NOTESUUN'ENCICLICA Filippo Gentiloni Cipputi: "Dice il Woitila: Capitalismo e marxismo è la stessa schifezza". E. Bigazzi: "È la lezione evangelica del Ponzio Pilato" ("L'unità?', 4/~88). Questa volta mi sembra che Altan non abbia ragione. La recente enciclica di Giovanni Paolo II, la Sollicitudo rei socialis, propone una chiesa che dei problemi sociali non se ne lava le mani, tutt'altro: nello spazio lasciato dai fallimenti altrui propone la propria linea, quella dottrina sociale cattolica che già Leone XIII aveva indicata e che poi, di papa in papa, si è andata perfezionando. Non nel senso di proposte migliori sui problemi scottanti (sviluppo e occupazione, divario nord-sud, debito estero, ecc.): in questo senso le proposte vaticane restano vaghe e piuttosto predicatorie. Quello che si è andato perfezionando è il livello del discorso che cammina - meglio, si sforza di camminare - su di uno stretto crinale di etica sociale, che eviti, da una parte, il moralismo di una chiesa attenta soltanto al personale e al privato, come nell'ottocento, ma dall'altro anche il politicismo di una chiesa che indica una sua terza o quarta via per risolvere i problemi politico-sociali. Una via stretta; sulla quale la Sollicitudo procede con maggior coerenza dei documenti precedenti ma non senza ambiguità, come dimostra la diversità delle letture che ne sono state fornite. Sarà il caso di ricordarne soltanto alcune, con qualche osservazione di merito. Dal coro un po' scontato degli entusiasti, si è subito distaccata una lettura un po' preoccupata, stupita, ma anche irritata. Luogo di origine, la cultura che_potremmo dire liberal-borghese, sia nella versione più laica (Giuliano Zincone sul "Corriere della Sera", Eugenio Scalfari su "Repubblica") sia in quella più cattolica (Felice Portillaro su "Il Sole-24 Ore"). Stupiti e irritati perché il papa mette il capitalismo liberista sullo stesso piano del collettivismo marxista, imputando all'uno e all'altro i disastri sociali del mondo in cui viviamo. È vero che anche i documenti precedenti non mancavano di condannare l'occidente capitalistico: ma in termini soft, quasi per controbilanciare la vera condanna, quella nei confronti dei paesi dell'est. Questa volta i termini sono cambiati e la cultura liberal-borghese se ne risente. Come mai? chiede. Non eravamo, dalla metà dell'800 in poi, compagni di strada? Tutti cristiani, in fondo, come aveva sentenziato Benedetto Croce? Uniti, anche se con qualche interna divergenza, contro il comune grande nemico, l'avversario dell'umanità e del progresso, ma soprattutto di quella libertà senza la quale non si può dare né pace né sviluppo? Ora il papa sembra distaccarsi dai suoi antichi compagni di viaggio, deluso da quella logica del mercato che secondo loro, con opportuni tempi e doverose correzioni, avrebbe condotto a un benessere sociale diffuso anche nel sud. Non possiamo più aspettare, sembra dire la Sollicitudo, i vostri tempi e i vostri aggiustamenti. DISCUSSIONE/GENTILONI Foto Sygma/Agen:z:la Grazia Neri. E la cultura liberal-borghese (aggettivo impreciso, ma comodo) ripete: ma allora, anche voi accettate il collettivismo soffocatore della libertà! Inutile sperare in ipotetiche terze o quarte vie! Non potete, insieme, essere contro il comunismo e contro la Fiati Aut, aut. Ancora una volta la cultura liberal-borghese mostra i suoi limiti, meglio, la sua vecchiaia. Da una parte, è incapace di leggere nella società e nella storia qualche cosa che non corrisponda allo schema classico, alle dicotomie consolidate; dal1'altra continua a vedere nella religione niente altro che uno strumento per il mantenimento di un certo "ordine" di una certa società. Un'ottica che non permette di scorgere panorami diversi da quelli dell'ultimo secolo, e di valutarne, quindi, positività e negatività. Come spiegare, a questo punto, l'indurimento anticapitalistico della Sollicitudo? Lo sguardo si sposta sul quadro internazionale: parecchi interpreti hanno privilegiato questa ottica. Si tratterebbe, più che di anticapitalismo, di critica all'occidente, non nuova, d'altronde, nel papa slavo. Le due ottiche sono strettamente collegate, ma non identiche. Nel corso degli anni più recenti, papa Wojtyla si sarebbe sempre più convinto dei disastri dell'occidente: consumismo, prepotenze, egoismo, secolarizzazione ... Lo stesso cattolicesimo statunitense, fino a qualche anno fa corteggiato, ora gli apparirebbe pericoloso (le posizioni sul controllo delle nascite, sui rapporti prematrimoniali, sulla prevenzione nei confronti dell' Aids ... ). L'ultima goccia sarebbe stata la accoglienza piuttosto fredda ricevuta dal papa nell'ultimo viaggio negli USA. Rivolgendo lo sguardo dall'altra parte delmondo, il papa non sarebbe insensibile ai segnali lanciati da Gorbacev, anche se per ora le frontiere dell'URSS gli restano interdette. Non bisogna dimenticare l'importanza che questo papa annette, accanto alle encicliche, anche ai viaggi che le anticipano e le commentano. Questa lettura internazionalista mi sembra corretta, ma insufficiente. Le manca la dimensione ecclesiale, che nella Sollicitudo resta preponderante: in genere è con l'occhio rivolto 13
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