Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

Donna Iraniana (foto di Davld Burnett, Contact Press/Grazla Neri). che avrebbe presso con sé quanto oro fossero pesati i capelli del bambino e si sarebbe recato in pellegrinaggio a Kerbela con lui. "Dopo otto mesi e dieci giorni, Kadidjeh mise al mondo un terzo figlio. Ma questa volta, come avesse avuto un presentimento, non distolse lo sguardo da lui p~r un solo istante. Io esitavo, non sapevo se uccidere questo terzo rampollo, o darmi da fare perché Gheda Ali ripudiasse la seconda sposa. Khadidjeh diventò un'altra volta la padrona assoluta della casa. Faceva la bella vita, mi comandava, mi rimproverava, e non era il caso di contraddirla. Il bambino fece così i quattro mesi. Ogni giorno e ogni notte consultavo i presagi per sapere se dovessi o no ucciderlo, finché una sera, dopo una violenta disputa con Khadidjeh, giurai a me stessa che il piccolo Hosseyn Agha sarebbe morto al più presto. Stetti in agguato per due giorni. Al secondo, Khadidjeh andò dal farmacista, all'angolo della strada, per comprare acqua di viole per dei lavaggi. Corsi immediatamente nella sua camera, presi il nuovo nato, addormentato nella culla, ed estrassi dal fazzoletto la spilla. Ma nel preciso momento in cui stavo per affondargliela nel cranio, il bebé si svegliò di soprassalto e, invece di piangere, si mise a ridere. Non potete immaginare, signora, in che stato fossi. Contro la mia volontà la mano ricadde, non ce la feci a continuare. Dopo tutto, il cuore non è di_pietra. Misi giù il bambino e fuggii dalla stanza. Mi misi a riflettere: "Che colpa ha commesso quel piccolo? Se il fumo si alza, è sempre a parti.re dal tronco. Per essere davvero tranquilla, la persotfa:'" da sc5pprimere è la madre." "Raccontandovi tutto questo, signora, ancora ne tremo. Ma che altro potevo fare? Era tutta colpa di mio marito - che il fuoco bruci il suo cuore! - che mi aveva sottomessa alla figlia di un mercante di yogurt. Dio, che nell'altro mondo lei possa non saperne nulla! Rubai dunque qualche capello di Khadidjeh e lo portai a Molla Ebrahim, il famoso ebreo del quartiere Rachaman. Ricorsi all'aiuto della magia, feci buttare sul fuoco un ferro di cavallo. Molla Ebrahim mi chiese tre toman per trasformare la donna in un mucchio di sego fuso: e promise che prima della fine della settimana sarebbe morta. Sì, proprio! Il lavoro fu fatto così bene che nell'attesa passò tutto un mese, ment~ la mia rivale continuava a ingrassare come una montagna'. Signora, persi ogni fiducia nella stregoneria e in altre pratiche dello stesso genere. "Un mese più tardi, all'inizio dell'inverno, Gheda Ali cadde malato così gravemente che fece ben due volte testamento, e che per tre volte gli versarono in bocca terra dei luoghi santi. Una sera che si ei:a improvvisamente -aggravatQ, -corsi al bazar dal farmacista. per compra're un pd' ..di sftblimato che poi a casa misi nella p~ntola della minestra. Mescolai per bene e misi la pentola sul fuoco. Nel frattempo m'ero comprata uno spuntino che mangiai di nascosto e, sazia, tornai nella stanza di Gheda Ali. Per due volte Khadidjeh mi fece capire che era tardi e bisognava mangiare, ma le risposi che avevo mal di testa, che non avevo fame, che era meglio se restavo a stomaco vuoto. STORIE/HEDAYAT "Signora, Khadidje h mangiò il suo ultimo pasto e se ne andò a dormire. Mi misi in attesa dietro la sua porta, impaziente di sentire i suoi gemiti. Ma poiché era freddo e le porte erano ben chiuse, era impossibile sentire il minimo rumore. Tutta la notte, col pretesto di vegliarlo, rimasi vicino a Gheda Ali. Verso il primo chiarore, impaurita e tremante, mi arrischiai a origliare alla porta dell'altra stanza. Il bambino piangeva ma non osai aprire. Tornai vicino a Gheda Ali. Non potete immaginare, signora, in che stato mi trovassi. Quando fu giorno fatto e tutti erano svegli, spinsi infine la porta di Khadidjeh: era morta, aveva il viso nero come carbone! Si era dimenata a tal punto che coperta e materasso se n'erano andati ognuno per suo conto. La trascinai sul materasso e le buttai sopra la coperta. Il bambino piangeva e si lamentava. Uscii dalla stanza e mi sciacquai le mani nel bacile. Poi, piangendo e picchiandomi il capo, detti la notizia a Gheda Ali. "Più tardi, ogni volta che qualcuno mi domandava di che fosse morta, mi affrettavo a rispondere: "Una volta ha fatta una cura per restare incinta. E poi era ingrassata troppo. Ha avuto certamente un attacco". Nessuno sospettò di me, ma io ero rosa dal rimorso. Mi dicevo: "Sono stata davvero io a versare per tre volte sangue?" Avevo paura del mio stesso volto, quando mi specchiavo. La mia vita era maledetta. Andavo ad ascoltare le preghiere dei sacerdoti, piangevo, facevo l'elemosina ai poveri, ma il mio cuore non riusciva più a calmarsi. Dio solo sa in che stato cadevo quando i miei pensieri si volgevano al giorno del Giudizio, quando mi veniva di pensare al peso della tomba, e a tutte le domande che gli angeli Nakir e Monker mi avrebbero certamente fatto sulle opere buone e cattive della mia vita. Fu così che pensai che l'unica soluzione che mi restava era di recarmi a Kerbela e di rimanerci: Gheda Ali aveva fç1ttovoto di andarci un giorno col figlio, ma io volevo partire immediatamente. Mio marito avanzava diversi pretesti e la tirava in lungo: "L'anno prossimo, diceva, andremo a Mashad, perché a Kerbela c'è un'epidemia'' ...Così rinviava il progetto di anno in anno, finché un bel giorno finì a sua volta per morire. Ho atteso quest'anno per prendere la mia decisione: conformemente al voto di Gheda Ali ho venduto tutti i suoi beni per ricavarne denaro contante, e al momento della partenza, quando ci preparavamo a lasciare Ghazvin, sono stata messa nelle sue mani, signora, e in quelle di Mashdi Ramezan Ali. Il ragazzo che mi accompagna e che mi crede sua madre è il piccolo Hosseyn Agha, il figlio di Khadidjeh. Ecco perché gli ho detto di µsci{~, p.on . volevo che sentiss_ela.mia storia." T utti avevano ascoltato il racçonto di Aziz Agha col più grande stupore. La donna aveva gli occhi pieni di lacrime. - Non so, disse, se Dio vorrà o no perdonarmi. L'Imam vorrà intercedere in mio favore il giorno del Giudizio? Sono tanti anni che speravo, signora, che qualcuno ascoltasse la mia confessione. Adesso sono più calma. È come se sul fuoco fosse stata versata dell'acqua ... Ma che farò il giorno del Giudizio?. 67

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==