Linea d'ombra - anno VI - n. 26 - aprile 1988

DISCUSSIONE/ ALLEVA sioni create da nuove logiche intellettuali; con la creazione di consessi di uomini di fede scientifica, con i loro riti e le loro regole di morale. Gli uomini si posero di fronte al mondo animale per descriverlo con criteri scientifici,ma anche per classificarlo. Cioè, se da una parte nacque il problema di attribuire un'identità scientifica a ciascuna specie animale, dall'altra sorse l'esigenza di mettere un ordine alle bestie, una volta etichettate. All'epoca di Linneo venne iniziata la grande opera di censimento delle specie animali del pianeta, opera che prosegue tuttora, visto che siamo ben lontani dall'averle scoperte (cioè etichettate) t,utte. Ebbe inizio così l'opera di classificazione delle specie animali, cioè di creare entità omogenee e discrete all'interno delle quali posizionare i vari tipi di bestia. Uomo incluso, perché anche la specie umana condivide caratteristiche fisiche con gli animali, e in virtù di queste agli animali può essere confrontata, in termini di analogie e differenze. E Linneo, come ogni zoologo che si rispetti, inserì l'uomo tra le scimmie, per le evidenti analogie strutturali e funzionali, anche se gli riconobbe a pieno titolo alcune caratteristiche di unicità. Ma ci volle ancora qualche secolo perché l'ideologia di unicità e di assoluta e separata superiorità umana sugli animali venisse ben più seriamente messa in discussione da Charles Darwin; né questa visione nuova, ai nostri giorni, è ancora pienamente accettata da tutti. Darwin ebbe l'invidiabile fortuna di viaggiare, all'età di vent'anni, per le zone del mondo meglio provviste di animali, sia in termini quantitativi, sia per varietà di tipi: i tropici. Durante i cinque anni del suo viaggio, la sua fervida immaginazione di naturalista prospettò un'idea tanto assurda per i suoi tempi quanto suggestiva per chiunque, viaggiando, si confrontasse quotidianamente con specie animali tanto diversificate. L'idea di Darwin era che il mondo degli esseri viventi, che i naturalisti si affaticavano a etichettare e a classificare - magari affrontando viaggi difficili e rischiosi in parti del pianeta ancora poco note alla scienza occidentale - non fosse un universo fisso e definito di esseri, bensì un insieme di specie in continua trasformazione le une nelle altre. La teoria di Darwin, apparentemente semplice nella sua enunciazione, 8 portava a corollari terribili, per l'ideologia antropocentrica, che millenni di storia avevano edificato: non solamente l'essere umano era molto simile agli animali, ma da essi doveva provenire per ascendenza diretta. In altre parole, l'uomo, collocato da Linneo accanto alle scimmie, diventava con Darwin il prodotto di una catena di esseri viventi, per trasmutazione diretta di una specie animale in un'altra. A tutti gli effetti l'uomo era un animale né più né meno come gli altri; questa considerazione è di per sé talmente oltraggiosa per l'uomo, che lo stesso Darwin meditò per anni prima di trovare la forza morale di affermare pubblicamente la sua idea. E a centoventi e a più anni da quel giorno, quanti sono sulla Terra gli uomini che si trovano pienamente d'accordo con Darwin? Arrivando ai nostri giorni, nella comunità scientifica internazionale che attualmente si occupa di biologia, l'idea di Darwin è ben radicata, ovvero sono relativamente pochissimi i biologi che si dichiarano contrari all'idea di trasformazione evolutiva dei viventi. Ciò nonostante, talvolta i biologi ricadono nel peccato ideologico di costruire, attraverso analisi malaccorte, qualche parametro di "crescente superiorità", il quale conduce, lungo la scala evolutiva dei viventi, a un essere che, seppure diverso (per quanto una specie animale può differire da un'altra), è a tutte "superiore" per legge darwiniana. Così al pubblico non specializzato arriva l'informazione erronea che l'uomo è superiore agli altri animali, perché ha un cervello più grosso, oppure perché è l'unico a camminare su due gambe. D'altra parte, alcuni biologi sono ricaduti nell'errore opposto, volendo spiegare a tutti i costi aspetti tipici delle attività umane con esempi tratti dal mondo animale. Una ripresa cinematografica di New York dall'alto di un aereo, accortamente accelerata durante la proiezione, fa sì che la vita di una metropoli appaia simile a un formicaio. Ma ha senso spiegare la società degli uomini confrontandola con quella delle formiche, supponendo identiche regolazioni del comportamento sociale? Al di là del fatto che in ambedue i casi centinaia di migliaia di esseri animali trascorrono assieme la propria vita, solo la società degli uomini ha prodotto sulla Terra chiese, biblioteche, università, religioni e guerre.

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