Linea d'ombra - anno VI - n. 24 - febbraio 1988

ffORII/WHARTON "Cosi si vedevano queste due signore, ciascuna guardando dalla parte sbagliata del proprio piccolo telescopio." storia della cattiveria di tua zia mi fece tanta impressione. Pensai: "La febbre romana, la malaria, non esiste più; ma il Foro, dopo il tramonto, è gelido come la morte, specialmente dopo una giornata calda. E il Colosseo è ancora più freddo, piu umido!" "Il Colosseo?" ''Sì, non era facile entrarci, dopo la chiusura dei cancelli per la notte. Tutt'altro. Però a quei tempi ci si poteva riuscire; più d'una volta ci si riuscì. Là si davano convegno gli innamorati che non potevano incontrarsi altrove. Lo sapevi?" "Mah, direi. .. forse sì. Non mi ricordo." "Non ti ricordi? Non ti ricordi di essere andata una certa sera a visitare qualche specie di rovina, al calar della notte, ed esserti buscata una brutta infreddatura? Avevi dato acredere di andare a vedere il sorgere della luna. La gente insisteva nel ripetere che era stata quella spedizione la causa della tua malattia.'' Ci fu un istante di silenzio, poi Mrs Ansley riprese: "Davvero si diceva quello? Tanto tempo è passato ... " "Già. Tu poi guaristi, e la cosa finì lì. Ma c'è da immaginare che i tuoi amici ne siano stati stupiti - stupiti del motivo addotto per la tua malattia, voglio dire; perché tutti sapevano quanta prudenza tu,prodigavi alla tua gola, e quanta cura di te si prendeva tua madre ... Ma eri proprio rimasta fuori sino a tardi, quella sera, a vedere i monumenti di Roma?" "Può darsi. Le ragazze più prudenti non sempre sono prudentissime. Ma cos'è che ti ci ha fatto pensare, ora?" Mrs Slade parve non avere una risposta pronta sul momento. Tuttavia poco dopo sbottò: "Perché non lo sopporto più!" Mrs Ansley levò prontamente il capo. "Che cosa non sopporti?" "Insomma, che tu non sappia che io ho sempre saputo perché eri uscita." "Perché ero uscita? ... " "Precisamente; tu credi che io stia bluffando, vero? Ecco, allora; eri uscita per incontrarti con l'uomo a cui io ero fidanzata: e, se credi, posso ripeterti parola per parola il testo della lettera che ti spinse da lui." Durante il discorso di Mrs Slade, Mrs Ansley si era alzata in piedi vacillando. Borsetta, lavoro a maglia e guanti erano finiti per terra in un mucchietto annichilito dall'orrore. Guardò Mrs Slade come se fosse uno spettro. "No, no, non ripeterla", balbettò. "E perché no? Ascolta, se non ci credi. 'Mio unico amore, non si può continuare così. Debbo vederti da solo a sola. Vieni al Colosseo, domani, appena buio. Qualcuno ti farà entrare. Nessuno che tu debba temere sospetterà di nulla ... ' Ma forse tu hai scordato ciò che diceva la lettera?" Mrs Ansley accolse la sfida con inattesa compostezza. Raddrizzò il busto contro lo schienale della poltrona e guardò l'amica. "No, la so a memoria anch'io", le rispose. "E la firma? Solo tuo, D.S. Diceva così, vero? Ho ragione, si o no? Fu quella lettera a farti uscire la sera stessa, dopo l'imbrunire!" Mrs Ansley continuava a guardarla. Dietro la maschera di quel visetto tranquillo, controllato dalla forza di volontà, Mrs Slade credette scorgere il processo di una lenta lotta. 'Non l'avrei mai creduta tanto padrona di sé', pensò un tantino risentita. Ma in quell'istante Mrs Ansley parlò. "Non vedo come tu abbia potuto saperlo. Quella lettera io la bruciai subito." "Già, si capisce: dovevi bruciarla: sei così prudente, tu!" Il tono di voce era diventato apertamente beffardo. "E dal momento che tu la bruciasti, ti domandi come diamine potevo io conoscerne il contenuto. È così, vero?" Attese una risposta che però non venne. "Ebbene, mia cara: ne conosco il contenuto perché fui io a scriverla!" "Tu? ... " "Sì, io." Nel riflesso dell'ultima luce dorata le due donne stettero a fissarsi per un momento. Poi Mrs Ansley si lasciò ricadere nella poltrona e si coperse il viso con le mani: "Oh!" mormorò. Mrs Slade rimase in nervosa attesa di un'altra parola, di un'altra mossa. Poiché non vennero: "Ti faccio orrore", finì col dire. Mrs Ansley si lasciò ricadere le mani in grembo, scoprendo un volto rigato di lacrime. "Non pensavo a te. Pensavo ... che era l'unica lettera che avessi mai ricevuto da lui!" "E fui io a scriverla. Sì, fui io! Ma ero io la sua fidanzata! Te n'eri forse scordata?" Mrs Ansley chinò nuovamente il capo. "Non voglio cercare di giustificarmi ... Non me n'ero scordata ... " "Eppure andasti?" "Eppure andai." Mrs Slade rimase a guardare la figuretta china accanto a lei. La vampata della sua collera stava già spegnendosi e si domandava come avesse potuto immaginare che l'infliggere all'amica una ferita così senza scopo le avrebbe recato soddisfazione. Ma occorreva trovare una scusa. "Capisci? Avevo scoperto ogni cosa ... e ti odiavo, oh quanto ti odiavo. Sapevo che eri innamorata di Delphin, e ne ebbi paura: paura di te, dei tuoi modi tranquilli, della tua dolcezza ... del tuo ... insomma, volevo campo libero, ecco. Soltanto per qualche settimana; soltanto finché fossi stata sicura di lui. Così, accecata dall'ira, scrissi quella lettera ... Non so perché te lo sto raccontando adesso." "Presumo", disse lentamente Mrs Ansley, "che sia perché non hai mai cessato di odiarmi." "Forse. O perché avevo bisogno di non pensarci più." Tacque un momento. "Sono contenta che tu abbia distrutto la lettera. Che tu potessi morirne, non l'ho mai pensato un istante, naturalmente.'' Mrs Ansley ricadde nel silenzio. Dominandola dalla sua posizione eretta contro la balaustra, Mrs Slade divenne con67

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