Linea d'ombra - anno VI - n. 24 - febbraio 1988

INCONTRI DAPRAGAA GIOTTO Incontro con Bohumil Hrabal a cura di Umberto Stefani Se fosse giunto in Italia a presentare un suo libro lo scrittore cèco esule a Parigi Milan Kundera si sarebbero scatenati, per earpirgli chissà quali elementi per una nuova teoria letteraria centroeuropea, tutti i media possibili e immaginabili; mentre è stato riservato uno spazio appena dignitoso a Bohumil Hrabal, il grande scrittore cèco che ha scelto di vivere in patria, e che èra a Milano nei giorni scorsi per promuovere l'uscita di Una solitudine troppo rumorosa. Ovviamente non ce l'abbiamo con Kundera, che il suo mestiere sa svolgere ottimamente, ma dovrebbe essere ugualmente stimabile e degno d'attenzione un autore che ha avuto, e continua ad avere in patria e nei paesi in cui è tradotto, un successo schietto e trascinante. Da noi non ha ancora, come si suol dire in termini editoriali, sfondato, tuttavia Treni strettamente sorvegliati e Ho servito il Re d'Inghilterra (E/0, Roma '82 e '86) sono già titoli ben noti a lettori e addetti ai lavori, mentre quest'estate su "L'Unità" è apparso a puntante La tonsura, poi in volume presso E/0. Hrabal è scrittore per vocazione. Uomo di semplicità disarmante, possiede un bagaglio di conscenze che incanta chi l'avvicina. Ha fatto cento umili mestieri quali il magazziniere, il ferroviere, il commesso viaggiatore, l'operaio delle acciaierie, l'imballatore di carta da macero, il preparatore di malto in una fabbrica di birra ecc., e questo ha favorito in lui una visione del mondo "dal basso verso l'alto", e gli ha concesso di condividere la quotidianità della gente delle osterie, delle strade, dei quartieri poveri, senza impedirgli di venir considerato oggi il maggior scrittore cèco vivente, l'origina/e erede degli altri due grandi praghesi del '900, Kafka e Hasek. Dobbiamo a/l'editore Einaudi (che già nel '68 per cura di A.M. Ripe/lino aveva per primo proposto un'opera di Hraba/: Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare) e al traduttore e curatore di Una solitudine troppo rumorosa, Sergio Corduas, se Hrabal ha potuto venire in Italia e a Venezia. Chi ha frequentato le strade fuligginose e silenziose dei quartieri vecchi di Praga,_doves'aprono robusti portoni dai vetri opachi e smerigliati che dicono lapresenza di una vinarna, di una birreria, riuscirà difficilmente a immaginare un locale nella caotica e turistica Venezia che potesse proporre la stessa atmosfera cui è abituato Hrabal nella sua città. Invece è stata grande la sorpresa nell'arrivare al luogo dell'appuntamento, in quel Campo San Giacomo così rassomigliante, a/l'imbrunire, a uno scorcio di Kampa, l'isoletta a ridosso di Ponte Carlo a Praga, che anche la Taverna del Capitan Uncino si è subito sintonizzata, assecondandosi volentieri allafigura dell'ospite. Hrabal era là, una birra tra le mani, per quel rito che a Praga svolge quasi quotidianamente: stare qualche ora in compagnia e discutere all'occasione di una piccola o grande questione, oppure sorseggiarein silenzio l'inconfondibile bevanda. La persona che mi ha regalato Ungaretti e altri poeti italiani tradotti in cèco è la stessa che mi ha donato una riproduzione di Giotto, quella dell'angelo che guarda in alto, che mi ha accompagnato per tutta la vita durante i trasferimenti di casa in casa. L'ho incorniciata, e come i miei antenati avevano i Lari e i Penati così io conservo questa semplicissima stampa di Giotto. Con un neologismo da lui stesso inventato Hraba/ definisce Giotto "cosmof ormativo ": Imporl.ante è che l'angelo sia simbolo e irradiamento, cosa che accomuna anche i poeti e i santi del XX secolo, se ancora ne esistono. Tutti noi, se non saremo cosmoformativi come lo è stato Giotto, ci distruggeremo da soli. Foto di Giuseppe Dierno. IL CONTESTO Hrabal insiste che bisogna essere particolarmente attenti e sensibili a tutto ciò che accade, ergendo l'umana conoscenza a baluardo dei pericoli maggiori, per cui ... Anche la letteratura partecipa alla salvezza dell'uomo soltanto se parla di ciò che accade, se osserva i potenti che decidono per noi; altrimenti sarebbe la voce dell'uomo nel deserto, come è scritto nella Bibbia. L'uomo può vivere nell'ombra della morte, ma è importante che la sua tensione sia di vivere la vita. Hrabal riprende, per approfondirlo, il concetto dell'uomo-angelo, uomo-cosmof ormativo, uomo-giusto: Chi trova la misura tra passato, presente e futuro, in situazioni estreme, si comporta in modo da poter dare la vita per quella verità che dice. In ciò ho sempre fallito, tuttavia la sostengo come idea. Anche quando si legge Dante si ha l'impressione di guardare un violento sole, proprio come gli angeli di Giotto sembrano significare l'Assunzione della Vergine Maria. Alla fine del XX secolo, un secolo alquanto infelice, giusto sarà colui che guarderà in alto. Tutto ciò che è al di fuori del tempo, il plus quam perfectus, dobbiamo proiettarlo sul XX secolo e se non pensiamo ciò fino alle estreme conseguenze, in questa situazione di stress dell'umanità, probabilmente l'homo sapiens sarà richiamato, perché distruggerà se stesso. Sicché quando Reagan e Gorbaciov si incontrano non dovrebbero far altro che inverare le speranze di questa gente che siede qui in osteria e dire un grande no alla guerra e un grande sì alla vita. Fra Dante e Giotto ci siamo dimenticati del nostro Ungaretti, ma Hrabal, con voce cantilenante e leggermente stridula, ci offre una similitudine indimenticabile. Anche se per la morale egli andava oltre gli schemi dell'epoca, i suoi versi sono opere perfette, come un grande artigiano che ha spostato in avanti il significato della moralità; allo stesso modo di Manet, quando dipinse Le déjeuner sur l'herbe e fece una donnona tra borghesi indifferenti mentre il gusto dell'epoca prevedeva la donna come leggera allegoria, così è Ungaretti. Diventa ovvio chiedergli qualcosa su de Chirico, visto cheprima lo ha citato. Lo facciamo allargando la domanda per sapere qual è per lui la pittura fondamentale del '900. I grandi artisti hanno avuto la fortuna di conoscere quasi tutto già a sedici anni, co17

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