veramente il cuore. A quell'ora veniva gente da Santa Maria, dalle Palazzine Bianche a giocarsi quaranta, cinquanta lire a "scopa", a "stoppa", a "nzottamùr", dove speravano tutti di finire "alla leggenda", con la moneta da dieci o da cinquanta in piedi, contro il muro. E si sentiva gridare: "Capa quatt"', "Capa e croscia", "Capa doie", "Capa tre", "Croscia quatt". Monete bambine e lune baciavano il muro come il sesso di Cristo, il dolore della Madonna. Qualcuno si masturbava nella costa delle acacie per la semplice bellezza del sole. Io e Antonio ci sognavamo l'osso, la carne di quei soldi. Verso l'una usci dalla porta dei cessiun forestiero che avevamo visto altre volte da quelle parti. Attillato, come al solito, con i capelli incollati dalla brillantina, aveva la faccia distesa di uno toccato dalla brezza di Dio e pronto a chissà quali avventure. · Il giovane si fece un giro nella bisca a cielo aperto e si fermò a guardare due bambini che giocavano a "spaccabas'l", scalzi, con dei calzoncini laceri e a dorso nudo. Le dieci lire volavano in alto, ma Dio non riusciva mai ad afferrarle, e a sentire, così, l'odore di carne di cui erano impregnate. Sul muretto non c'era più posto per giocare. Il forestiero ci seguì allegramente nel pisciatoio grande. Antonio cacciò le carte e disse: "Sètt' e mmezz', mazzett' o scopa?" . Si piegarono sulle ginocchia. Avevano deciso per il mazzetto. La "matta" toccò al forestiero. Non mi andava di seguire il gioco in piedi, eppure non riuscivo a scollarmi dal muro. Ero un angelo di pietra, seconda persona di quella trinità, lo Sguardo. C'era gente che entrava a liberarsi più o meno beatamente del suo peso. Alcuni lo facevano con la testa girata verso i giocatori, e così rimanevano anche mentre se lo scrollavano più o meno vivacemente. Alle due il forestiero aveva perso settecent.o lire. Il piscia- . toio stava diventando una tana d'oro, la barca di Sinbad; e forse era entrata, invisibile, Simone Simon, a renderci l'amore, stregando le carte, passandole sul suo pube, in un mo- :mento in cui eravamo tutti distratti. · Avevo visto giocatori passare le carte tra le gambe di un STORIE/BRINDISI bambino in segno di buonaugurio; altri le facevano baciare da un amico o da un passante che avesseuna faccia simpatica. Eravamo arrivati a duemilatrecento lire. L'Amico degli Amanti Pezzenti del cinema, si rovistò, fischiettando, le tasche. Quando s'accorse di non avere più una lira, cominciò a sciogliersi un po' le gambe con qualche piegamento. Si aggiustò la cravatta guardando davanti a sé come in uno specchio, spettinò, senza risentimento, i capelli del mio compagno, ci girò le spalle, si sbottonò con calma i pantaloni e si guardò, per un attimo, il"fratello scaruso", contento di non essere commiserato da lui per quella "scutulàra". "Mo' m'aggia fa na bbella pisciàra" esclamò ridendo. E subito aggiunse, senza voltarsi: "Mi fascìr' piscià sol', cum a nu càn'?" E allora, Antonio, che era rimasto fino a quel momento impassibile, con le carte ancora in mano, pronto a riprendere il gioco, ripose il mazzo in tasca e si sbottonò anche lui le brachette, con eleganza. E un momento dopo, mi trovai in mezzo a loro e feci un po' d'acqua estasiata anche io. Il cinema Ariston divenne una tomba faraonica per noi tre, quel giorno. Mangiammo pane e mortadella, noci, semi di melone, arance. E c'era anche una bottiglia di spumarosa, la gassosa e una focaccia con la ricotta che mia madre aveva appena tirato dal forno di Cappiello. Senza saperlo, guardavamo quel film da morti, ormai. Quel giorno. vedemmo anche Due occhi e dodici mani, un film indiano. Camillo partì per la Francia neanche un mese più tardi e annegò in un fiume vicino a Amiens, dove era andato a vivere con la madre. Antonio sarebbe passato, prima ancora dell'inverno, a corteggiare le ragazze, e non solo quelle della domenica. Ci saremmo separati alla fine di quell'estate e per sempre. Dicembre Il giorno di Natale Michele m'invitò a casa sua. Abitava a Santa Maria, in una palazzina isolata, come un mausoleo, in mezzo a un prato. Prima che lui spingesse il portone, gettai uno sguardo a una finestra del primo piano da dove usciva un bell'odore di 49
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