Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

LAMENTODELVECCHIOFAUNO Un vecchio fauno d'occhi tristi (grigia la barba e il crine fosco) spia la colonia dei turisti dal limitare del suo bosco, là dove roco il flutto alterna schiuma e celeste lungo il lido e inascoltato della sterna suona nell'aria il breve grido. "Ah" rammenta "mia giovinezza fra pini d'Aleppo e mirteti ! Giungeva di giorno una brezza lunga, ancora fresca di Teti, e avanzando nel verde folto faceva cadere le pigne. Restavano zitte in ascolto dei tonfi· le taccole arcigne. Tra l'ombra del bosco e la riva settanta metri di bagliore. Il cardellino vi si apriva un varco quando il giorno muore e si posava sulla ghiaia e si godeva la risacca e la luce radente e gaia che divide il cielo dall'acqua. Come amavo la vasta calma del mare. Adesso mi dà noia l'orda dei corpi che si spalma di creme e nel sole si scuoia, che lungo il bagnasciuga inventa movenze da goffi ginnasti e scartoccia carnosa e lenta i formaggini dei suoi pasti. Ben più pudica nudità un fauno solitario sogna. O mie fuggenti deità, come ne avevate vergogna! Talora sventate fanciulle entravano nella foresta dove galleggiando sul tulle dei sogni facevo la siesta. Quante ha dismagato il mio flauto, quante ho stretto al braccio tenace! Ancora il rombo delle auto non turbava quest'alta pace. 70 Giuliano Baltico Una turista di Norvegia si dibatteva presa al laccio ma le sue labbra di ciliegia non disdegnarono il mio bacio e testimoni solo gli elci mentre arrossiva di sgomento a lei premuta tra le felci strappavo un geloso indumento. Più dolce di un fico di Cauno e nell'amore non indotta non ebbe orrore di me fauno una zurighese Carlotta, ma fu fatica non leggera mordere il frutto del suo pregio e sfilarle la canottiera con sopra il nome del collegio, gli occhi le divennero stelle dure, opposte alla mia rapina; mi respingeva e la sua pelle odorava di erba cedrina. Mie ninfe, che ardente battaglia occorreva a vedervi ignude! Eravate come la scaglia che il ghiotto pignolo racchiude, avevate rugosa scorza e unghie di graffiante asprezza. Si apriva solo alla mia forza la vostra lasciva bellezza. Ma più delicati i Celesti! Per aver nuda la sua preda Giove amante prese le vesti di un cigno negli orti di Leda, e mentre a bagnarsi si apparta amò .furtivo in guisa nuova la bella regina di Sparta che avrebbe deposto due uova. Adesso nuda coi talloni sporchi di nafta una gran lady qui nel mio regno di lamponi senza pudore piscia in piedi!" ... Dentro la selva dove dorme · 1•ombra degli evi il fauno irsuto ripara stampando le orme caprigne sul muschio velluto, fioco il sangue, lento (rispetto a un tempo) lo scatto del muscolo e intanto stormisce sul tetto dei rami l'oro del crepuscolo. Torna per occulti sentieri lontani dal mondo moderno al suo frondoso, verde ieri dove il tempo sposa l'eterno. Là dove il suo flauto ab antiquo flebili neumi d'aria esala silenzioso con volo obliquo un cervo volante si cala e tu, brezza, la pena spengi che il cuore gli attosca e lo plachi e scuoti i penduli alchechengi, rosso fiore dei luoghi opachi.

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