STORIE/LOMBEZZI dice, sai, qui c'è una specie di apartheid obbligatorio, i neri stanno coi neri, i bianchi stanno coi bianchi. Ha detto così~ apartheid obbligatorio. Scena tre. Roberto è medico. Ha fatto per alcuni anni il volontario (pochi soldi, lavoro difficile) ora ha la qualifica di esperto (molti soldi, lavoro più facile). Una sua amica prende un volo delle linee aeree interne. Poco prima dell'atterraggio il pilota si accorge che il carrello non è uscito, allora tenta un atterraggio di fortuna a fianco della pista. L'atterraggio riesce, anche se poi l'aereo si rovescia. I parenti e gli amici che aspettavano all'aeroporto corrono verso l'aereo che, evidentemente, ha le porte bloccate, perché nessuno riesce ad uscire: vengono fermati dalla polizia, che fa un cordone a cento metri dal velivolo e non lascia passare nessuno. Ma i poliziotti non vanno a tirar fuori la gente dall'aereo. Passano venti minuti in cui nessuno fa niente, poi l'aereo esplode. Roberto non è mai più stato su un qualsiasi mezzo guidato da un nero. Dice un amico di Roberto, qui in Italia: in fondo tutti quelli che vanno a lavorare in Africa diventano razzisti per forza. Scena quattro. Antonio ha la cittadinanza italiana, ma è nato in questo paese: è figlio di due anziani impiegati della nostra ambasciata. Mi riaccompagna in macchina all'ostello e mi racconta tutta una fila di barzellette sui neri. Ride di gusto. Ha ventidue anni. Stasera è martedì: c'è il cinema al centro culturale americano. Domani c'è il tennis, dopòdomani la festa allo yacht club. Poi ci sarà il ricevimento dell'ambasciatore canadese. Il problema di Antonio: non ha veri amici, perché tutti i ragazzi che arrivano qui dall'Europa se ne vanno dopo due anni di contratto. Non hai amici fra i ragazzi di qui? Ride di gusto. Scena cinque. Piero è venuto in questo paese vent'anni fa, lasciando la moglie a casa. Ha rinnovato il contratto, poi si è anche messo in proprio. Più volte è tornato a casa per convincere la moglie a seguirlo, ma non c'è stato niente da fare. Sei anni fa, dopo aver iniziato la pratica per il divorzio in Italia, ha cominciato a convivere con una donna nera, dalla quale ha avuto un figlio, e che poi ha sposato. Gli altri italiani non gli parlano più, non lo invitano nemmeno ai piccoli ricevimenti in ambasciata per Natale. Ha amici solo fra la gente di qui. Scena sei. Fabio è medico. Volontario (quelli dei pochi soldi). Vive in una delle sei casette basse dove stanno i volontari italiani qui nell'isola. È il meno considerato del gruppo: alla fine del contratto torna a casa, non ha grosse spinte ideali, spera solo che quest'esperienza di lavoro lo faciliti nella ricerca di un posto in Italia. Fabio è anche l'unico del gruppo ad avere amici fra la gente di qui: spesso la sera va a qualche festa e torna a casa ubriaco. 38 Nelle pagine precedenti, a sinistra: foto di Giuliano Spagnul; a destra: foto di Alberto Melis. A fianco: Guerriglieri eritrei (Agenzia Grazia Neri). Scena sette. Biagio è missionario: Padre Biagio. È conosciuto e amato e rispettato in tutta la regione: è qui da trentacinque anni. Siamo seduti uno di fronte all'altro su due poltroncine, avrei bevuto volentieri il suo vino rosso, ma lui insiste sempre per offrirmi l'amaro diciotto isolabella. Parla male l'italiano, o forse è solo l'italiano di trentacinque anni fa. Dice: quel che è duro, qui, non è il lavoro, ma il far lavorare gli altri. Vedi, dice, i negri sono come dei bambini, hanno bisogno di essere guidati. Se li lasciamo da soli, si siedono e non lavorano più. Padre Biagio sta costruendo una grande chiesa in cemento nella boscaglia: ogni estate arrivano ragazzi da tutte le parrocchie d'Italia, passano le loro vacaze così, a costruire la chiesa, per aiutare i popoli del terzo mondo. Accanto alla chiesa in costruzione un edificio basso ospita la missione. Fuori c'è un orto e una grande vigna: fanno un ottimo vino rosso. Tutta la zona è recintata, anche con filo spinato. Fuori c'è il villaggio, con le capanne basse in terra rossa. Tutti gli europei di passaggio nella regione si fermano da Padre Biagio, ospiti a pranzo. Scena otto. Carla è moglie di un tecnico di una grande azienda incaricata di rilevazioni lungo la costa alla ricerca di giacimenti di gas naturale. Vive in una villetta con giardino. Ha una cameriera, un cuoco, un giardiniere e un guardiano notturno. Dice che a Roma non potrebbe mai permettersi una casa così. Tutte le volte che la incontro abbiamo delle lunghe conversazioni sui negri: lei ama raccontare di come sono stupidi e disorganizzati e di come questo la faccia impazzire di .rabbia. Riesce sempre a riportare la conversazione su questo argomento. Scena nove. Luigi ha per amico un ragazzo di qua. Una volta gli ha regalato un paio di scarpe usate. Il ragazzo le ha portate per una settimana, poi è ricomparso con le sue vecchie scarpe rotte. Dove sono le scarpe che ti ho regalato, ha chiesto Luigi. Le ho vendute, ha detto quello. Luigi si è infuriato: vedi, mi ha detto, non si possono fare vere amicizie, qui. Questi non sanno cos'è la gratitudine. DIARIOERITREO Mimmo Lombezzi Confine Il confine tra il Sudan e l'Eritrea non esiste. La costa dei pirati che scende lungo il Mar Rosso da Swakin a Merafit si dissolve a un certo punto in un labirinto di piste, in una geografia fuorilegge di percorsi di sabbia dove navigano di giorno i cammelli dei nomadi e di notte i camion del Fronte. Una fila di pali telegrafici abbattuti, presidiati da avvoltoi silenziosi, annuncia questa terra di nessuno oltre la quale c'è l'Eritrea, cioè la guerriglia.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==