Linea d'ombra - anno VI - n. 25 - marzo 1988

NARRARI LAKIINZA/WIUON miamo muffe. Siamo riusciti a conservare in vita una sezione di tessuto animale, fino a cinque anni dopo la morte del corpo da cui era stato asportato, nutrendolo degli alimenti consueti. Ci è stato possibile determinare il sessodei piccioni prima che uscissero dall'uovo, fecondare le uova delle rane forano dole per mezzo di un ago. Abbiamo provocato la trasformazione degli ovuli del riccio di mare in uova e poi in nuovi nati fornendo artificialemente la necessaria membrana protettiva abitualmente provvista dal maschio. L'IGUANA Non riesco,davvero a capire il perché di tanto attivismo. Le piante acquatiche crescono in abbondanza; non mi pare che possano esaurirsi, e sono convinta che si riproducano più felicemente con i loro mezzi naturali che non con i vostri complicati sistemi. Quanto ai topi mi sembra incredibile che se ne possa sentire la mancanza! LO ZOOLOGO Non ho detto che ci sia bisogno di altri topi; ma, piccoli come sono, fanno al caso nostro. Sottoponendoli ai nostri esperimenti, confidiamo di scoprire i principi costitutivi dell'essere umano; ci sono, dunque, assai più utili di quanto tu non creda. Incrociando, per esempio, i topi comuni con i topi cosiddetti "saltatori", siamo giunti ad accertare con esattezza il rapporto matematico secondo il quale gli ibridi ereditano l'attitudine al salto; e nutriamo la speranza di poter un giorno definire le leggi che regolano l'ereditarietà tra gli uomini. Ma c'è di più: gli esperimenti condotti sugli embrioni di ratti ci consentono di concludere che in futuro sarà forse possibile la gestazione di embrioni umani fuori del grembo materno, eliminando così le sofferenze della gravidanza e del parto, tanto più penose per i mammiferi umani che per le iguane, la cui prole si sviluppa naturalmente fuori del corpo della madre. Perché non sperare di scoprire un girno tra i componenti della cellula germinale le matrici delle varie caratteristiche che distinguono gli esseri umani? Perché non sperare che si possano fecondare gli ovuli e allevare l'embrione fuori del grembo materno? E non potremmo, allora, riuscire nell'impresa di coltivare le caratteristiche che riteniamo positive e di sradicare quelle negative? Non potremmo, in breve, arrivare a riprodurre la virtù e il genio negli uomini così come riproduciamo nei topi l'attitudine a saltare? L'IGUANA Non riesco a capire questa vostra mania di cambiamento. Non vi soddisfa il vostro stato attuale? Per parte mia, sono certa che mai mi verrebbe in mente di manipolare l'iguana come fosse materia di esperimento; mi accontento di come sono. LO ZOOLOGO E invece noi uomini non ci accontentiamo. Raramente siamo paghi di noi stessi o soddisfatti delle nostre condizioni. Per cominciare viviamo spesso in climi che offrono così scarse disponibilità di nutrimento da costringerci a faticare duramente per procurarcene a sufficienza, in condizioni atmosferiche così.sfavorevoliche dobbiamo costruirci noi stessi i nostri rifugi e indossare pelli artificiali. Chi non si dà pena di allevare animali e di coltivare vegetali per proprio uso, chi 60 non si fabbrica la casa e gli abiti con le proprie mani - e sono i più - deve svolgere lavori d'altro tipo per procurarsi il metallo pregiato con cui acquistare i beni di prima necessità. Si formano, così, grandi comunità chiuse, non dissimili da quelle di api e formiche, ma meno sapientemente organizzate, perché non hanno mai raggiutno un reale equilibrio, bensì oscillano costantemente tra fasi di miseria in cui il lavoro manca, e molti sono costretti a mendicare o a morire di fame, e fasi di frenetico attivismo in cui le industri producono in eccedenza e si moltiplicano gli oggetti di consumo che sono spesso difettosi o superflui se non dannosi. Le nostre città, fitte di case, soffocate dai fumi delle fabbriche, sono disertate dalla luce del sole, sorgente di ogni energia vitale, cosicché le popolazioni urbane soffrono, insieme, di sovraffaticamento e di astenia. Del resto noi siamo, per natura, così inadatti a vivere nelle condizioni ambientali più o meno artificiose in cui di fatto viviamo che cadiamo facile preda di malattie - disordini mentali, deformità fisiche, stati di esaurimento - causati dalla nostra incapacità di fronteggiarli. E vi sono le malattie infettive: conviviamo con una razza malefica di esseri invisibili, di natura affine ai vegetali, sempre in attesa di aggredirci quando un cedimento dei nostri tessuti ne offra loro l'occasione. A causa di tanti fastidi e pericoli siamo divenuti più rissosi delle formiche, e perciò viviamo in un eterno stato di guerra, individuale e collettiva; talora i conflitti sono così vasti che una razza attacca l'altra per impadronirsi di qualche preziosa fonte di combustibile, di riserve alimentari o di materie prime, fino a che i due contendenti non si trovano a perdere nel corso della lotta piu materiali e più vite umane di quante ne avrebbero sacrificate rinunciando all'oggetto della contesa. Noi scienziati stiamo ora elaborando - oltre ai metodi della sperimentazione biologica di cui ti ho parlato un momento fa - tecniche intese a contenere queste sciagure. Studiamo anzitutto la struttura delle fibre vegetali al fine di produrre artificialmente le sostanze che ce le rendono indispensabili, cosicché il cibo di cui ci nutriamo possa un giorno essere abbondante e facilmente reperibile come le alghe di cui vi nutrite voi. Le scienze sociali - come le chiamiamo - studiano, d'altra parte, le nostre complesse comunità allo scopo di renderle più stabili grazie all'equa ridistribuzione della ricchezza e delle riserve alimentari. E vi è un'altra scienza, avente come oggetto la mente umana, che tenta di scioglierne i nodi dolenti, prodotto della nostra frequente condizione di prigionieri della famiglia e della società, e della conseguente impotenza a soddisfare i nostri desideri naturali nell'accoppiamento, nel lavoro, nello svago. Altri scienziati sono specializzati nella caccia ai batteri che ci uccidono e nella scoperta di armi per combatterli. Altri ancora sono maestri nei rimedi per stimolare o purificare i nostri organismi indeboliti o intossicati. E vi sono specialisti in grado di smontare, risanare e ripristinare gli organi affetti da disfunzioni; di trapiantare, nel caso di ferite o amputazioni, organi e tessuti nuovi, prelevati da altri corpi; e di iniettare nelle nostre arterie sangue nuovo in caso di necessità. Un quarto tipo di specialista sa come normalizzare la

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