Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

ILCONTUTO ma per vedere quanto grande, bisogna usare lo stesso metro tutte le volte, cercare sempre fuori della cerchia dei propri amici, non guardarsi troppo allo specchio. Questo Gad Lerner non lo fa (o lo fa poco: gli esempi sono sottolineature). E ce lo garantisce il cambio di marcia quando passa dalla Fiat ali' Alfa Romeo, da Torino a Milano sotto il comune scettro degli Agnelli. Lì esiste ancora una rete di quadri antiaziendali, militanti, che sono la continuità con gli anni giovani dell'autore. E lì la ricerca della classe in sé si inceppa. Ma i milanesi non donano il sangue? Che gente! Non fanno gli alpini? Nn prendono i premi aziendali? Non vanno ad arrampicarsi sulla Grigna? Ci vanno e come! E durante la guerra civile, cioè la resistenza, per distinguere i buoni dai cattivi gli facevano dire milanès con l'accento giusto - che è impossibile da dire per un non etnico, è empiricamente provato - e se non ci riuscivano erano guai. Per fortuna Riccardo Lombardi e Giorgione Amendola si facevano presentare. E degli alpini deve saperne qualcosa anche Magnabosco, il dirigente Fiat più citato, che è nato sull'altopiano di Asiago, come mi dice un suo conterraneo. (Un giorno l'ho visto partire a razzo verso il tavolo di Magnabosco, che non conosco personalmente, durante una pubblica riunione. Ho indegnamente pensato; "Questi socialisti! Subito a correre dai padroni". Ma non era vero. Era solo una accurata diagnosi dell'accento con riconoscimento etnico-tribale). Intendo dire: è un uomo anche lui, come gli operai. Ha un paese e una cultura. Manca al libro anche la sottolineatura dello spessore dei testimoni. E questo, per chi veda le cose dall'interno accentua la sensazione di casualità, per gli esterni può essere sviante. Bruno Manghi è, al momento, il piu importante dirigente sindacale del Piemonte; per la verità un dirigente nazionale, di statura nazionale, venuto senza clamore a commissariare Torino, lato Cisl. Bisognerebbe dirlo e dire che tesi ha, altrimenti si rischia di cancellare gli altri. Sono importanti, questi che per me sono difetti? No se si resta alla fotografia. Se però si volesse ricominciare da tre, se volesseroricominciare da tre i possibili lettori operai del libro, allora potrebbero esserlo. Perché la diaframmatura del campo (gli operai della Fiat) potrebbe essere sviante. Noi non sappiamo quali idee generali torneranno a riunire gli oppressi domani, quali siano i confini delle loro possibili identità. E mentre la prima parte del libro è una scoperta molto intrecciata di somiglianze e dif16 ferenze, la fine invece ci rimette ad aspettare che il pendolo oscilli dalla parte giusta. Non è detto che avvenga; non alla maniera della volta precedente; non sul modello dell'Alfa. I "trentacique giorni" sono, oltre a tante altre cose, anche una storia di incredibile, proterva cecità. Se alcuni dirigenti sindacali possono aver condotto quello scontro come una battaglia la cui logica interna andava subòrdinata agli obiettivi strategici, e altri possono averlo subito, molti di "noi", molti degli intervistati, li hanno vissuti "in sé", come una invincibile resistenza. Si sbagliavano. Se l'obiettivo si sposta sulla classe per sé, in cui molti dei nomi citati rientravano, bisognerebbe dirlo. PREMIOCALVINO1988 I) La rivista "L'indice", in collaborazione con la rivista "Linea d'ombra", bandisce per l'anno 1988 la terza edizione del premio Italo Calvino. 2) Possono concorrere al premio opereprime inedite di narrativa e opere inedite di critica, che siano di autore italiano e che non siano state premiate o segnalate ad altri concorsi. 3) In questa terza edizione, il premio segnalerà sia un'opera di narrativa sia uno studio critico, orientato quest'ultimo ogni anno a un tema diverso, scelti tra quelli che soprattutto hanno ispirato l'opera e la riflessione di Italo Calvino. Nell'anno 1988per la narrativa il premio sarà assegnato a un romanzo. Per la critica il premio sarà assegnato ad uno studio sul pensiero e sulla cultura di Italo Calvino oppure sulla situazione testuale delle sue opere. 