STORIE/GRIMALDI Mio padre mi fece massaggiare il ginocchio e le cosce, poi mi prese la mano e me la posò sopra a quello. Io non respiravo più, nii vergognavo ed ero diventata un ghiaccio. Quello ci era già uscito di fuori. lo non pensavo che era così, però siccome era mio padre avevo paura e mi faceva schifo. Tenevo la mano ferma ed era lui che la muoveva. lo credo che ero bambina, e lo pesterei sotto i piedi solo per questo. Poi mi abbassò tutto e fu così. Poi lo fece altre volte. lo ero diventata pazza, ci pensavo sempre, e facevo in modo di non restare sola con lui ogni volta che non c'era mia madre. Ma capitò. Lui mi chiamava subito. lo non ci volevo andare ma ti giuro che mi spaventavo solo che lo sapevano gli altri. A me mi faceva schifo perché era mio padre e lo sapevo che era una cosa che non si doveva fare. lo lo volevo dire alle mie sorelle per farmi aiutare e per dirgli di stare attente, perché pensavo giorno e notte che lo faceva pure con loro e se era così l'avrei ammazzato. Però non riuscivo a dirglielo. Se poi con loro non l'aveva mai fatto sarebbe stato troppo brutto se glielo raccontavo io. Ma poi c'era pure mia sorella più piccola e mi spaventava che ci provasse pure con lei. Ma se si permetteva io dico che gli avrei rotto una bottiglia in faccia e l'avrei ammazzato. Qualche volta, quando la sera non tornava, dicevo: - Forse è morto, l'hanno ammazzato. - Invece poi tornava sempre. lo non mi sapevo ribellare, e non lo so il perché. Se lo faceva lui che era mio padre allora non poteva essere una brutta cosa, senò non era mio padre. Con lui non ci parlavo mai. Non dicevo niente. Facevo come una pazza per non restare sola con lui. Ma se capitava poi dicevo: "È finita" e glielo faceva fare, tanto durava pochi minuti e anche lui si sbrigava. Poi la mia prima sorella se ne scappò con Santino. La seconda con Salvatore: però lui era un tipo serio, vende la frutta ai mercatini, e Melina così si trovò una casa tutta sua, prima a Ballarò - ed era brutta coi topi - e poi la casa popolare a Sperone, e si sono fatti tutti i mobili e il salotto. Io mi trovai un ragazzo che mi veniva dietro, anche perché non ero brutta, e anche adesso, dopo tutta questa vita, non sono tanto brutta. Lui si chiamava Rino, e si chiama ancora così, perché campa ancora, ha una moglie, i suoi figli, è diventato grasso per quel magnaccia che è. Lui mi veniva dietro e io ero tutta contenta. lo lo sapevo che mi avrebbe chiesto subito di scappare; poi infatti me lo disse e scappammo. Ma appena vide che non ero vergine mi disse che me lo potevo scordare che lui mi sposava. Io glielo dissi chi era stato. E lui mi rispose: "È ancora peggio; vuol dire che ora tu odierai tutti i maschi". Invece non 40 era vero, io lo amavo, e avrei voluto fare l'amore con lui per sempre. Noi tornammo, lui chiamò mio padre e glielo disse: che sapeva tutto e che non mi poteva sposare. Quello lo prese a pugni. Poi prese a me e mi diede tante botte da farmi nera. Con la cintura; ma pure muzzicuni sulle gambe. Io gridavo, ma nessuno mi aiutava, nemmeno mia madre, perché diceva: "Dagliele forte, così impara a scappare coi maschi". Lui mi stava ammazzando, e forse mi voleva ammazzare così non parlavo più. Poi venne una vicina, che mi senti gridare come una pazza e disse: - Ora basta. Non lo vede che l'ha riempita di sangue? La vuole ammazzare? Ora basta. - e lui mi lasciò stare. Anche i miei fratelli gi dissero che mi aveva abbuscato abbastanza e ora mi doveva lasciare stare. Mia madre voleva che Rino mi sposasse per forza e si metteva a gridare con mio padre che doveva prendere a quello per il collo e farmi sposare. Lei non ne sapeva niente. Mio padre fece finta che era un poco di buono, e che era lui che non mi voleva fare sposare con Rino. Mia madre faceva come una pazza che quello mi doveva prendere per forza, e mio padre quando infine sfasava l'amazzava di botte. Ma quella continuava perché è fatta così. Diceva che se non mi sposava Rino non mi avrebbe presa più nessuno perché non ero più pulita. Povera scimunita e cretina. Ma con Rino ci vedevamo ancora, io gli volevo bene, e facevamo l'amore. Anche se ero stata con mio padre a me mi piaceva lo stesso fare l'amore, e andavo io stessa a cercarlo e ce ne andavamo nella casa sdirupata, in mezzo ai topi, dove c'era messa la paglia per ficcare; ma non l'avevamo messa noi. La usavano anche le buone donne di notte, per sbrigarsi prima con quelli che non avevano i soldi abbastanti. E lui mi diceva: - Tu ce l'hai nel sangue. Sei una vera pulla. - Ma io glielo dicevo che non mi veniva di farlo con gli altri, mi piaceva farlo solo con lui. Con lui mi piaceva moltissimo, lo volevo fare sempre e pensavo sempre a lui. Lui era magro, con i muscoli, mentre mio padre aveva la pancia larga, sicca sicca, e anche nelle braccia la pelle gli calava. Quando gli avevo passato la pomata gli avevo toccato una pelle che mi faceva schifo e invece sono figlia sua. Rino invece era bruno e aveva il petto liscio, io ci passavo la mano di sopra. Ma lui mi diceva che ce l'avevo nel sangue, di ficcare, e che era meglio che lo facevo per mestiere così me ne andavo da quella casa e da quel pezzo di merda di mio padre, e mi potevo fare i soldi e una bella casa. Ma io all'inizio gli dissi che lo volevo fare solo con lui altrimenti niente. E lui mi disse: "E allora toglimi dalla testa. Mi puoi scordare per sempre". Ma poi andavo a cercarlo, e bastava che lo toccavo che diventava pazzo anche lui e mi veniva di sopra; certo che gli piaceva! Allora anche tu, gli direi adesso, ce l'hai nel sangue di fare l' arruso.
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