STORIE/HEDAYAT dato a innamorarti di quegli occhi di rospo. Sei sterile. Il feto nel ventre di questa ragazza c'è stato piantato da Mashdi Taghi, il fabbricante di cucchiai". Khadidjeh macchinava a sua volta contro di me. In breve, perché annoiarvi troppo, signora?, non passava giorno senza che scoppiasse qualche lite. In casa se ne dicevano e se ne sentivano di tutti i colori; e i vicini erano stufi e arcistufi delle nostre liti. Quanto a me, solo all'idea che il neonato potesse essere un maschio, cadevo nella più nera delle angosce. Mi dedicai alla bibliomanzia, - Dio vi protegga, signora! -, alla magia, alla stregoneria. Ma sembrava che Khadidjeh avesse mangiato carne di maiale! Tutto questo non serviva a niente, la pancia le cresceva di giorno in giorno. Fino al momento in cui, in capo a nove mesi, nove giorni, nove ore e nove minuti, la signora sgravò! E che fece, vi chiedo? Fece un maschio! "Nella casa di mio marito, divenni da allora una specie di intrusa. Non so se Khadidjeh possedesse come amuleto una . pietra di serpente o se avesse stregato Ghediì Ali facendogli inghiottire qualcosa, fatto sta, cara signora, che questa brava donna rimessa insieme alla meglio, portata in casa da me dal quartiere dei fiori di cotone, sapeva adesso come sottòmetterrni. Un giorno, davanti a mio marito, mi disse: "Aziz Aghiì, io non ho tempo, lavate voi i panni del bambino." Sentendo questo scoppiai, e in presenza di Ghediì Ali le rivolsi tutti gli insulti possibili, a lei e al suo piccolo. Poi chiesi a mio marito di ripudiarmi, ma lui - che Dio voglia assolverlo! - si limitava a baciarmi le mani e a dirmi: "Perché ti comporti così? C'è pericolo che il latte si asciughi nella bocca del bambino. Aspetta soltanto che possa camminare, e allora ripudierò Khadidjeh." Ma io, piena di inquietudine, ero ormai al punto di non poter più dormire né mangiare, fino al giorno in cui, felice di poter infine far soffrire la rivale - Dio mi conceda la sua penitenza! -, mentre si trovava all'hammam e la casa era vuota, mi accostai alla culla del bebé. Tolsi d~ sotto il mento la spilla che teneva fermo il mio fazzoletto da testa e, girando gli occhi dall'altra parte, ne infilai il gambo in tutta la sua lunghezza nella sutura del cranio del bambino, e abbandonai precipitosamente la stanza. Per due giorni e due notti, signora, il bambino non smise un solo momento di gridare. E a ogni suo grido la corda del mio cuore si spezzava. Scegliergli preghiere e comprargli medicine non servì a niente. Morì la sera del secondo giorno. Come si può immaginare, Khadidjeh e mio marito lo piansero, affranti dal dolore. Ma per me, era come se sul mio cuore infocato qualcuno avesse versato acqua fresca: e mi dicevo che almeno la voglia di avere un bambino sarebbe passata a tutti e due. "Passarono due mesi, e Khadidjeh rimase di nuovo incinta. Questa volta non sapevo più cosa fare. Signora, lo giuro su Hosseyn, nostro principe, per la tristezza caddi malata e rimasi come priva di conoscenza per due mesi. Allo scadere dei nove mesi, Khadidjeh cacò un altro maschio, che diventò un'altra volta il prediletto. Per quel piccolo Ghediì Ali avrebbe dato la vita. Dio aveva donato ai discendenti di Mosé una falce, e adesso dava a mio marito un cherubino dalla testa 66 bionda! Ghediì Ali rimase in casa due giorni: mise il bebé di fronte a sé, avvoltolato come il pestello di un mortaio, e rimase in adorazione. La storia ricominciava, signora. Fu più forte di me: non potevo sopportare' la vista della seconda sposa e di suo figlio. Un giorno che Khadidjeh era occupata, ne approfittai e, tirando di nuovo fuori la spilla da sotto il mento, la conficcai nel cranio del bambino. Morì dopo un giorno. Naturalmente pianti e lamenti ricominciarono. Non potete immaginare in che stato stavolta mi trovassi. Da un lato ero felice di aver di nuovo seminato afflizione nel cuore di Khadidjeh, ma dall'altro mi dicevo che avevo versato sangue per due volte. E pensando al bambino, non potevo fare a meno di lamentarmi, di battermi il capo, di piangere. Versai così tante lacrime che Ghediì Ali e la mia rivale ebbero pietà di me, stupiti di vedere a che punto avessi potuto amare quel piccolo. Ma in realtà non piangevo il bebé, piangevo su me stessa pensando al giorno del Giudizio e al peso della tomba. Quella notte mio marito mi disse: "Avere un figlio non è nel mio destino. Come hai visto, nessuno dei miei figli può vivere." · "Non erano trascorsi quaranta giorni che Khadidjeh fu di nuovo incinta. Stavolta, perché il bambino vivesse, mio marito non trascurò nessun voto, nessuna offerta. Giurò che se avesse avuto una figlia l'avrebbe maritata a un discendente del Profeta; e se fosse stato un figlio l'avrebbe chiamato Hosseyn e non gli avrebbe tagliato i capelli per sette anni - dopo di
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