Questo racconto è compreso nella traduzione di Giulia Lanclanl In Le sponde del/'allegrla, edizione Italiana delle Prlmelras estorlas di Gulmaréìes Rosa, di prossima pubblicazione presso la SEI. Quel che consumava da mangiare, era solo un quasi: anche di quel che noi depositavamo, nell'entro le radici della gameleira, o nella nicchietta di pietra della scarpata, egli raccoglieva poco, neppure il bastevole. Non si ammalava? E la costante forza delle braccia, per tenere a bada la canoa, resistito, anche nella dismisura delle piene, nel montamento, là quando nel lancio della corrente enorme del fiume tutto rotola il pericoloso, quei corpi di animali morti e tronchi d'albero che scendono - di spavento di scontro. E mai disse più parola, con nessuna persona. Noi, anche, non parlavamo più di lui. Solamente si pensava. No, di nostro padre non si poteva avere dimenticanza; e se, per un po', facevamo conto di dimenticare, era solo per svegliarci di nuovo. d'improvviso, con la memoria, nel passo di altri soprassalti. Mia sorella si sposò; nostra madre non volle festa. Noi ci immaginavamo di lui, quando si mangiava una pietanza più gustosa; così come, nel riparato della notte, nell'abbandono di quelle notti di molta pioggia, fredda, forte, nostro padre solo con la mano e una ciotola per andar svuotando la canoa dall'acqua del temporale. A volte, qualche conoscente nostro trovava che io stavo diventando più somigliante a nostro padre. Ma io sapevo che lui ora si era fatto capellu- · to, barbuto, di unghie lunghe, male e magro, diventato nero di sole e dei peli, con l'aspetto di animale, come quasi nudo, pur disponendo del vestiario che di tanto in tanto gli fornivamo. Non voleva saperne di noi; non aveva affetto? Ma, proprio per affetto, di rispetto, sempre che a volte mi lodavano, a causa di qualche mio buon comportamento, io dicevo: "Fu babbo che un giorno mi insegnò a fare così..."; il che non era il giusto, esatto; invece, che era bugia per verità. Dandosi che, se lui non si ricordava più, né voleva saperne di noi, perché, allora, non saliva o scendeva il fiume, verso altri paraggi, lontano, nel non-trovabile? Solo lui sapesse. Ma mia sorella ebbe un bambino, essa stessa, si intestò che voleva mostrargli il nipote. Andammo, tutti, sulla scarpata, fu in una giornata bella, mia sorella col vestito bianco, che era stato quello del matrimonio, essa alzava sulle braccia la creaturina, suo marito tenne, per ripararli entrambi, il parasole. Si chiamò, si aspettò, Nostro padre non comparve. Mia sorella pianse, noi tutti là piangemmo, abbracciati. Mia sorella si trsferì, con il marito, lontano da qui. Mio fratello decise e se ne andò, in una città. I tempi cambiavano, nel lento veloce dei tempi. Nostra madre finì con l'andare anch'essa, per sempre, a stare con mia sorella, essa era invecchiata. lo restai qui, di rimanenza. lo mai mi potevo voler sposare. lo rimasi, con i bagagli della vita. Nostro padre aveva bisogno di me, lo so - nel vagamento, nel fiume nella solitudine - senza dar ragione del suo fatto. Sia che, quando volli davvero sapere, e a fermo indagai, mi diceriarono: che pareva che nostro padre, una volta, avesse rivelato la spiegazione, all'uomo che per lui aveva approntato la canoa. Ma, ora, quell'uomo già era morto, nessuno sapesse, facesse ricordo, di nulla più. Solo le' false chiacchiere, senza senso, come nelSTORIE/GUIMARAES ROSA l'occasione, in principio, nell'arrivo delle prime piene del fiume, con piogge che non cessavano, tutti temettero il finimondo, dicevano: che nostro padre fosse l'avvisato più di Noè, che, per tanto, la canoa egli aveva anticipata; già, ora mi intrasovviene. Mio padre, io non potevo censurare. E mi spuntavano già dei primi capelli bianchi. Sono uomo di tristi parole. Di che era che avevo tanta, tanta colpa? Se mio padre, sempre continuando assenza: e il fiume-fiume-fiume, il fiume - posando eternità. lo soffrivo già l'inizio di vecchiaia - questa vita era solo l'indugianza. Anch'io avevo acciacchi, malesseri, qua in basso, fiacche, indolenzimenti di reumatismo. E lui? Per che cosa? Doveva patire troppo. Da tanto vecchio che era, non avrebbe, giorno più giorno meno, ceduto di vigore, lasciato che la canoa si capovolgesse, o che galleggiasse, senza polso, nella portata del fiume, per piombare, ore piu a valle, in rapida e nel salto della cascata, impetuosa, con il ribollimento e morte? Stringeva il cuore. Lui stava laggiù, senza la mia tranquillità. Sono il colpevole di ciò che neppure so, di dolore pendente, nel mio tribunale. Sapessi - se le cose fossero altre. E andai formando idea. Senza far vespro. Sono pazzo? No. In casa nostra la parola pazzo non si diceva, mai più si disse, tutti gli anni, non si condannava nessuno di pazzo. Nessuno è pazzo. Oppure, tutti. Solo feci, che andai là. Con un fazzoletto, perché l'accenno fosse più. lo ero molto nei miei sentimenti. Attesi. Alla perfine, egli apparve, lì e là, l'ombra. Stava là, seduto a poppa. Stava là, a grido. Chiamai, un quante volte. E dissi, quel che mi urgeva, giurato e dichiarato, dovetti rinforzare lavoce: "Babbo, Voi siete vecchio, già avete fatto il vostro tento ... Ora, venite, non c'è più bisogno ... Venite; e io, ora stesso, quando· abbia ad essere, ad ambedue volontà, io prendo il vostro posto, di Voi, nella canoa ... " E, così dicendo, il mio cuore batté nella misura del più sicuro. Egli mi ascoltò. Si alzò in piedi. Maneggiò remo nell'acqua, puntava da questa parte, d'accordo. Ed io tremai, profondo, d'improvviso: perché, prima, egli aveva levato il braccio e fatto un salutare di gesto - il primo, dopo sì lunghi anni trascorsi! Ed io non potevo ... Per spavento, i capelli drizzati, corsi, fuggii, mi strappai di là, in un comportamento dissennato. In quanto che egli mi sembrò venire: dalla parte dell'aldilà. E sto chiedendo, chiedendo, chiedendo un perdono. Soffrii il grave freddo delle paure, mi ammalai. So che nessuno seppe più di Jui. Sono un uomo, dopo questo fallimento? Sono quel che non fu, quel che rimarrà taciuto. So che ora è tardi e temo di tagliar corto alla vita, nelle pianure del mondo. Ma, allora, almeno, che, nell'articolo della morte, mi prendano, e mi depositino anche a me in una canoina da nulla, in quest'acqua, che non si arresta, di lunghe rive: e, io, giù per il fiume, fiume in là, fiume in qua - il fiume. (traduzione di Giuliano Macchi) 35
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