tura di se stessa - ecco che un discreto numero di predicatori laici (Nello Ajello, Arbasino, Placido, Enrico Filippini) si cimenta per lo spazio di un brillante pezzo di fine d'anno nientemeno che con il tema della Dialettica dell'Illuminismo. Con la tesi, cioè, secondo cui, a forza di illuminazione non si vede più niente, a forza di dibattere non si capisce di che cosa si parla, a forza di informazione non si sa più che cosa succede. Lo spettacolo non di un solo giornalista qualsiasi, ma di cinque o sei Giornalisti Intelligenti tutti in preda alla malinconia, è uno spettacolo disperante e commovente. Non si sa se ridere o piangere. Se prenderli in parola o fare finta di niente. Non si sa se buttare via tutto o se conservare in una teca questi articoli eccezionalmente rivelatori. Questi uomini così svegli e scaltriti, così informati sempre su tutto, così radicalmente e metodologicamente privi del più piccolo pregiudizio, hanno dunque anche loro il loro momento triste di confusione o di chiarezza. Una volta l'anno, hanno dei bizzarri soprassalti antiprogressisti (non parlo qui di Arbasino, che non fa altro che lamentarsi e chiedere aiuto, che affoga, e che invece tutti prendono per un tipo ameno, per uno divertente e superficiale. È davvero drammatico il caso: perché lui grida veramente "al lupo! al lupo!", ma nessuno gli crede, tutti ridono e lo prendono per un bugiardo ... ). Si accorgono che non sempre, con il passare del tempo, con l'irresistibile ascesa delle vendite del loro giornale, il mondo migliora. Forse il mondo, invece, o il mondo culturale, peggiora, sebbene tutta la classe dirigente legga "Repubblica". E le sacrosante e laiche Comunicazioni di Massa, con tutta la loro sacrosanta e laica massa di pubblicità, danno il loro attivo impulso al peggioramento. Queste libere e brillanti coscienze laiche, in occasione del Santo Natale, si mettono tutte insieme a contemplare la punta della penna con cui scrivono, si incantano davanti al foglio bianco, ai tasti fermi della macchina da scrivere, e trovano che... qualcosa di preoccupante avviene intorno a loro. Seriamente dubbioso (il più seriamente dubbioso fra tutti, mi pare), comincia Nello Ajello. Ed ecco il lavoro dei suoi dubbi. Che cosa pensare della "alluvione di concorsi, regali e supplementi nei mass media?" "È un'evoluzione fisiologica oppure un boom effimero?" Perché questa frenetica corsa al "di più"? Ajello pensa al temibilissimo Celentano e al suo show del sabato sera, o che l'ha con il "Venerdì" a colori del giornale su cui sta scrivendo? Tutto il gruppo degli Intelligenti di "Repubblica" è stato folgorato dal comportamento di Celentano. Già: la "Repubblica" credeva di avere molta audience, credeva di essere molto influente, finché non è arrivato Celentano. Pensa il Giornalista Intelligente: "Celentano è più ignorante e meno intelligente di me (di noi qui a "Repubblica", di noi qui ali' "Espresso"). Come mai, allora, è più influente di noi? Chi è il primo della classe in materia di Comunicazioni di Massa, Eugenio Scalfari o Adriano Celentano?" DISCUSSIONE Ajello vuole essere ironico e sarcastico, e accusa il cantante presentatore di essere "umanitarista, pacifista, ecologista, poco alfabeta, assai alternativo". Ma perché un giornalista moderno e intelligente come lui scherza con queste qualifiche? Perché le regala così al primo venuto, a un uomo per il quale non ha che antipatia e disistima? Che cos'ha contro l'amore per l'umanità, contro il pacifismo, contro l'ecologismo? O vuole accusare qualcuno di ipocrisia? È così ingenuo da credere che si debba essere sinceri e coerenti alla televisione, nello show del sabato sera abbinato alla lotteria di Capodanno, mentre si fa pubblicità a se stessi? È coerente e sincera la " Repubblica" quando fa pubblicità a se stessa? Crede forse Nello Ajello che la pubblicità debba essere coerente e sincera? Crede nel valore delle Virtù Tradizionali e dei Buoni Sentimenti? Niente di male, se così fosse. Ma lo dica! O crede che i mass media debbano essere più colti? Li ritiene forse strumenti dell'oscurantismo? Osa credere che siano stupidi o incoraggino la stupidità? Sogna una cultura élitaria? Vuole accanirsi a fare dell'opposizione puramente intellettuale? Vuole irrigidirsi in uno sterile negativismo critico? Nuota contro corrente? O sputa contro vento? Di che si meraviglia, Nello Ajello? Lui, una delle colonne portanti nella storia dell' "Espresso", il settimanale così spregiudicato e così anti-dogmatico da non riportare mai correttamente una sola frase di uno solo dei suoi intervistati. (E metà dei suoi articoli sono interviste). Esagerate e ingiuste insinuazioni, queste, nei confronti di Nello Ajello, che non le merita. È probabile però che la televisione finirà per rendere sempre più melanconici i giornalisti all'antica, che si vedono costretti a scrivere dei semplici articoli e non sono ancora titolari di una loro rubrica televisiva. I giornalisti più spregiudicati e più moderni, dopo aver preparato e propagandato l'avvento di una televisione più spregiudicata e più moderna, si vedono scavalcati e sorpassati dalla televisione, che è più spregiudicata e moderna di loro. Triste destino!, su cui qualche volta, a Natale, sono portati a versare qualche lacrima dai loro stessi occhi. Nello Ajello, però, dicevamo, non è uno sciocco, né un disonesto, né è affetto da quei tic e manierismi e birignao dei quali sono preda i suoi più vanitosi colleghi di giornale. Lui cerca, nei limiti imposti dalla realtà del suo mestiere di dire la verità o di dire semplicemente quello che pensa. Cerca di fare un po' di autocoscienza di professionista della Sfera Pubblica. Parla di ciò che conosce meglio: l' "Espresso". E arriva quasi a lamentarsi. No, non si lamenta: ma quasi. Gli sta venendo la nausea dei giornali, dei settimanali, dei supplementi illustrati, degli inserti a colori, delle edicole stracariche di lussuosa inutile cartaccia. (Non voglio offendere né insultare nessuno: ma la carta stampata che va a finire nella spazzatura ventiquattr'ore dopo essere stata pubblicata, è o non è, di fatto, cartaccia? È o non è effettiva spazzatura?). Dice Ajello: "Le edicole straripano come mai in passato. È il caso di 7
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