LAURA Flaminia Paolucci Mancine/li M arcello rientrò presto a casa quella sera. C'era ancora luce e luce e molta gente per strada, attardata nelle compere. Si sentì subito depresso nel varcare la soglia del suo appartamento da scapolo: le persiane serrate davano alle stanze un clima già notturno. Chiudendosi la porta alle spalle ebbe l'impressione di lasciare fuori anche se stesso e si sentì incupire mentre percorreva il corridoio silenzioso. Il suo stato d'animo era un boomerang che, lanciato contro le pareti, gli tornava indietro identico. Nessuno degli oggetti, che colpivano la sua attenzione, era capace di produrre un'az-ione di rottura con il suo stato. Subivano il suo influsso negativo e quello soltanto gli trasmettevano. Sotto il cono di luce della lampada sulla scrivania posò le chiavi e le sigarette. Si tolse la giacca e la lasciò cadere sul bracciolo del divano a due posti, dove si sedette senza una necessità di stanchezza. Rimase seduto per qualche minuto nella penombra, cercando una reazione da adattare agli ultimi avvenimenti. Inutile pensarci. Si alzò lentamente e con passi misurati raggiunse la portafinestra. Aprendo le persiane fu aggredito dall'intensa luce bianca del cielo al crepuscolo. Dal piccolo terrazzo della mansarda era impossibile vedere le vie, ma il cielo era infinito. Vicinissime correvano le rondini. Marcello si appoggiò alla persiana aperta lasciando che le sgraziate grida degli uccelli riempissero di suoni la sua testa stanca. "Devi sapere soltanto questo: ti amo", disse Laura e nei suoi occhi le parole si confermavano. Marcello ne era certo: la sua donna lo amava. Erano vent'anni che stavano insieme, avevano affrontato insieme la maturità correndo ogni possibile rischio che un rapporto libero poteva creare. Ora pensava alla loro relazione come ad un legame definitivo: senza le sicurezze date dal matrimonio aveva impiegato molto tempo per superare il timore di perderla. Era stata Laura a decidere di iniziare la loro relazione, fino da allora sicura nelle sue scelte e bellissima, come adesso: i suoi lineamenti, addolciti dall'età, la rendevano ancora piu sensuale. Avevano formato coppia fissa tra gli amici, fidanzati prima, sposati poi. Quando era nato il primo figlio ai loro amici più cari c'era stata una difficile crisi, l'unica, anche quella per causa di Laura. Per la sua sterilità Laura si sentiva menomata: "Devi essere libero di avere una vita normale. Tu puoi avere dei figli da un'altra donna. Non è giusto che io ti leghi alla mia esistenza inutile". Erano rimasti insieme, ma soltanto provvisoriamente, diceva Laura, in attesa che lui trovasse la donna giusta. Una provvisorietà durata vent'anni, durante i quali ognuno aveva conservato una vita individuale, le proprie abitudini, perfino il proprio appartamento. "Abbiamo agito giustamente, tutto è più facile." Aveva detto Laura. I suoi occhi si erano illuminati di quella vivacità contagiosa che subito disegnava sulle labbra di Marcello il sorriso. I motivi che lo avevano spinto ad innamorarsi di lei, in tanti anni, erano ancora causa della sua attrazione per L_aura. L'averla posseduta non era servito ad acquietare il suo desiderio. Al loro primo incontro il corpo di Laura e la sua personalità erano stati per Marcello la meta da raggiungere e ancora lo erano. La libertà del loro rapporto aveva impedito che la quotidianità creasse, insieme all'abitudine, la noia. Per Marcello ogni incontro con Laura aveva sempre significato l'inizio di una nuova conquista. Ogni appuntamento era un paragrafo a se stante della loro storia, non c'era nulla di scontato o di ripetitivo. Vedersi era la testimonianza del loro desiderio di farlo, non l'occasionalità determinata dalle circostanze. La sterilità di Laura, della quale sapeva fin dall'adolescenza, l'aveva spinta a concentrare tutte le sue attività nella formazione di se stessa. Tutte le sue cure si erano rivolte a crescere e a sviluppare il proprio cervello, come se in mancanza di una possibile prole, avesse adottato il suo intelletto. Si era laureata in fisica nucleare e in seguito aveva lavorato nell'università ottenendo, ancora giovanissima, la libera docenza. Il suo cervello maschile si era perfettamente ambientato nelle forme armoniose del suo corpo e una profonda sensibilità aveva compiuto l'opera. Marcello, incontratala, non era stato più capace di desiderare un'altra donna. Rientrò nello studio invaso dall'umidità serale. Chiuse i vetri lasciando che la scarsa luce esterna ancora contrastasse quella artificiale della lampada. Sedette alla scrivania. Protese la mano al pacchetto di sigarette e ne accese una. "Ti amo per la tua femminilità", disse Laura. "Grazie del complimento! Non so quale altro uomo non si offenderebbe per questo tuo apprezzamento ... " "È la solita mentalità maschile. Tu dici di essere un uomo moderno, ma questo tuo risentimento è la prova di quanto sei ancora legato al passato." "No, c'è una differenza: io non nego la validità delle tesi che difendono la parità dei sessi, ma questo tuo complimento è un capovolgimento." "Forse hai ragione, ma era destino che accadesse dopo secoli di sopraffazione ... e poi ti ho comunque fatto un complimento!" "Lasciamo stare, l'importante era la premessa: anch'io ti amo e mi sento euforico. Vorrei fare l'amore con te, qui, ora, nonostante la gente ... come un adolescente alla sua prima esperienza: mi sento invadere da un incontenibiie desiderio." Laura sorrise con complicità. Ci eravamo dati appuntamento nella sala da the di un bar del centro. Il locale era affollatissimo, attraverso i vetri appannati la città ci inviava i segni del suo indaffarato traffico serale. Il breve arco del pomeriggio invernale era già concluso e nel buio freddo le luci dei negozi e delle automobili erano un'allegra testimonianza di febbrile attività. La settimana precedente le feste natalizie, insieme con Laura a scegliere i regali per gli amici, per i figli degli amici ora numerosi. Neanche per questo c'erano state note stonate: la ferita, da tempo cicatrizzata, era alle spalle. Eravamo vivi per noi stessi, consci che questo egoismo, al quale eravamo obbligati, ci gratificava con la felicità del nostro amore. Eravamo due fidanzantini al primo appuntamento, indifferenti a tutto ciò che ci circondava, concentrati l'uno alle parole, ai gesti dell'altro. Uscendo, nell'aria fredda, le circondai le spalle con un gesto protettivo. "Vieni qui. .. che la tua mogliettina ti ripara dal freddo." Sorrise. Andammo alla libreria americana e Laura si dimenticò di me per frugare fra le scaffalature. Girava da un reparto all'altro colpita da una frenesia intellettuale. Solo a tratti, conscia di trascurarmi, mi indicava la copertina di un volume, secondo lei, particolarmente interessante. Innocentemente dimentica della mia ostilità per le lingue straniere. Fuori dalla libreria la notte li investì, era piacevole camminare in quel freddo asciutto, l'aria tagliava il viso. A casa di Laura, Marcello la prese con forza e desiderio violenti 75
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