Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

f -.l o ~ et .J O( .~ ~ ~ ~ ~ \. DISCUSSIONI/ARLORIO Disegni di Michele Valdlvla. Si potrà obiettare che non è un grande cambiamento. È vero: nient'altro che una variazione sul tema perenne della tendenza a sbarazzarsi il più in fretta possibile del bambino che è in noi; cioè della creatura debole, indifesa e dipendente per poter diventare finalmente l'individuo adulto, autonomo ed efficace che suscita rispetto e considerazione (Miller). Come la storia, la storia dell'educazione è fatta di variazioni sul tema. Un'altra variazione su un tema forse ancor più perenne sono i sensi di colpa. Tra i tanti, uno che potrebbe aver preso particolarmente piede ha a che fare col mondo terrificante che stiamo approntando a quegli stessi bambini che stiamo educando. Sembra difficile non provare la sensazione che da una parte li stiamo allevando amorevolmentee dall'altra stiamo creando le condizioni per renderne impossibile la sopravvivenza. Un'ambivalenza antichissima: la stessa che si ebbe nei confronti degli animali sacrificali, allevati appunto amorevolmente per il sacrificio; per il macello. So che in una certa cultura (è quella nella quale sono stato allevato!) collegaremaggior cònsapevolezzacon insuccesso, invecedi progresso, "non è cosa". Ma che dire di una maggior consapevolezza teorica che in pratica sembra aver portato solo angoscia? (Non è del resto una novità che l'albero della conoscenza può essere una fregatura.) Insomma tanto vale parlar chiaro: il grande o piccolo insuccesso dell'educazione antiautoritaria - spesso personale constatazione di molti di noialtri - continuo a non vederlo nell'erroneità dei principi; ma nella pratica di persone per altro così consapevoli, teoricamente preparate e volenterosamente preoccupate di ben fare, che il tutto mi spaventa ancor di più che constatare gli ovvi danni della pedagogia nera. E per parlar chiaro sino a rozzezza e schematismo: cosa non s'è finito per accettare, di tutta evidenza, di gravemente dannoso per i bambini! - in termini di alimentazionee di ambiente; di scuola e di deprivazione culturale; di dittatura del modello.di vita dominante del pupo, ossia di sua plasmazione senza alternative; di abuso dello stesso sino al suo uso vomitevole, attivo e passivo, da parte della pubblicità; di negazione e mortificazione del suo corpo pianificata e benedetta ''ben oltre la violenzafisica'' ... Genitori che hanno avuto l'avventura di veder grosso modo identificati gli anni della propria adolescenza con quelli della concreta illusione di una rivoluzione mondiale alle porte, possono aver perso molte speranze e illusioni come ad esempio quelle della possibilità della rivoluzione. Ma possono, appunto, continuare a illudersi o sperare di poter educare, o antieducare, decentemente, un figlio senza nemmeno una rivendicazione, per quanto riformistica, di cambiamento di qualcosa di questo mondo di tutta evidenza gravemente dannoso per i bambini. .. ! Certo, più si è consapevoli più si avrà la sensazione di aver assicurato il proprio contributo alla costruzione di questo mondo in cui non c'è né spazio né tempo per i bambini; sino a concepire l'idea del pagamento di un debito contratto nei loro confronti per una colpa grave. Ma arrivando a monetizzare questo debito, a pagarlo in contanti e beni di consumo, e comunque all'insegna di una "tolleranza inespressiva" quale massima risorsa e disponibilità pedagogica nei loro confronti... 11

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