STORIE/SCHIAVO tra Russia e America, un poco astratta, lontana da me, nonostante la fondamentale giustezza delle tesi che condividevo. La fede che nacque in me fu di natura diversa: fui attratta dalla foga di quella donna, da quel fuoco ideale e invisibile che la divorava. Così mi misi a frequentare la sua grande casa, scrissi volantini per gli studenti: inviai insieme a lei lettere e materiale di propaganda per l'Italia. i Nei momenti di riposo si abbandonava alla sua passione musicale, studiava spartiti sul suo grande pianoforte a coda, che aveva sistemato in un ampio salone, tra tappeti, specchi e poltrone dai bracciali dorati e dall'imbottitura di un bel rosso cupo. Una volta, mentre salivo le scale, sentii che stava suonando un notturno di Chopin, il n. 2 in mi bemolle maggiore, dall'attacco così struggente, sempre così ai limiti, come per un miracolo, della vita. Rimasi dietro la porta ad ascoltare. La musica mi sconvolgeva sempre: aveva il potere di trascinare con sé emozioni che sbattevano da una parte e dall'altra dentro di me, come tante foglie, senza che io potessi far nulla. Forse suonai alla porta per porre fine a quello sconvolgimento. La musica si interruppe e l'amica della Pace apparve sulla soglia, anche lei un po' trasognata, ancora tutta dentro a quell'esecuzione musicale come dentro a una sfera appena trasparente, attraverso la quale sembrò pervenirle un vago senso della mia presenza. Amica della Pace. Era proprio questo il nome che aveva dato all'associazione di donne da lei fondata, che si appoggiava all'U.D.I., al P.C., ma sempre con un piglio di ingenua autonomia, di fede nella salvezza del genere umano, che aveva lontane radici illuministiche. Le veniva, credo, quella fede, dalla sua famiglia di origine, di cui lei, non avendo costituito a sua volta come i fratelli un'altra famiglia, sembrava custodire, indelebile, il senso. Tutto quello che ora sto cercando di rievocare si svolgeva a Palermo. Il suo carattere di capoluogo favoriva i contatti politici, rendeva apparentemente più facili alcune iniziative. E fra le tante prese dall'associazione Amiche della Pace, c'era stato anche un tentativo di allestimento del Dia- . rio di Anna Frank. Per mesi e mesi avevamo provato in casa dell'insegnante, nel salone dove troneggiava il bel pianoforte a coda dei Nòtturni. Ci dirigeva un pittore piccolo, dallo sguardo metallico, dal sorriso stirato cui ·egli si compiaceva di dare bagliori sadici. Le attrici e gli attqri erano gli studenti del liceo classico che frequentavamo, ad eccezione di qualche apporto esterno. Io non interpretavo nessuna parte. Anche lì fungevo da segretaria, tenevo i rapporti, telefonavo, rni occupavo insomma di cose pratiche. L'Amica della Pace non stava in sé dalla gioia. Ci covava amorosamente con gli occhi come fossimo tutti, durante quelle prove, la sua unica creatura. C'erano pasticcini, panettoni, gelati, tè ed altre bibite sempre a nostra disposizione. Poi per vari motivi organizzativi, ma non solo, forse anche 52 artistici (non provavamo abbastanza, il pittore ci dedicava il tempo che poteva, immerso in centomila altre cose), l'impresa era naufragata. Era stata una brutta delusione per l' ~- mica della Pace che dalla nostra recita si aspettava grandi cose a favore della causa che così ardentemente sosteneva. Un altro motivo di quel fallimento erano stati forse i litigi a proposito della parte principale, quella di Anna Frank. Proprio come nel teatro vero c'etaho state aspre rivendicazioni. Avidità, desideri_di primeggiare. Forse qualche mamma si era intrufolata sottolineando il valore misconosciuto della propria creatura. Non ricordo bene. Certo è che la creatura dell'Amica della Pace, la commedia che avevamo provato per mesi e mesi, non vide mai la luce. Tra un'iniziativa e l'altra, l'Amica della Pace non si diede per vinta. Decise che avremmo varcato i confini della Sicilia. Non avevamo potuto recitare Anna Frank? Ebbene, avrebbe escogitato qualcos'altro. Istituì un premio con l'aiuto delle altre Amiche dell'associazione. Sarebbero stati premiati i due migliori temi delle scuole medie superiori della città. Ed essendo quel premio istituito da un'associazione di donne, fummo solamente le studentesse a concorrere. Le vincitrici avrebbero avuto la possibilità di andare a Firenze in occasione del Congresso Mondiale (o forse solo nazionale, non ricordo più) che si sarebbe svolto di lì a poco. Tra i giudici del premio c'era Lucio Lombardo Radice, che allora, se non sbaglio, insegnava Analisi matematica nell'università di Palermo. Il tema che ci fu assegnato diceva pressapoco così: "Fra le tante arti esistenti, qual è, a tuo avviso, quella più in grado di unire i popoli facendo superare le barriere linguistiche nazionali?". Non ricordo più se fosse posto così, o se non ci avesse già suggerito la risposta. Quello che è certo è che io non ebbi alcuna esitazione: "La musica! La musica!" risposi. Avèvo forse voluto così dimenticare lo sconvolgimento che era stato in grado di provocare in me il Notturno ascoltato casualmente dietro la porta dell'Amica della Pace. Avevo ricordato solo quello che poteva far piacere a lei, e cioè l'aspetto celestiale della musica, la sua capacità di somigliare al linguaggio degli angeli, non ancora contaminato dalla babele dei vari linguaggi umani, e perciò in grado di essere capito senza bisogno di ricorrere ad altro che al suo stesso suono. Volutamente, forse, avevo taciuto la tumultuosa capacità di sconvolgermi che aveva la musica, di causarmi smarrimenti, perdita del niio stato normale di equilibrio. Il mio tema aveva esaltato l'aspetto apollineo della musica, il suo messaggio rasserenante e pacificatore. E tutto questo io avevo dovuto mettere in risalto con parole che non ricordo più, ma che certo furono convincenti. Vinsi, insieme ad una ragazza dal collo esile e gentile sul quale poggiava un ovale che aveva una sua grazia ritrosa, più contadinesca che cittadina. Il giorno in cui ci fece salire sul treno per Firenze l'Amica della Pace non stava più in sé dalla gioia. Gli occhi le risplendevano, le guance accese da sorrisi di beatitudine bene-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==