Werner Sollner Commiato per Gerhardt Csejka Non c'è nessuno in casa. Alle pareti si appiccica l'aria. Il cielo rosseggi<! e l'oscurità chiama. Strisce di pietra nella terra incrinata, prima che si dissolva in un silenzio più profondo. Ai margini una figura luminosa. L'albero solo. Lì vado io. Facile, essere bosco. Muro, chiodo, quadro La mia poesia è un chiodo in un muro. Vi è appesa la mia poesia, un quadro del muro con un chiodo in mezzo. A squarciagola Gli hanno insegnato la lingua e adesso se ne stanno lì e gli spezzano le parole dalla bocca poi gli dicono parla solo nçm dire che non sai parlare non dire di no ti abbiamo insegnato a parlare occhio per occhio e dente per dente poi lo portano in riva a un fiume perché si riposi. (traduzione di Roberto Cazzo/a) POUIA/SOLLNER ENEI BAGAGLI IL LINGUAGGIO Gerhard Mahlberg I. Alla fine degli anni settanta il panorama letterario della Repubblica federale tedesca è caratterizzato in maniera determinante dalla presenza di scrittori provenienti dalla Repubblica democratica tedesca. Si tratta, anzitutto, di nuovi arrivati; infatti, dopo che al poeta e cantautore Wolf Biermann è stata tolta la cittadinanza della Rdt nel novembre del 1976, numerosi autori della generazione più giovane e di quella attorno ai cinquant'anni emigrano in Occidente (Thomas Brasch, Sarah Kirsch, Giinther Kunert, Reiner Kunze, Hans Joachim Schadlich, per citarne solo alcuni). Il loro trasferimento è incoraggiato dalle autorità dell'Est: la Rdt si sbarazza di una minoranza critica, al fine di salvaguardare la maggioranza della popolazione dal contagio della dissidenza. Lo sviluppo letterario della Germania federale trae vantags;io dalla soluzione restrittiva data a un dissidio culturale nello stato ter;lescoconfinante. Un fenomeno analogo è registrabile verso la metà degli anni ottanta. Ancora una volta la repressione all'Est rivitalizza la lettera~ tura all'Ovest. In questo caso, però, non si tratta più della Rdt, ma della lontana Romania. Di là emigrano - oppressi da una censura la cui esistenza è ovviamente negata - gli intellettuali della minoranza di origine tedesca. II. I •sàssoni della Transilvania e gli svevi del Banato, stabilitisi nell'Europa sudorientale già dal XII secolo i primi e dal XVIII i secondi, costituirono fidati avamposti - in tutta l'ambivalenza del termine, dunque anche in senso militare - della civiltà mitteleuropea, come sudditi dello stato plurinazionale asburgico. Quando, dopo la dissoluzione della monarchia danubiana nel 1918, lo stato rumeno assunse una dimensione nazionale (e nazionalistica), la loro esistenza si fece sempre più problematica. L'imperialismo hitleriano e le fatali opzioni a suo favore da parte dei dirigenti dei gruppi etnici sàssone e svevo moltiplicarono le contraddizioni, coinvolsero nella colpa. Allorché, dopo il sorprendente rovesciamento delle alleanze nell'agosto del 1944 con il passaggio della Romania dal- !' Asse agli Alleati, la nuova patria si trovò improvvisamente a fianco dei vincitori, la situazione dei tedeschi di Romania si capovolse: alla fase di insana e ingannevole prosperità della minoranza tedesca seguì il crollo. E la reazione fu ben più dura di quanto meritasse; tutti dovettero infatti pagare, fossero stati o no filonazisti: la popolazione tedesca della Romania venne deportata in massa. Dopo il rimpatrio e l'espropriazione, i tedeschi di Romania ottennero lo status di "nazionalità coabitante", c!)n diritti certo garantiti, ma con un margine di sviluppo di fatto ristretto. L'autoaffermazione sul piano culturale divenne tanto più difficile quanto più sciovinistiche si fecero le forme della particolare via rumena al socialismo (giustamente concepita all'inizio come autodifesa dalla tutela sovietica): una contraddizione nello sviluppo che spinse in una condizione precaria tutte le minoranze etniche - anzitutto i quasi due milioni di ungheresi. Sino all'attuale crisi del regime di Ceausescu e all'intensificarsi dell'emigrazione in Occidente, quasi più nessuno nell'opinione pubblica della Germania federale sembrava mostrare interesse per i problemi dei tedeschi di Romania. Di loro si sono ricordati pressoché soltanto gli irredentisti della destra radicale - e non si dovrebbero 41
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