del mondo. Qualcuno te lo rimprovera. Tu che cosa rispondi? Il nostro è un sistema che investe in morte e raccoglie morte a Nord come a Sud del mondo. È proprio questo sistema votato alla morte che costituisce una minaccia radicale anche al sistema ecologico di questa unica terra che Dio.ha messo nelle nostre mani. Ma forse a guardare la realtà un po' più in profondità, bisognerebbe proprio dire che le armi servono al Nord per difendere il proprio posto privilegiato in questo mondo: noi infatti, pur essendo solo il 30 per cento del mondo, consumiamo 1'87 per cento delle risorse del mondo. "Le armi nucleari proteggono privilegi e sfruttamento - scrive l'arcivescovo cattolico di Seattle, negli Usa, monsignore R. Hunthausen. - Rinunciare ad esse significherebbe che dobbiamo abbandonare il nostro potere economico sugli altri popoli. La pace e la giustizia procedono insieme. Sulla strada che seguiamo attualmente, la nostra politica economica verso gli altri paesi ha bisogno delle armi nucleari. Abbandonare queste armi significherebbe abbandonare qualcosa di più che i nostri strumenti di terrore globale; significherebbe abbandonare le ragioni di tale terrore, il nostro posto privilegiato in questo mondo". Tu spessoparli in questo contesto di ecologia. Cosa c'entra l'ecologia con armi e la fame? È proprio questo sistema votato alla morte, questo sistema economico, che divora come un mostro le risorse e le energie del mondo, che costituisce una minaccia radicale al sistema ecologico di questa unica terra. Secondo dati scientifici l'uomo ha consumato di più in questi 150 anni di civiltà tecnologica, che non da quando vive sulla terra. Ci stiamo ora rendendo conto che procedendo così, ci ritroveremo tra non molto senza materie prime. Per di più, spendendo e spandendo come facciamo, abbiamo già posto delle gravi ipoteche sui precari equilibri di questo pianeta. Ora se il 30 per cento di questo mondo che consuma 1'87 per cento delle risorse, ha già gravemente ipotecato i delicati equilibri ecologici, cosa succederà quando il 70 per cento del mondo vivrà come noi? È chiaro che a questo mondo non ci potrà più vivere nessuno. C'è un'unica conclusione: cambiare radicalmente un sistema economico che ci sta portando tutti alla morte. Qual è il ruolo della Chiesa in tutto questo? Oggi ci troviamo davanti ad una scelta di vita o di morte. La Chiese, le Chiese, non possono non rispondere se dicono di annunciare il Dio della vita. Il Consiglio Ecumentico delle Chiese ha già convocato un'importante conferenza su "Giustizia, pace, rispetto del creato" per il 1990. Il celebre fisico tedesco C.F. Weizsacher ha espresso queste sue tesi in un importante scritto, uscito in italiano con il titolo Il tempo stringe. Un'assise mondiale per la giustizia, la pace e la salvaguardia dell'ambiente. "Occorre convocare un'assise mondiale dei Cristiani - scrive il celebre fisico -. L'umanità si trova oggi in una crisi il cui vertice catastrofico forse sta ancora davanti a noi. Per questo è necessaria un'azione decisiva. Ci sono esigenze etiche su cui si può realizzare un consenso comune e che sono politicamente effettuabili." La Chiesa cattolica sta ancora nicchiando su questo invito! Se la Chiesa non è in grado di pronunciare un giudizio duro e chiaro su questa realtà mondiale e aiutare le comunità cristiane a prendere coscienza e diventare fermento per innescare delle dinamiche di vita in un mondo di morte, che annuncio del Vangelo è mai il nostro? Se non siamo lievito, a cosa serviamo? Disegno di Pierino Zanini. IL CONTESTO La fame è uno dei temi ricorrenti ne/l'attività di "Nigrizia", nell'impegno e anche nella tua scelta di missionario. Essa è sicuramente uno deglielementi più destabilizzanti in vista del futuro, è sempre ragione di guerre, di sconvolgimenti, che questa volta non sarebbero solo guerre regionali, ma interesserebbero tutto il mondo, Nord e Sud. Ti chiedo: ti sei occupato su "Nigrizia" della legge Pannella-Piccoli? Secondo te, l'Italia specula sul traffico d'armi, magari tangenti, con una mano e con l'altra mano ha la sincera volontà di dare aiuti agli affamati, ma con una cultura da elemosina? Quello che l'Italia sta facendo per aiutare i paesi africani rimane ancora a livello tipicamente assistenzialistico. Con questa logica non si vince di certo la fame. Oggi la povertà è il risultato di strutture economiche che rendono i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Oggi sono interi popoli, milioni e milioni di esseri umani, che diventano sempre piu affamati: conseguenza di precisi meccanismi economici. E se non si intaccano questi sistemi, a ben poco valgono gli studi. Anzi, sembra proprio che gli aiuti "aiutino" i paesi poveri a diventare sempre più dipendenti da noi e quindi seme pre più poveri. Gli aiuti dati dai Governi alle élites borghesi del Sud del mondo vanno di solito a beneficio di queste ultime, invece che a beneficio delle masse popolari. Un aiuto che le "aiuterà" a mantenersi al potere, rendendole oppressori dei loro stessi fratelli. "Bisogna unirsi ai contadini senza terra, scendere nelle 'città' della miseria - ama dire il teologo camerunese Eia - in cui l'imperialismo riduce le borghesie burocratiche d'Africa ad essere gestori di una crescita senza sviluppo, pianificata dall'esterno, e spinge gli strati dirigenti a diventare carnefici del loro stesso popolo per salvaguardare le briciole che cadono dalle tavole del padrone". Il Governo italiano ha però replicato che non ha altri interlocutori se non gli Stati ... Noi rispondiamo: "È vero, oggi dovete passare per gli stati, però voi, come Governo italiano, potete avere dei nuovi interlocutori, chiamiamoli soggetti nuovi, come le leghe di contadini, cooperative, piccole comunità di base, che lottano per la loro autosufficienza alimentare". Oggi il Governo italiano può dire ai Governi dei paesi impoveriti: "Sappiamo che nel vostro paese c'è questa e quella iniziativa, questa o quella cooperativa che noi vorremmo aiutare e sostenere". Ricordiamoci che il vero aiuto è quello che aiuta questi paesi a fare a meno del nostro aiuto. 21
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