Linea d'ombra - anno VI - n. 25 - marzo 1988

STORIE/MACNADO DE ASSIS lontano; se uno si fermava, era solo per gironzolare intorno all'esca, guardarla, annusarla e poi lasciarla per andarsene a cercare altre. Però l'amore è scritto. Quando la giovane vide Candido Neves, sentì che solo lui era il possibile marito, il marito vero e unico. L'incontro avvenne a un ballo; e fu quella - tanto per ricordare il primo obbligo dell'innamorato - la pagina iniziale di quel libro che sarebbe dovuto risultare mal composto e ancor peggio rilegato. Le nozze si celebrarono undici mesi dopo, e fu la più bella festa che mai avessero avuto gli amici degli sposi. Le amiche di Clara, più per invidia che per amicizia, tentarono di dissuaderla dal passo che stava per compiere. Non negavano la gentilezza dello sposo, né l'amore che lui le portava, e tantomeno alcune sue virtù; dicevano solo che era troppo festaiolo. • - Meno male, replicava la sposa, almeno non sposo un defunto. - No, defunto no; ma è... Non dicevano quello che era. La zia Monica, dopo il matrimonio, nella povera casa dove avevano trovato alloggio, parlò loro una volta degli eventuali figli. Loro ne volevano uno, uno solo, anche se sarebbe venuto ad aggravare l'indigenza. - Se avrete un figlio, disse la zia alla nipote, morirete di fame. - La Madonna ci darà di che sfamarci, ribatté Clara. La zia Monica avrebbe dovuto avvisarli, o minacciarli, quando lui era andato a chiedere la mano della giovane; ma anche a lei piaceva far baldoria e il matrimonio sarebbe stata una festa, come in effetti fu. L'allegria era comune a tutti e tre. La coppia rideva di tutto. Perfino i nomi erano oggetto di battute, Clara, Neves, Candido; non davano da mangiare, ma almeno facevano ridere e il riso si digeriva senza troppi sforzi. Adesso lei cuciva di più, lui faceva lavoretti a cottimo, qua e là. Non per questo rinunciavano però all'idea del figlio. Era lui, il figlio, che, non conoscendo bene quel loro specifico desiderio, se ne restava nascosto nell'eternità. Un giorno, però, quel bambino diede segno di sé; maschio o femmina che fosse, era il frutto benedetto che avrebbe portato agli sposi la tanto sospirata fortuna. Zia Monica ne fu disorientata - Candido e Clara se la ridevano dei suoi timori. - Dio ci aiuterà, zietta, insisteva la futura madre. La notizia corse per il vicinato. Non rimase altro che attendere l'alba del gran giorno. Adesso la sposa lavorava con · più lena, e ce n'era bisogno, dato che, oltre ai lavori a pagamento, doveva preparare con i ritagli il corredo del nascituro. A forza di pensarci, gli viveva già accanto, gli misurava fasce, gli cuciva camicini. I profitti erano scarsi, gli intervalli lunghi. Zia Monica aiutava, certo, anche se di mala voglia. - Vedrete che vita grama, sospirava. - Ma gli altri bambini non nascono anche loro? doman48 Foto di Sandro Spini dò Clara. - Certo, e trovano sempre qualcosa di sicuro da mangiare, anche se poco ... - Sicuro come? - Sicuro, un impiegò, un mestiere, un'occupazione, ma dov'è che il padre di questa creatura sventurata perde il suo tempo? Candido Neves, non appena fu informato di quell'avvertimento, prese di petto la zia, non brusco, ma molto meno remissivo del solito, e le domandò se le fosse mai capitato di saltare il pasto. - Lei non è mai rimasta a digiuno, se non per la settimana santa, e quando non le va di cenare con noi. Mai una volta che ci sia mancato il nostro baccalà ... - Lo so, ma siamo tre. - Saremo quattro. - Non è la stessa cosa. - Che vuole che ci faccia, oltre a quel che faccio? - Qualcosa di più sicuro. Guarda il merciaio all'angolo, l'archivista, il tipografo che si è sposato sabato, tutti hanno un impiego fisso ... Non arrabbiarti, non dico che tu sia un vagabondo, ma l'occupazione che hai scelto è così insicura. Passi settimane senza un soldo. - Sì, ma poi viene una sera che compensa tutto, e pure in eccesso. Dio non mi abbandona, e ogni negro scappato sa che con me non si scherza; quasi nessuno resiste e molti si consegnano subito. Se ne gloriava, parlava della speranza come di un capitale sicuro. Poco dopo rideva, e faceva ridere la zia, che era allegra di natura e prevedeva un po' di baldoria per il battesimo. e andido Neves aveva già perduto l'impiego di ebanista, come ne aveva mollati molti altri, migliori o peggiori. Acchiappare schiavi fuggiti portò con sé un nuovo incanto. Non lo obbligava a stare lunghe ore seduto. Richiedeva solo forza, occhio vigile, pazienza, coraggio e un pezzo di corda. Candido Neves leggeva gli annunci, li copiava, se li metteva in tasca e usciva alla ricerca. Aveva buona memoria. Una volta che aveva fissato i connotati e le abitudini di uno schiav.ofuggito, ci metteva ben poco a trovarlo, ad acchiapparlo, legarlo e portarselo via. Aveva una gran forza, e anche agilità. Più di una volta, mentre stava discorrendo ad un angolo di strada di cose che non c'entravano affatto, aveva visto passare uno schiavo che sembrava uguale a tutti gli altri e subito aveva scoperto che era un fuggiasco, -chi era, come si chiamava, chi era il suo padrone, quale la casa di questi e quanta la ricompensa; aveva troncato la conversazione e via, dietro al vizioso. Non lo prendeva subito, attendeva il posto giusto, e con un balzo aveva la ricompensa in mano. Non sempre ne usciva senza sangue, le unghie e i denti dell'altro lavoravano, ma di solito era lui ad avere la meglio senza il minimo graffio. Un giorno i guadagni cominciarono a scarseggiare. Gli

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