DISCUSSIONI/SPLENDORE Venerdì e Roblnson visti da Bui\uel e da Grandvllle. na, era partita dall'Inghilterra sulle tracce di sua figlia rapita e scomparsa alcuni anni prima: Sull'isola non sarà facile stabilire contatti con i due uomini, ambedue per motivi diversi chiusi al rapporto con l'altro - Venerdì perché privo della lingua, Cruso perché inaccessibile nella sua autosufficienza e irrigidito in una logica di sopravvivenza che sembra escludere persino l'uscita dall'isola. Ma la diffidenza e l'incomprensione si trasformeranno gradualmente in forme di mutua solidarietà che dureranno fino alla morte di Cruso e sarà proprio Susan a raccoglierne la doppia eredità, da una parte il racconto dell'isola e la promessa di non dimenticare, dall'altra 74 Venerdì. Una volta in Inghilterra, dopo essere stati salvati da una nave mercantile, Susan e Venerdì si recano a Londra in cerca del signor Foe, l'interlocutore misterioso del racconto, l'autore che si sta facendo una reputazione raccontando le storie avventurose apprese dai compagni di prigionia a Newgate. Susan gli chiede che anche il suo racconto si trasformi in un libro, qualcosa che fornisca a lei i mezzi per sostenersi e a Venerdì la possibilità di tornare alla sua terra. Foe, impegnato in altre faccende, non si lascia sedurre facilmente; ascolta il suo racconto curioso e distante allo stesso tempo, ma vuole esplorare altre possibilità narrative, scoprire il mistero che cela il silenzio di Venerdì, inseguire la storia della ragazza rapita, mescolare realtà a immaginazione, e tarda a soddisfare le incalzanti richieste di Susan, la quale però non gli dà tregua e riesce a insinuarsi dentro di lui fino a dominarlo completamente. Se Susan rappresenta in qualche modo il motivo ispiratore, l'idea che si insinua nella mente dell'artista fino a impossessarsene, la musa che di notte visita i poeti perché generino storie, Foe può leggersi allora come metafora del processo di creazione artistica. Foe è l'artista in conflitto con le proprie visioni e le intrusioni del mondo esterno, sempre in bilico tra verità e menzogna, dimidiato nella conversazione tra se stesso e la propria immaginazione. Su questo piano metaforico il testo pone domande inquietanti e di difficile risposta: è compito della letteratura dire la verità? Qual è la responsabilità dello scrittore? Lo scrittore pò ritenersi amico della verità, o non si tratta piuttosto di un suo nemico, qualcuno che contrabbanda per vere illusioni e menzogne? Non a caso Coetzee si serve, con un effetto che si perde in italiano, del terminefoe, in inglese "nemico", nella sua doppia valenza, ora come nome proprio, ora come attributo; così mentre "nomina" il padre del romanzo realistico, Daniel Defoe, sottolinea l'ambiguo ruolo dello scrittore quale testimone di verità. Ma Foe è anche altro: su un diverso piano di lettura, Foe è un'allegoria del potere (non per nulla Coetzee è sudafricano) il cui personaggio-chiave è il servo muto Venerdì che con il suo silenzio insondabile oppone un rifiuto ancora più radicale di Calibano alla lingua dell'invasore. Nei suoi confronti tutti i personaggi del romanzo si rivelano in qualche modo colpevoli, sia chi, come Cruso, ha avuto con lui un puro scambio utilitaristico, sia chi assumendo su di sé l'ambiguo fardello dell'uomo bianco, vuole farne, come Susan, una persona "civile" a sua immagine e somiglianza. Ma più colpevole ancora è Foe, forse più attento degli altri al linguaggio di Venerdì, più curioso dei segreti che nasconde ("In ogni storia c'è un silenzio, una qualche visione nascosta, una qualche parola inespressa, io credo. E, fin quando non abbiamo espresso l'inespresso, non siamo giunti al suo cuore", p.138), che tuttavia non esita, ignorando la verità della sua storia, a trasformare Venerdì in cannibale per puro gusto sensazionalistico di scrittore. La storia di Venerdì, come quellà di Michael K resta una "storia con un buco in mezzo'', in cui le parole sono inutili e il silenzio diventa l'unica forma di comunicazione possibile; una storia di grande forza simbolica. Emblematica in questo senso la lunga seguenza di sogno che chiude il romanzo, in cui sognatore (forse Foe?) scopre sul muro di una casa una targa con le parole Danie/ Def oe, scrittore, e poi rinviene nel relitto di una nave affondata il corpo di Venerdì, sommerso dal mare e dalla sabbia, dalla cui bocca viene fuori un fiume inarrestabile e liberatorio che "traversa· la cabina e poi il relitto: e, lavate le scogliere e i litorali dell'isola, scorre a nord e a sud, ai confini della terra. Dolce e freddo, scuro e infinito, mi batte contro le palpebre, contro la pelle del viso" (p.155).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==