4) Le opere devono pervenire alla segreteria del premio presso la redazione dell' "Indice" (via Andrea Doria 14, Torino 10123) entro e non oltre il 1 luglio 1988, in plico raccomandato, in duplice copia, dattiloscritto, ben leggibile, con indicazione del nome, cognome, indirizzo, numero di telefono dell'autore. Le opere inviate non saranno restituite. 5) Saranno ammesse al giudizio finale della giuria quelle opere che siano state segnalate come idonee dai promotori del premio (vedi "L'Indice", settembre-ottobre 1985) oppure dal comitato di lettura scelto dalla redazione della rivista. Saranno resi pubblici i nomi degli autori e delle opere che saranno segnalate dal comitato di lettura. 6) La giuria per l'anno 1988è composta di 5 membri, scelti dai promotori del premio. La giuria designerà le due opere vincitrici, a ciascuna delle quali sarà attribuito per il 1988un premio di lire 2.000.000 (due milioni). "L'indice" e "Linea d'ombra" si riservano il diritto di pubblicare - in parte o integralmente - le due opere premiate. La giuria potrà altresì segnalare altre opere, e proporne la pubblicazione. La giuria si riserva il diritto di non assegnare il premio. ,, , ,· 7) L'esito del concorso sarà reso noto entro il 30 gennaio 1989 mediante un comunicato stampa e la pubblicazione su "L'Indice". 8) La partecipazione al premio comporta l'accettazione e l'osservanza di tutte le norme del presente regolamento. Il premio si finanzia attraverso la sottoscrizione di singoli, di enti e ·di società. CONSIGLI/SCONSIGLI DIVERTITEVI: E' UNORDINE! Grazia Cherchi "Ho superato la fase in cui trovavo che tutto in questo paese è ignobile-corrottocialtronesco", mi diceva l'altro giorno un amico. "Ora vedo la commedia dell'arte in tutto. Mi sento meglio: trovo tutto comico. Gli unici che non mi fanno ridere sono i comici professionali: autori, attori, presentatori, vignettisti. Solo con loro resto impassibile". Posso capire. Dato che tutti mirano a divertirci: "Beccati questo colpo basso!" - Grazie, è stato molto bello; "Et voila una torta in faccia!" - Oh, che delizia!; "Ci sei caduto nel trabocchetto!" - Che spasso, ancora!, quelli che dovrebbero esilararci per mestiere risultano, se va bene, patetici. Digressione: vorrei che qualcuno mi spiegasse - io proprio non ci arrivo - perché gli intellettuali cosiddetti accettino di partecipare a certe rubriche televisive, sapendo in anticipo che contenitori di schifezze sono: chi li costringe? Capisco il povero cristo che grazie a una piccola apparizione in Tv verrà finalmente trattato con cortesia dal lattaio o dalla portiera, ma perché ci vadano certe persone che hanno tutte le gazzette a disposizione per predicare-ammaestrare quando vogliono, ecco, proprio non riescoa capirlo. E si noti che basta dire una volta "No!" e a differenza di altri media, non si viene ulteriormente importunati. È successo a una mia conoscente: essendosi rifiutata di far !'"ospite" a non ricordo quale bestiaggine televisiva, si è sentita dire dal vice del vice del segretario del responsabile della trasmissione: "Stia attenta a quello che fa, signora: se dice di no una volta, con la Tv ha chiuso", col tono tra il minaccioso e l'allarmato di chi ti avvisa: "è la fine per te". Tornando melanconicamente ai comici professionali, vorrei soffermarmi un momento sui vignettisti satirici. Il più grande, anzi l'unico grande che abbiamo - lo ripeto ancora una volta - è Altan, che è quasi un genio. Non c'è nessuno che sappia cogliere il nostro tempo come lui. (Altan perde qualche colpo solo quando si occupa dei politici nostrani: li lasci perdere! La gente proprio non ne può più: dire che ha nei loro confronti un moto di rigetto è parlar fino. E poi, come si fa a fare la caricatura di caricature? Insomma, far sorridere di un politico è, per dirla con gli americani, come - voler piantare un chiodo con una banana.)

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