NARRARI LASCIINZA/WILSON che può condurre alla rovina come alla gioia e alla creazione. Ma lo scienziato sa che la razza umana può migliorare, che le sue opere possono durare soltanto grazie alla forza del pensiero astratto e all'ideazione di macchine sempre più sofisticate. Lo scienziato è teso a scongiurare il pericolo che l'uomo sia sopraffatto da qualche nuovo marchingegno della Natura o da qualche perverso capriccio della sua stessa psiche, lasciando, così, a un'altra razza di viventi il compito di intraprendere dal principio la conquista della materia organica e dell'inorganica mentre - chissà - i superstiti degeneri della nostra razza, spente le grandi ambizioni, contemplerebbero gli eventi da spettatori stolidi e indifferenti, così come voi, sauri, guardate impassibili gli uomini che solcano i mari e bonificano le paludi dove un tempo la vostra famiglia viveva incontrastata. Non l'artista ci salverà, non il santo, bensì lo scienziato, che solo sa eseguire i calcoli e manovrare gli strumenti. Come lui, l'artista e il santo devono faticare per vivere in questo difficile mondo dove sono insieme dominatori e impotenti. Al pari di lui, odono la voce che tenacemente ci ripete: "Così non basta! Avanti! Sempre più avanti!". Ma l'artista può proiettare la sua angoscia nella bellezza dell'opera d'arte, e così liberarsene per sempre; e il santo può trovar pace nella speranza che dopo la morte ci sarà dato ciò che così dolorosamente ci è mancato su questa terra. Come l'iguana, entrambi possono affermare che la loro, umana, natura, non è mai mutata, ed esprimere il desiderio che non muti mai. Lo scienziato soltanto l'ha vista mutare e sa che è destinata a mutare e a mutare di nuovo e sempre! Allora, soltanto allora, avremo un mondo reale quale i poeti e i santi l'hanno sognato: un mondo non solo immaginato, ma modellato dalle mani dell'uomo! Quel giorno non avremo più bisogno delle finzioni consolatorie della nostra fantasia per obliare le malattie della mente e del corpo e lo scacco dei nostri più arditi desideri. Quel giorno, abitanti di un universo che sarà il capolavoro della nostra immaginazione, noi parleremo un linguaggio più rapido e più conciso, quasi un'elettrica trasmissione quotidiana di messaggi; e, ebbri di libertà e di potere, improvviseremo effimeri canti a paragone dei quali le ispirate voci dei Beethoven, degli Shakespeare, dei Dante - grida di disadattamento e di dolore - suoneranno simili a un barbarico balbettio. E i più puri tra i nostri santi - nei loro rapimenti, nelle loro visioni della natura e della realtà - si vergogneranno, quel giorno, di aver acquisito la santità a prezzo della sofferenza! L'IGUANA Non m'importa nulla dei vostri Beethoven, Dante e Darwin. Si sta facendo buio - è tempo che io rientri nella mia tana. (si mette in moto). LO ZOOLOGO Sì, è vero, il nostro pianeta, nella sua rotazione, cela ai nostri occhi la sfera del sole; e la luce filtrando attraverso l'atmosfera, si dipana in striature di porpora e verde. Ma stanotte non tornerai alla tua tana; tu mi seguirai. (prende al laccio l'iguana) L'IGUANA Perché vuoi che ti segua? 62 LO ZOOLOGO Mi devi aiutare a raggiungere quel trionfo di cui ti ho parlato. L'IGUANA Ma se, come hai detto, il sole, dal quale dipende la vita di tutti noi, si va lentamente spegnendo, che cosa avverrà del tuo trionfo quando esso sarà spento e morto come una pietra, qundo la terra sarà gelida come la luna? LO ZOOLOGO Guarda! Alle nostre spalle milioni di soli cominciano a brillare nel cielo, a oriente, tutti splendenti, come il nostro, di una luce accecante. Questi soli scenderanno a riscaldarci quando il nostro si sarà spento. L'IGUANA Mi sembra un'ambigua speranza, se sono lontani come li hai descritti. Null'altro che una fede mistica, una fede istintiva come la mia, potrebbe ispirarti un'idea così poco scientifica! In quella fede andiamo a riposare; e sul tuo prodigioso mistero dormiamoci sopra. Non vi è nulla di più consolante nella vita di un buon sonno in una comoda tana. LO ZOOLOGO Tu dormi troppo: nel sonno ci rendiamo complici della rovina dei nostri discendenti. E se tu non pensi ai tuoi, mi aiuterai a salvare i miei! (trascina via l'iguana per la coda) L'IGUANA I miei discendenti vivranno come ho vissuto io. LO ZOOLOGO Questa è la differenza tra me e te. L'IGUANA Attento! Ti morderò! Ti seguo, ma contro la mia volontà! (traduzione di Luciana Bulgheroni Spallino) 1) li giovane Charles Darwin (1809-1882) giunse alle Galapagos il 15 settembre 1835 - trecento anni dopo la scoperta delle isole da parte dello spagnolo Tomàs de Berlangua - con una spedizione britannica a bordo della Beagle. Le osservazioni raccolte in questo viaggio costituirono il fondamento della teoria dell'evoluzione. 2) l fringuelli delle Galàpagos, ba1tezzatifringuelli di Darwin dal loro scopiratore, sono allualmente classificati in quattordici specie distinte. Questo dialogo è tratto dal volume A piace of my mind: reflection al sixty (1956), di prossima pubblicazione presso Garzanti.
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