ALLEGALÀPAGOS Edmund Wilson I materiali scientifici su cui è fondato questo dialogo-suggerito dalla lettura del volume di William Beebe, Galapagos, e pubblicato la prima volta nel 1925 - sono in qualche misura datati e il tono è di gran lunga più stravagane di quanto non si addica a un sesstantenne, ma la mia visione del problema è la medesima. Il titolo originario con cui questo dialogo apparve nel volume Discordant Encounters, New York 1926, è In the Galapagos: Mr. William Beebe and a Marine Iguana: ogni incontro, in forma di dialogo, tendeva a mettere in luce i punti vulnerabili dei due contendenti, pur privilegiandone uno. LO ZOOLOGO Vedo che non hai paura di me. L'IGUANA Perché mai dovrei averne? Non è la prima volta che incontro un leone marino e i leoni marini non mi hanno mai fatto alcun male. LO ZOOLOGO Gli uccelli tropicali che vengono a deporre le uova sui fianchi scoscesi del cratere di Dafne si comportano diversamente da voi iguane, che pure abitate le stesse isole, Mi si avventano contro con i becchi aguzzi se cerco di avvicinarmi ai loro nidi. Sanno che non sono un leone marino: riconoscono in me un uomo e degli hanno uomini avuto esperienza sulla terraferma. L'IGUANA Noi iguane non abbiamo paura di nulla; dominiamo la vita e lo sappiamo. Le lucertole, famiglia inferiore, hanno sì motivi di allarme; sono così piccole da cadere facile preda dei rapaci e vivono in una situazione di costante pericolo. Ma noi iguane siamo perfettamente consapevoli che nulla, nell'universo, è in grado di danneggiarci. Stenditi qui vicino a noi, sulla roccia e goditi un letargico sonnellino. LO ZOOLOGO Preferirei conversare un poco con te. Sono venuto da lontano per vederti. La mia professione mi porta a viaggiare tra gli animali alla scoperta di ogni possibile informazione perché credo che essi detengano la chiave di misteri a cui tento di dare una soluzione. E giacché, a nostra conoscenza, non si trovano nel mondo intero altre creature come voi, iguane marine, ho preso naturalmente la grande decisione di venire qui. L'IGUANA lo non posso certo aiutarti a risolvere i tuoi misteri. Per quanto riguarda noi, lucertole, tutto nella vita è misterioso. LO ZOOLOGO Parli come parlava un tempo la mia razza: come oggi ormai non parliamo più. Quando i miei antenati interrogavano gli animali, le loro domande erano puramente retoriche: non si aspettavano risposte. "Tigre, tigre! Tu che brilli /nella foresta notturna .. ./Da quali lontani abissi o lontani cieli/viene il fuoco dei tuoi occhi? /Quale maglio ha forgiato/la tua forza e la tua mente?" William Blake, l'uomo che si rivolgeva in questo modo alla tigre era rassegnato al mistero; si esaltava nel contemplarlo. Io non posso più appagarmi della contemplazione di cose che non comprendo ed è soltanto nel risolvere i misteri che assaporo l'esaltazione. Sono venuto anch'io a porti una domanda con la ferma intenzione di ottenere una risposta. L'IGUANA È fatica sprecata; non ho nulla da dire. Posso solo consigliarti una tiepida siesta - il più gran piacere di questo mondo. LO ZOOLOGO E tuttavia quando il primo dei nostri ricercatori, dei nostri scienziati, venne qui, un centinaio di anni fa (1), voi, abitatori delle isole, gli offriste un prezioso indizio. Fino a quel momento, come ho detto, ci eravamo rassegnati ad accettare ogni forma di vita come un mistero - a immaginare che ogni specie animale fosse il prodotto di un singolo atto creativo. Ma quando, giunto qui, Charles Darwin osservò che in ciascuna di queste isole vivevano specie particolari, che ciascuna aveva le sue tartarughe, i suoi fringuelli (2), le sue piante, nettamente distinte da quelle delle altre isole e della terraferma, e tuttavia tra loro fondamentalmente simili, quasi che un'ovvia somiglianza di famiglia avesse ragione delle varianti, gli balenò l'idea che tutte potessero discendere da qualche remoto antenato comune, e che le differenze da lui notate tra l'una e l'altra fossero semplicemente il risultato delle varie condizioni prevalenti nelle varie isole. Non erano tutte, allora, rami diversi di uno stesso ceppo familiare che, per cause accidentali, erano rimasti isolati l'uno dall'altro per generazioni? Pareva che le Galapagos fossero l'elegante dimostrazione del processo evolutivo delle specie. L'IGUANA Noi iguane siamo state sempre le stesse; costituiamo un'unica famiglia. E siamo immutabili. LO ZOOLOGO Ti sbagli. Se tu ti inoltrassi nell'entroterra di quest'isola, troveresti una specie di iguane del tutto diverse, dissimili da voi per abitudini, forma, colore. Mentre voi avete i piedi palmati e la coda compressa lateralmente perché l'elemento in cui vi muovete è il mare; mentre voi possedete unghie fortemente sviluppate perché dovete arrampicarvi sulle scabre rocce, loro possiedono unghie e code adatte alla più facile vita delle savane; e mentre voi avete la pelle nera come le vostre spiagge laviche, la loro è gialla come il fiore dei cactus, tra i quali vivono. Eppure siete entrambi la progenie di un'unica razza comune; le differenze sorte tra voi sono quelle tra la terra e il mare. L'IGUANA Non ho notato che il nostro colore s'incupisse né che le nostre unghie si allungassero. Ti posso assicurare che ogni generazione di iguane assomiglia in tutto alla precedente. LO ZOOLOGO Ma nel passato si sono certamente verificate diversificazioni e altre potrebbero essere in atto ancor oggi. Non negherai che presentate visibili differenze individuali. Ebbene, lo scienziato di cui ti ho detto intuì che le iguane dalle code più piatte e dai piedi più visibilmente palmati, si trovavano nella situazione più favorevole per affrontare la vita sulle spiagge perché qui in grado di nuotare e quindi di nutrirsi di alghe. Esse sarebbero sopravvissute alle altre, incrociandosi tra loro e perpetuando le proprie caratteristiche, destinate a rafforzarsi col tempo e a costituire gli elementi comuni all'intera razza. Così fu chiaro che non soltanto due specie diverse di iguane potevano discendere da un comune antenato, ma addirittura che, in un periodo precedente, le iguane e i piccoli sauri potevano avere avuto un progenitore comune. E se questa era la verità, perché non estenderla agli altri sauri e alle tartarughe e ai serpenti, che possiedono tutti un cuore con due atrii e un solo ventricolo e sono ricoperti di 55
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