Linea d'ombra - anno VI - n. 25 - marzo 1988

Gustave Flaubert visto da levine (ldentllclt, Einaudi 1969). di una forma che riproduce e rafforza la logica consumistica del tardo capitalismo? E difficile tentare di distinguere tra i caratteri propri di un genere o di una pratica discorsiva e l'uso che se ne fa in una data epoca quando questa è anche così vicina, ma è forse anche "sbagliato" - come afferma Fredric Jameson nell'intervista pubblicata ne "Il Manifesto" (21-22giugno 1987)- "voler elencare tutte le tendenze contemporaneee e voler scoprire quali sono progressiste, nella tipica maniera di sinistra. L'unica via in una crisi dello spazio è inventarne uno nuovo". È in questo spazio nuovo che mi pare possano collocarsi opere come // pappagallo di Flaubert di Julian Barnes (Rizzoli 1987), Foe di J.M. Coetzee (Rizzoli 1987), e i racconti di Angela Carter in Venere nera (Feltrinelli 1987)- tutte opere tradotte recentemente dall'inglese e che, pur nascendo da altre già scritte, guardano dentro la propria epoca e condizione di testo offrendo così la possibilità di un discorso allargato al genere-romanzo, alle responsabilità dell'artista, al lavoro del critico. Parodia (o pastiche?) del romanzo metaletterario è// Pappagallo di Flaubert, il cui bersaglio principale sembra essere la critica letteraria. È legittimo scavare nel privato di un autore per scoprire la sua verità? È così che si cattura il passato? A che serve la critica letteraria? Protagonista e narratore del romanzo è Geoffrey Braithwaite, un lettore appassionato di Flaubert, in visita ai luoghi flaubertiani, Rouen, la casa natale, la villa di Croisset, le statue, il museo, ecc. L'esistenza di un doppio prototipo del pappagallo descritto nel racconto Un cuore semplice, ciascuno presentato come quello vero, lo intriga a tal punto da fargli scrivere una serie di lettere ai vari esperti di Flaubert, incluso David Hockney, autore di alcuni ritratti di Félicité e del suo pappagallo. Il vero mistero che Braithwaite vorrebbe decifrare, e che emerge a poco a poco attraverso i filtri di Madame Bovary e dell'Educazione sentimentale, è in realtà la propria vita, le sue frustrazioni di uomo e di marito. Il romanzo non ha un andamento lineare né propriamente narrativo, ma si costruisce sulla base di frammenti, digressioni e interpolazioni; i suoi diversi piani si affiancano, si disgiungono, si sovrappongono e la trama si allarga, si allontana da sé, si perde verso temi e spazi più ampi. Braithwaite non riesce a decidere sulla differenza tra l'arte e la vita e sulla preferibilità dell'una all'altra. Frammenti della propria vita si intersecano ccosì continuamente a quella di Flaubert, date e luoghi si confondono nell'irrequieto andirivieni della sua memoria. Ma cosa cerca veramente Braithwaite inseguendo Flaubert come un turista romantico? è solo in cerca di evasione dalla propria vita e dai propri dilemmi, o è forse un aspirante critico letterario? Potrebbe mettere le mani su un carteggio indedito di Flaubert; potrebbe scrivere lui stesso un apocrifo flaubertiano o la propria versione del Dizionario dei luoghi comuni, magari componendolo sulla base della critica intorno a Flaubert, infarcita di luoghi comuni; ma forse la sua aspirazione segreta è fare il romanziere e comporre il pastiche su Flaubert che stiamo leggendo. Una cosa è certa: Braithwaite ha idee piuttosto chiare su come non si fa critica letteraria e su come non si scrive un romanzo, anche se nei tipi che secondo lui nessuno dovrebbe più scrivere è descritta la categoria cui// pappagallo di Flaubert può iscriversi: "Niente più romanzi che, di fatto, si basano su altri romanzi. Chiudere con le 'versioni aggiornate', le rielaborazioni, le continuazioni, i prologhi, e così via. Farla finita, inoltre, con i fantasiosi complementi di opere letterarie lasciate incompiute alla loro morte dai rispettivi autori. Che insomma ciascuno si occupi delle faccende proprie" (p.140). Soggetto del romanzo non è dunque Flaubert che resta un fantasma sfuggente e DISCUUIONI/SPLINDO■I inafferrabile, doppio del suo lettore-critico, ma la satira di un modo di fare letteratura, delle certezze della critica e della stupidità dei critici. Che la vita di un autore possa essere essa stessa luogo di manipolazione, materiale vivo su cui elaborare storie invece dell'impasto vischioso di date e fatti dentro cui spesso si cela la spiegazione della sua opera, è mostrato nella raccolta Venere nera di Angela Carter. Veri tour-de-force nello stile forte, aggressivo, sensuale delle pagine migliori dell'autrice sono, tra le altre, le storie costruite intorno a Jeanne Duval, l'amante nera di Baudelaire, e a Edgar Allan Poe cui la madre attrice, per zittirne il pianto di neonato affamato, dava ogni tanto una pezzuola inzuppata di whisky da succhiare. Un altro racconto propone nuove avventure per Moli Flanders, l'eroina di Defoe, e un altro ancora una riscrittura del Sogno di una notte di mezza estate come fantasia erotico-grottesca. Angela Carter, che già nelle raccolte precedenti rielabora materiali e linguaggi del passato capovolgendone i significati tradizionali, come ad esempio nelle fiabe rivisitate della Camera di sangue (Feltrinelli 1984), in questa nuova raccolta fa invece lievitare - per usare una metafora legata alla preparazione del cibo caratteristica dell'immaginario della scrittrice - le possibilità interpretative di testi e di personaggi sacralizzati dalla tradizione. Il pastiche è anche questo, variazione sul tema o slittamento di significato attraverso un cambiamento di registro, una sottile allusione o il puro gioco verbale. Più complesso è il pastiche di Coetzee, l'autore sudafricano noto in Italia per due suoi precedenti romanzi, Aspettando i barbari e La vita e il tempo di Michael K. In Foe si mescolano episodi della vita di Defoe (la cui famiglia si chiamava in origine Foe), uno dei "padri" del romanzo realistico, a situazioni e elementi tipici del racconto del naufrago allusivi del Robinson Crusoe, l'opera che Defoe scrisse in età avanzata rielaborando le memorie di un tale Alexander Selkirk, sopravvissuto a una singolare esperienza di naufrago su un'isola deserta. Nel romanzo di Coetzee una donna racconta a un ascoltatore silenzioso del naufragio della nave su cui era imbarcata e dell'approdo fortunoso su un'isola apparentemente deserta. Ma qualcuno giunge a salvarla, a offrirle cibo e vesti: sono il vecchio Cruso e il servo negro Venerdì. Susan Barton, questo è il nome della don73

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