Linea d'ombra - anno VI - n. 25 - marzo 1988

STORIE/MACNADO DE ASSIS si girò e si chiuse nella sua stanza. Aveva già insinuato quella soluzione, ma era la prima volta che lo faceva con tanta franchezza e con tanto calore - crudeltà, se preferite. Clara tese la mano al marito, come a fargli coraggio; Candido Neves fece una boccaccia e, a voce bassa, chiamò matta la zia. Le loro tenerezze furono interrotte da qualcuno che bussava alla porta. - Chi è?, domandò il marito. - Sono io. Era il padrone di casa, creditore di tre mesi d'affitto, che veniva di persona a minacciare l'inquilino. Questi lo pregò di entrare. - Non ce n'è bisogno ... - La prego. Il creditore entrò e rifiutò di sedersi; lanciò uno sguardo alla mobilia per vedere se avrebbe reso qualcosa col pignoramento: ben poco, pensò. Veniva a riscuotere le pigioni arretrate, non poteva più aspettare, e se entro cinque giorni non lo pagavano, li sbatteva in strada. Non aveva lavorato per far godere i suoi soldi agli altri. Vedendolo, nessuno avrebbe detto che era un proprietario; ma le parole supplivano a quel che mancava al portamento, e il povero Candido Neves preferì tacere piuttosto che replicare. Fece un inchino di promessa, e insieme di supplica. Il padrone di casa non cedette oltre. - Cinque giorni o fuori!, ripetè, posando la mano sulla maniglia della porta e uscendo. Candido uscì dall'altra parte. In quei frangenti non arrivava mai alla disperazione, contava su qualche prestito, non sapeva né come né dove, ma ci contava. Ricorse allora agli annunci. Ne trovò vari, alcuni ormai vecchi, ma ne andava inutilmente a caccia da un pezzo. Trascorse qualche ora senza concludere nulla e se ne tornò a casa. Erano passati ormai quattro giorni e ancora non aveva trovato una soluzione; cominciò a darsi da fare, andò dagli amici del padrone di casa, non ottenendo altro che l'ordine di sfratto. · La situazione era disperata. Non trovavano casa, né avevano nessuno che gliene prestasse una; significava ritrovarsi in mezzo a una strada. Sulla zia non ci contavano. Ma zia Monica era riuscita a trovare un alloggio per tutti e tre da una vecchia e ricca signora che le aveva promesso di prestarle alcune stanzette della casa, in fondo alla stalla, a fianco di un patio. Ebbe però l'astuzia di non dir niente ai due perché Candido Neves, nella disperazione della situazione critica, cominciasse con l'abbandonare il figlio e finisse per trovare un mezzo sicuro e regolare di guadagnare qualche soldo; insomma, di raddrizzare la sua vita. Ascoltava le lamentele di Clara, senza ripeterle, certamente, ma senza consolarla. Il giorno in cui fossero stati obbligati a lasciare la casa, li avrebbe sorpresi con la notizia del favore ottenuto e tutti sarebbero andati a dormire meglio di quanto avessero pensato. e osì accadde. Messi fuori casa, si trasferirono nell'alloggio di favore, e due giorni dopo nacque il bambino. Enor50 me fu l'allegria del padre, e anche la sua tristezza. Zia Monica insistette perché portassero il bambino alla Ruota. "Se non lo volete portare voi, lasciate fare a me. Vado io in Rua dos Barbonos". Candido Neves le chiese di non farlo, di aspettare, che l'avrebbe portato lui stesso. Notate che era un bambino e che tutti e due i genitori desideravano ardentemente un maschio. A stento riuscirono a dargli un po' di latte; ma siccome si era messo a piovere, il padre decise di portarlo in Rua dos Barbonos la sera dopo. Intanto si riguardò tutti i suoi appunti sugli schiavi fuggiti. Le ricompense, per la maggior parte, erano promesse; in alcuni era indicata la somma, che era scarsa. Una, però, arrivava a centomila réis. Si trattava di una mulatta; c'erano indicazioni sul suo aspetto e sul suo vestiario. Candido Neves l'aveva cercata senza fortuna e aveva poi lasciato perdere l'affare; aveva pensato che qualche amante della schiava le avesse dato asilo. Adesso, però, la nuova visione della somma e la sua necessità rianimarono Candido Neves spingendolo a un ultimo estremo sforzo. Al mattino uscì'per vedere e indagare per la Rua e il Largo da Carioca, la Rua do Parto e da Ajuda, dove, secondo l'annuncio, sembrava che quella si trovasse. Non la trovò solo un farmacista, in Rua da Ajuda, si ricordava di aver venduto un'oncia di una qualche medicina, tre giorni prima, a una persona con quei connotati. Candido Neves sembrava che parlasse come se fosse stato lui il padrone della schiava e come tale ringraziò cortesemente per l'informazione. Non fu più fortunato con altri fuggiaschi dalla ricompensa incerta o piuttosto scarsa. Tornò alla triste casa che gli avevano prestato. Zia Monica aveva preparato da sola il pasto per la puerpera e il bambino era pronto per esser portato alla Ruota. Il padre, nonostante l'accordo fatto, non riusciva a nascondere il dolore per quello spettacolo. Non volle mangiare quel che la zia Monica gli aveva messo da parte; non aveva fame, disse, ed era vero. Pensò e ripensò a mille maniere per tenersi il figlio; nessuna funzionava. Non poteva dimenticare neanche l'alloggio in cui viveva. Si consultò con la moglie, che si mostrò rassegnata. Zia Monica le aveva dipinto la crescita del bambino; sarebbe stata la miseria più nera e poteva anche accadere che il figlio morisse senza che ci fosse rimedio. Candido Neves fu costretto a mantenere la promessa; chiese alla moglie di dare al piccolo il resto del latte. Così fu fatto; il bimbo si addormentò, il padre lo prese e uscì diretto alla Rua dos Barbonos. Che pensasse più d'una volta a tornarsene a casa insieme a lui, è sicuro; non meno sicuro è che se lo stringeva, lo baciava, che gli copriva il viso per farlo stare tranquillo. Entrando in Rua da Guarda Velha, Candido Neves cominciò a rallentare il passo. - Devo abbandonarlo il più tardi possibile, mormorò. Ma non essendo la strada né eterna né tanto lunga, stava già per finire quando gli capitò di entrare in uno dei vicoli che la collegavano alla Rua da Ajuda. Arrivò alla fine del vicolo e, sul punto di svoltare a destra, in direzione del Largo

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