Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

STORII/BRINDISI carne arrosto. Ebbi anche il tempo di gettare un'occhiata a una bambina che passava in sella a una bicicletta suonando a tutto spiano il campanello colorato, anche se là attorno non c'era anima viva. L'avrei rivista, qualche istante più tardi, dalla vetrata di un pianerottolo: aveva una gonna celeste. Era la prima volta che entravo in quella casa. Io e Michele eravamo stati, da ragazzi, amici di infinite partite a palla di pezza (calze spugna), palle di gomma (quella dura, bianca), partite che iniziavano alla controra e diventavano magiche, lente come un film d'amore, sotto i lampioni, la sera. Michele saliva a Fuor' la Porta assieme ai fratelli Gigino e Franco a tentare la fortuna a carte sulle latrine, e non solo a carte, perché ormai si cominciava a scommettere su tutto: se quella tale ragazza si sarebbe voltata prima di sparire sul vicolo (ma nessuno doveva chiamarla); se allo Stabile davano un film in bianco e nero o a colori; se, trovandoci a giocare a "stoppa" nei pisciatoi, il primo venuto ce l'avrebbe fatta a sbottonarsi. .. Michele non aveva eccessivo fiuto per certe cose, per certi eventi più o meno fantastici; aveva troppa fretta di vincere per entrare nella logica celeste delle circostanze. E allora finiva col bestemmiare a causa di una ragazza, di un bambino che non avessero sbadigliato al momento giusto. Ci venne ad aprire la madre ormai vecchia e certo non abituata alle visite di estranei. C'era una stufa di ghisa in mezLeggete unagrande storiadi libri. Un capitolo al mese. [~~~~çE Il mondoattraversoi libri. zo alla casa, e lei tornò a sedersi là vicino rimanendo in silenzio, come i suoi capelli. Michele mi riempì un bicchierino di vermouth. E stavo bevendo, quando, dalla stanza accanto, uscì Rosa, una delle sorelle di Michele, accompagnata dal suo convivente, un calabrese sui cinquant'anni che la teneva d'occhio teneramente, come fosse una madre morta da poco e ancora troppo debole per riprendere a camminare da sola. Ed anche lei, nel suo avanzare lento e smarrito verso la porta, sembrava nutrire, per quell'uomo, una fedele, sconsolata pietà, un sentimento che forse non aveva fatto seguito a nessun amore e che neanche mai l'aveva preannunciato, nel timore di perdersi, di non reggere un'eventuale passione. Sembravano una coppia di fantasmi scesi a replicare, per chissà quale film perduto, in un cinema dolente, la scena del passaggio dalla stanza dei morti alla porta. Anche Rosa, come la madre, indossava un abitino scuro. I suoi capelli spenti stavano appiccicati attorno a una faccia gialla, levigata, pronta a soddisfare l'impudicizia infantile della morte. Rosa aveva passato la sua giovinezza nel bordello di Via Acerenza. E anche allora era bruna di capelli. La sorella più bella, Lucia, faceva la vita a Milano. Ogni tanto scendeva a Potenza e girava, nel Corso, coperta di bracciali e orecchini d'oro. C'erano soltanto sedie in quella stanza; neanche un tavolo. Non si sentivano odori di cucina. La madre di Michele si era addormentata, con la testa poggiata sulla stufa tiepida. ABBONARSIÈMEGLIO LINEA D'OMBRA è mensile a ogni abbonato un libro in dono: Il lavoro del Living Theatre (ad esaurimento) Racconti cinematografici di Werner Herzog (Ubulibri) lire 50.000 annuali su c.c.p. 54140207 intestato a Linea d'Ombra Edizioni Via Gaffurio, 4 - 20124 Milano Ricordiamo a tutti coloro che si lamentano con noi per la difficoltà a reperire la rivista nelle edicole e librerie di alcune regioni o provincie, di insistere con gli edicolanti perché la chiedano alle Messaggerie Periodici e con i librai perché la chiedano alla P .D.E. È anche questo un modo di aiutarci, forse uno dei più efficaci.

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