L'UOVO PUGNALATO Caio Fernando Abreu da leggere al suono di Lucy in the Sky with Diamonds, di Lennon & M.cCartney Uscì dalla cornice e avanzò nella mia direzione. Guardai altrove, mi morsi il labbro inferiore, ma non accadde nulla: le automobili passavano al di sopra della mia immagine riflessa nei vetri, le automobili correvano e la mia immagine si mordeva il labbro inferiore. Quando tornai a girarmi; era àncora lì, il guscio bianco, le linee tenui del suo contorno: un uovo. Gli dissi - ma non si fermò - non capisci che non sei affatto originale, qualsiasi cuoca conosce il tuo segreto. Fu allora che si girò di fianco, sulla base più larga, in un movimento soave e un po' comico, come una di quelle donne dalle spalle spioventi, i seni piccolini, i fianchi larghi e le gambe grosse. Mi misi a ridere e dissi che avevo avuto una fidanzata proprio così e, come se non bastasse, si chiamava Marizeti, figuriamoci: Vera Marizeti. Ma non interruppe il movimento. Seguitò a girarsi finché mi fu possibile vedere il pugnale conficcato nel suo dorso bianco. Non fiatai e non gridai, eppure una certa parte dentro di me fremette di terrore con una ripugnanza così violenta che la padrona della galleria improvvisamente si voltò e mi osservò, sbiancando in viso. Cosa succede, chiese. E io: è un bell'uovo, non è un uovo come gli altri. La donna si avvicinò con un sorriso, andò a fermarsi accanto all'uovo e stese un braccio sopra il suo gÙscio, disinvolta eome se in vita sua non avesse fatto altro che appoggiarsi a un uovo pugnalato. Bello, nevvero? Così levigato, così ovale, guardi com'è tenera la sua superficie, guardi come la mia mano vi scivola sopra, senta come vibra quando lo tocco, osservi ora come si gonfia, sembra quasi che aumenti di volume, guardi come il mio corpo si avvicina al suo, gaurdi come la mia bocca si apre e la mia lingua freme, ascolti il gemito che esce dalla mia gola, tocchi i miei occhi chiusi, segua i movimenti del mio corpo contro il suo, osservi come la mia pelle scura si confonde col suo guscio bianco e come ficco le unghie nella sua superficie morbida, e come lo attraggo verso di me e come noi due ci confondiamo, e io mi trasformo in una cosa tra l'uovo e la donna, uovodonna, donnauovo, e come poi rotoliamo insieme sul tappeto, provi la spuma violetta che scorre dalla mia bocca, non abbia paura: venga, veda, tocchi, senta, sia. Come si permette, come si permette? gridavo, un grido, sì, di voce, di gola, di stomaco, di visceri. Non mi udivano. Rotolavano sul tappeto verde, senza badare agli urti che davano contro le sculture. Alcuni passanti si accalcavano sulla soglia e non fu poca cosa riuscire ad aprirmi un varco, e farmi largo in mezzo a braccia, gambe, sacche rigurgitanti di pomodori maturi che andavano a spappolarsi sul suolo di cemento. Andai a sbattere contro un poliziotto e mi fermai davanti a un cinematografo. Restai a guardare le locandine senza vedere le locandine, a sentire senza udire una musica proveniente dalla casa accanto. Alzai il braccio per rimettermi a posto una ciocca di capelli che il poliziotto mi aveva scomposto, ma interruppi il gesto non appena mi accorsi che il mio braccio muovendosi andava disegnando una stuoia variopinta. Ci fu allora un istante in cui le locandine divennero semplici locandine, la musica solamente musica, e il mio braccio era appena un braccio, bloccato in aria, nel mezzo di un gesto interrotto. Per favore, dissi rivolto a nessuno - e cominciai a raccontarmi una storia che,soltanto io conoscevo. Una storia come questa: accanto a casa mia, vivono alcuni ragazzi che passano il giorno intero ad ascoltare musica. La musica è quasi sempre questa: you may say l'm a dreamer but l'm not the only one imagine there's no countries nothing to kill or die forali the people living in peace. John Lennon, Imagine. La musica è bella. I ragazzi anche. Belli, intendo dire, i ragazzi sono belli. Ovviamente non ho mai scambiato due parole con loro. Non credo nemmeno di avere mai prestato attenzione alla faccia di uno di loro, eppure so che sono molto belli. Un pomeriggio misi una sedia a dondolo nel patio di casa mia e rimasi ad ascoltare la canzone. C'era della biancheria stesa sui fili ad asciugare, un sole forte batteva sul mio volto, cominciai a sudare, cosa che era priva di importanza, io volevo restarmene lì, in mezzo a quella biancheria immacolata, a sent.ire il sole che mi batteva sul volto, caldo, a dondolarmi sulla sedia e ad ascoltare quella musica. Quando il sole fu quasi insopportabile - arriva sempre il momento in cui perfino la cosa buona diventa insopportabile -, quando fu quel momento, guardai in direzione della finestra della casa accanto e vidi una bimba che mi guardava da dietro le inferriate. Quando si accorse che la stavo guardando, si sollevò lentamente la camicetta, una camicetta corta, la sua, a righe colorate, e mi mostrò i seni. Tra i seni appena abbozzati, un uovo con un pugnale conficcato nel centro, da cui scorreva un filo di sangue che scendeva fino all'ombelico della bimba, scivolava sulla chiusura dei pantaloni e sgocciolava pian pianino in mezzo alla radura assolata dove io ero. · - Il mio nome è Lucia - disse. - Io sto nel cielo con i diamanti. La mia testa gira. La mia testa non gira. La mia testa cresce e si spande nella strada e posso vedere le persone camminare tra i miei capelli. All'inizio hanno qualche difficoltà, poi sorridono e scostano pazientemente i capelli, i capelli tuttavia aumentano e diventano sempre più f o/ti, e così è sempre più difficile farsi strada. Allora le persone si infuriano, si muniscono di falci, forbici, coltelli, aghi e ritornano con l'odio negli occhi, e mentre mi sdraio su/l'asfalto le persone vanno tagliando e sfoltendo i miei capelli che smettono di crescere sulla città e le persone infuriate. È arduo raggiungere il marciapiede, fare un cenno al taxi, sentirlo frenare, correre, aprire la portiera, sedersi, dare l'indirizzo all'autista e chiedere che vada in fretta perché persone armate battono contro i finestrini dell'auto, e io dico all'autista vada di corsa, di corsa. Allora lui va di corsa e io mi abbandono contro lo schienale e abbasso la testa nell'attimo in cui un pomodoro maturo viene a spiaccicarsi contro il sedile di plastica rossa. Il rosso della plastica assorbe il 71
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