IL CONTESTO CONSIGLI/SCONSIGLI CITAZIONIPOLITICHE Grazia Cherchi "Venite, o voi marxisti, / E ascoltate i miei lai. / Tu da che parte stai I Tu da che parte stai I Di Lenin la dottrina I Neutrali non consente: / O sei un revisionista I O un settario fetente./ Tu da che parte stai I Tu da che parte stai I Il vile opportunista I Fa il gioco del padrone / Ma il dogmatismo spinge / A certa perdizione. / Tu da cheparte stai I Tu da che parte stai I Il babbo era marxista/ Anch'io lo sono, affé; / Una sola è la linea / Ma non si sa qual è. / Tu da cheparte stai I Tu da cheparte stai... ''. Questa poesia-canzone di Paul Jarrico apparve, integrale, nel n. 15, aprile 1964, di "Quaderni piacentini". Tra gli immani cambiamenti avvenuti nei ventiquattro anni trascorsi si registra anche q_uesto:non si sta più dalla parte di nessuno. E micidiale il miscuglio, l'accozzaglia di elementi eterogenei, di alleanze bastarde, di complicità maleodoranti. Per dirla con una vignetta di Altan: "Lo confesso: non so più a chi non credere". Che il sistema pluralistico in cui viviamo risulti alla fine più totalitario del totalitarismo? Ognuno può dire la sua: appena ha finito comincerà un altro a dire l'opposto. Le idee sono intercambiabili, si può sostenere qualsiasi cosa da qualsiasi pulpi• to. (Semmai la differenza è che fino a pochi anni fa non si poteva dir male di nessuno, ora si può - deve? - dir male di tutti.) Eppure ... eppure ... "Il romanzo sonda il tempo", dice Milan Kundera, anche se oggi è raro imbattersi in qualcosa del genere nella narrativa (inclusa quella dello scrittore post-cèco). È raro ma non impossibile. Un esempio? La sparizione di Jurij Trifonov arrivato nei mesi scorsi in libreria. Il volume, che contiene un romanzo e dieci racconti, è di un tal pathos, di una così alta comprensione da smuovere sentimenti ormai anchilosati. La descrizione della vita quotidiana a Mosca nel 1942, martellata dai terribili incubi degli anni Trenta, e di quella nell'era brezneviana, rinvia continuamente alla storia che segna le vicende dei singoli. Rispetto alle sanguinose lacerazioni del 1937, esse negli anni Sessanta scorrono sommesse ma sempre sotto una cappa micidiale e rancida. Si legga lo splendido racconto La morte dei colombi, con protagonista un'anziana coppia di coniugi cui due colombi, che hanno fatto il nido sul cornicione della loro casa, si sono affezionati ("i loro piccoli occhi a perlina lan12 davano sguardi amorosi"): allontanati con la forza in seguito alle proteste di un'arrogante inquilina, fanno ugualmente ritorno due volte al loro focolare d'elezione, finché non saranno fatti fuori da un provvedimento del "Tribunale dei compagni", essendo stati giudicati "uccelli sospetti, inutili ai nostri giorni". Qui c'è la brama rapace di togliere, di far guasti, di esercitare l'arbitrio, di colpire anche ciò che è inoffensivo, magari marginale (ma cos'è necessario e cos'è marginale?), brama che sia pure in forme diverse si ripropone nelle diverse epoche. Per questo a proposito di Trifonov, che è uno dei maggiori scrittori del secondo dopoguerra, si è parlato di un unico libro che si dirama in più volumi. Nella Sparizione è scomparsa la casa della giovinezza dell'autore, e sono stati cancellati uomini e donne cui il regime, prima di chiuder loro la bocca per sempre, ha fatto provare "un'angoscia mortale per la causa con cui si era identificato il loro destino". Eppure, eppure ... Come scrive Piergiorgio Bellocchio ("Diario", n. 5): " ... La verità è quasi sempre sconfitta ma mai del tutto. La verità parla da milioni di tombe anonime, fosse comuni, e se ne può distinguere ancora la traccia, come una vecchia cicatrice quasi scomparsa che un movimento del corpo fa riaffiorare_per un istante, nel volto dei sopravvissuti, anche i più rassegnati, anche coloro-che hanno scelto di dimenticare quello in cui sia pure per un momento avevano sperato. La verità è il buco, l'enorme vuoto delle nostre esistenze''. È un caso se sempre di più, oggi, il pensiero va ai caduti e agli sconfitti? Una citazione rinvia a un'altra, di Walter Benjamin, apposta a epigrafe di un librodocumento esemplare, che è un monito per tutti, cioè Fiat Autunno '80. Per non dimenticare (Centro di ricerca e iniziativa comunista, L. 20.000) di Pietro Perotti e Marco Revelli: "Ha il dono di accendere la favilla Operai ungheresi (fata di Tany Vryanakls/Graxia Neri). della speranza solo quello storico che è penetrato dall'idea che anche i morti non sono al sicuro dal nemico se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere''. Eppure, eppure ... Sono usciti di recente alcuni libri che ci fanno ben sperare sulla generazione che ha oggi trenta-quarant'anni. Ne scelgo qui due, di cui "Linea d'ombra" ha già parlato: Ex cattedra (Edizioni "Rosso scuola" e "Il Manifesto", L. 15.000) è il tragicomico diario scolastico di Domenico Starnone, che si autodefinisce un esponente della "sinistra patetica" (definizione che mi garba di più di quella che mi è stata affibbiata al termine di un intervento in un convegno torinese: "relitto del '68"). È un libro animato - udite! udite! - da una forte tensione eticopolitica, resa ancor più efficace da una forte carica di ironia e autoironia, forse l'unico modo per far passare oggi "il messaggio". Operai (Feltrinelli, L. 20.000) di Gad Lerner, un viaggio-inchiesta tra gli operai vecchie nuovi, della cui vita - in fabbrica e fuori - si sa poco o niente e che riserva quindi molte sorprese, e non tutte amare. E allora? Allora, se nel '68 ci siamo tutti scaldati la mente e il cuore al fuoco di un progetto comune, non è proprio il caso di lasciarseli oggi rattrappire dal gelo. Ma per questo è necessario, con un atto soprattutto volontaristico, tornare a dir la propria. È anche necessario che riprendano a scrivere in prima persona molti amici-compagni che in questo' decennio si sono tenuti in disparte, per disperazione, ma hanno continuato a pensare e studiare. "Il faut reculer pour bien sauter", si diceva una volta. Quanto a indietreggiare, lo abbiamo fatto ampiamente. Ora non sarebbe il caso di prendere la rincorsa?
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