Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

DISCUSSIONI/GINTILONI all'interno della chiesa cattolica che vanno letti i documenti del suo magistero. Le visioni planetarie non sono escluse, ma non sono neppure determinanti. Con l'occhio rivolto soprattutto all'interno della chiesa, diacronicamente e sincronicamente (il panorama di oggi e la storia di ieri), il documento pontificio tende soprattutto a chiarire quale sia il ruolo della chiesa nel sociale, correggendo equivoci, da una parte e dall'altra (della chiesa, non del pianeta). Non si deve dimenticare che la classica dottrina sociale della chiesa era entrata in crisi dopo il concilio, specialmente presso il cattolicesimo più aperto e progressista. Appariva "integrista": la chiesa non può dedurre dal vangelo - si era detto e pensato - soluzioni sociali; la chiesa pensi ad "evangelizzare" più che a risolvere i problemi dell'uomo e della società. Una posizione che potremmo dire pura e distaccata, ma che certamente Wojtyla non ama: il suo cattolicesimo è corposo, sanguigno, incarnato, diffidente delle distinzioni, concreto. Giovanni Paolo II vuole una chiesa impegnata in prima persona nella società e che così testimoni il suo servizio, insieme, all'uomo e al vangelo. Culto, liturgia e preghiera, ma insieme e subito scuola e assistenza. La dottrina sociale della chiesa, dunque, non si poteva mettere nel cassetto se non si voleva accettare una chiesa invisibile, spiritualista, privata: proprio il contrario della chiesa che Wojtyla predilige. Occorre dunque recuperare la dottrina sociale, ma senza quella deriva verso il politico che non è compito della chiesa e che, d'altronde, non è facile evitare. Il Vaticano ha ben presenti i rischi di politicizzazione in cui gli sembra che incorrano le comunità più impegnate socialmente, come molte comunità cattoliche dell'America Latina. Ecco, allora, la "terza via" della Sollicitudo: nori è una via media fra capitalismo e collettivismo ma fra un cattolicesimo troppo disincarnato e invisibile e un altro cattolicesimo troppo politicizzato. Lo stretto spazio fra i due, quello spazio che l'enciclica rivendica e difende a denti stretti, è lo spazio dell'etica: quello spazio, per quanto stretto, nel quale i problemi sociali incontrano la parola del vangelo, e che quindi la chiesa rivendica come suo. Nessuno la accusi di ingerenze indebite, ma nessuno la respinga ottocentescamente in sacrestia. Se questa è la lettura esatta - per lo meno, una lettura esatta - della Sollicitudo, la si dovrà valutare, allora, progressista o reazionaria, di destra o di sinistra, non in base alle frasi sull'est e ovest, sul nord e sud, ma in base alla sua concezione del ruolo della chiesa nella società. Può piacere o meno una chiesa che espande il suo intervento magisteriale nel sociale, approfittando implicitamente delle carenze altrui e relegando inevitabilmente il politico in zone che si potrebbero dire soltanto tecniche, o, meglio, "senza anima". Quindi, marginalizzandola. Molti, come il sottoscritto, pensano che questa impostazione non giovi né a una autonoma maturazione dell'uomo, né a quel "di più" che gratuitamente - "grazia", non risposta ai bisogni - viene offerto dal vangelo. 14 ~ USI~ EDOSSIER Nel fascicolo di aprile, già in edicola il Dossier BEETHOVEN LE SINFONIE di Danilo Prefumo e nella rivista: ILDONCARLOS E LASOLITUDINEDEL SOVRANO SALIERI,GLI ULTIMIANNI GIUNTIEDITORE 5fOR171 E DOS.SIER Nel fascicolo di aprile, già in edicola il Dossier ILMONDO FEUDALE e nella rivista: GOVERNOE POPOLO NELMONDOANTICO LE GUERREDI RELIGIONE GIUNTIEDITORE

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