, ma ciò non mi rallegra né mi turba. Comunque sia, sono nato il 14 aprile 1950 a Budapest, nella capitale di un paese esteuropeo, quale rampollo di una vecchia famiglia, come si suol dire. C'è un proverbio ungherese che dice: "Se Dio avesse la terra per cappello, l'Ungheria sarebbe il suo fiore all'occhiello". A questo punto bisognerebbe soltanto sapere se la terra è il cappello di Dio, e più o meno il nostro gioco sarebbe fatto. La mia infanzia è coincisa con alcuni tragici errori del (primo) socialismo (come rampolli, il 17 giugno 1951 vennero deportati anche i membri della mia famiglia), ma un fatto come questo, sempre che si rimanga in vita, non può nuocere granché all'infanzia. La mia fu spaventosa solo per i miei genitori. Ripensandovi ora, anch'io so cos'è lo spavento. Nel 1956, un anno importante, venni - per usare un termine civettuolo - instradato agli studi. Da allora non ho fatto altro che studiare e giocare a pallone. Quest'ul22 Péter Esterhcizy (foto di Vincenzo Cottlnelli). tima attività, e ne sono orgoglioso, intorno ai vent'anni mi ha fruttato per qualche tempo persino del denaro (e naturalmente mi vanto volentieri di mio fratello, che come membro della squadra nazionale ungherese di calcio segna i suoi gol negli ambiti linguistici più diversi - quante possibilità di traduzioni!). Studiare mi piaceva molto, e al liceo dei piaristi conobbi l'avventura, l'amarezza e la voluttà che significa lo studio. Se posso esprimermi in maniera un po' azzardata, i miei studi di matematica all'Università di Budapest li ho completati per spirito di avventura; in seguito ho lavorato per quattro anni nel centro di calcolo di un istituto di ricerca, dove mi sono addentrato, per così dire, nella boscaglia più folta della vita. La mia tesi di laurea aveva il titolo: Optium binary search trees. Da allora lavoro come scrittore indipendente. Adesso conto trentacinque anni e giunto a metà del mio cammino, mi ritrovo smarrito in una selva fitta e oscura di alberi di ricerca binaria ottimali. Sono sposato e padre di tre figli. Dello scrivere, qui non voglio scrivere nulla. (O meglio perché no, qualcosina, tra le braccia protettive di una parentesi. Lei perché scrive, pourquoiT la classica domanda di tutte le inchieste. Ciascuno ha i suoi motivi, per qualcuno l'arte rappresenta una fuga, per qualcun altro un mezzo di conquista. Tuttavia l'uomo può rifugiarsi in un'esistenza da eremita, nella follia o nella morte, e le conquiste si effettuano anche mediante le armi. Ma perché Lei realizza la fuga e la conquista proprio mediante la scrittura? - leggo in Sartre. Noi scriviamo - leggo in Roland Barthes - per essere amati, e veniamo letti in modo tale da non poter essere amati; questa distanza, con ogni probabilità, è ciò che significa essere uno scrittore. Dunque: io scrivo: per voluttà, pe"rpaura, per la libertà e di mia libera volontà; e perché "non amo questo mondo frastornante, ignobile e scandaloso. Perché voglio cambiarlo", fine della citazione, io scrivo). (1985; trad. di Marinella D'Alessandro) ANTOLOGIA CONSIGLIOAl SERVI Jiri Kolar Scusavate i delitti e lodavate il tradimento? Date colpa al partito Avete taciuto, quando anche l'erba gridava? Date colpa al partito E scrivevate, quando anche l'inchiostro arrossiva? Date colpa al partito Avete creduto, quando nemmeno il buio credeva ai propri occhi? Date colpa al partito Siete stati sempre alla greppia? Date colpa al partito Erano schegge nel taglio d'un bosco per voi i giustiziati? Date colpa al partito Andavate a puttane, quando anche alle puttane gli si torceva Date colpa al partito il grembo? Eravate a servire, quando perfino le cagne si rintanavano? Date colpa al partito Avete accarezzato, traccheggiato, spalmato miele? Date colpa al partito Accettavate medaglie, quando anche i sassi ci sputavano sopra? Date colpa al partito Davate addosso, quando anche la corda del capestro si vergognava? Date colpa al partito Abbaiavate, quando anche l'intimo bòtolo stava zitto? Date colpa al partito Denunziavate, quando anche i delatori parlavano del marciume? Date colpa al partito Avete mani di sangue? Date colpa al partito Avete leccato e mentito, avete arraffato e mangiato? Date colpa al partito Non sentivate quello che perfino i passeri sussurravano? Date colpa al partito Costringeste anche i bambini a mormorare sottovoce? Date colpa al partito Prendeste a calci chi aveva le mani legate? Date colpa al partito Avete sputato sui morti? Date colpa al partito Vi ubriacaste a parole altrui e all'altrui sudore? Date colpa al partito Di tutto di tutto di tutto dite che è stato il partito, compari da serenata Date colpa al partito. (traduzione di Giovanni Giudici da Omaggio a Praga, Scheiwiller 1968).

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