Linea d'ombra - anno VI - n. 23 - gennaio 1988

STORIE/BERRINI Raccontavano, su richiesta nostra, di spiriti e cose simili. Parlavano proprio di Tanga, e di questo viale che non avrebbero mai osato percorrere da soli, la notte. Cosa che anch'io mi sono ben guardato dal fare. Nonostante qualche sorriso sarcastico per sminuire l'importanza dell'argomento, i due raccontavano con la massima serietà. Ma quando immaginavo un incontro con questi spiriti, quando cercavano di spiegarci la loro paura, scoppiavano a ridere con violenza di un riso nervoso. Il riso per qualcosa che sconcerta e attrae allo stesso tempo, qualcosa di cui si può ammettere l'esistenza ma non fino in fondo. Il riso di ragazzini che parlano di sesso per la prima volta, imbarazzati. Un riso non di sola allegria. L'ultimo pomeriggio a Tanga. Ho un incontro al Ministero della Cultura, vorrei parlare di musica, di teatro, ma i due funzionari che mi stanno di fronte sono l'uno delegato provinciale allo sport, l'altro segretario di una organizzazione giovanile - occupa questo posto dopo una carriera nella associazione di calcio regionale. Mi rilasso dopo i consueti saluti e sorrisi, e mi rassegno a una chiacchierata amichevole, magari sul calcio: Tanga non ottiene mai grandi risultati nel campionato nazionale, che è sempre vinto dalle squadre di Dar es Salaam. "Eh sì, la capitale: sono piu forti, e più potenti come società," mi dicono subito. Allora ho un'illuminazione. Mi hanno detto, a Dar, di feticci e stregonerie in campo. "Hanno anche spiriti più potenti?" Sorridono, sono in guardia ma capisco che apprezzano la serietà con cui ho posto la domanda. "Oh, sì," fa uno dei due, "anche questo è importante." L'altro nicchia, dice, "Ma queste sono cose che racconta la gente." Risate imbarazzate, io non li mollo: "Ma è vero che il panafrican ha vinto il campionato per via di un certo sortilegio?" "Oh questo l'ho sentito dire anch'io, ma in realtà aveva degli ottimi giocatori." Il segretario dell'organizzazione giovanile, quello che nicchiava, riporta il discorso su argomenti tecnici, metodi di allenamento, fondi a disposizione. Finisce la sua lunga esposizione, che io ascolto senza interromperlo mai, e non attende una mia domanda: "Dove hai sentito parlare di spiriti?" mi dice duro. Racconto dei miei amici di Dar, di quello che si diceva in giro su Tanga e sul suo viale. Il delegato provinciale, più bendisposto nei confronti di questo nostro dialogo, mi spiega - ma ha l'aria di non ritenere importante che io gli creda o no - che queste sono cose a cui credeva la gente un tempo: lui stesso ora ha studiato, ha un diploma superiore e non crede più molto agli spiriti. Dice proprio così, "Non ci credo molto". Dopo un attimo di silenzio - e io non intervengo, aspetto che continuino da soli - dice che sì, è comunque strano che proprio una città come Tanga non riesca a proteggere la sua squadra dalle stregonerie degli avversari. E allora mi sorride di nuovo aperto, dopo la tensione delle ultime battuBi lioteca Gino Bianco te. Si consulta con lo sguardo con l'altro, il segretario dell'organizzazione giovanile sempre un po' reticente, ed evidentemente di rango superiore. Ho paura che il mio colloquio sia finito, cerco una frase per tornare a parlare di calcio, di giovani, di cultura. Invece parla l'altro, il delegato provinciale: "Sai, Tanga ormai è una città moderna, sono arrivate le automobili, le discoteche, la birra. La gente cambia modo di pensare e gli spiriti, che non amano queste cose, se ne vanno." Se ne vanno. E io posso restare: "Allora c'erano fino a qualche anno fa?" "Mah, ormai siamo gente moderna, non ci crediamo più, quelle dei nostri padri erano superstizioni. E gli spiriti, se vedono che la gente è moderna, che non crede più agli spiriti ma invece compra automobili e beve birra, se ne vanno. Gli spiriti, sai, non amano la luce elettrica." Io non che da ascoltare, ora parla l'altro e tutta la diffidenza è scomparsa, all'improvviso: "Questi spiriti arrivavano con gli arabi, che portavano qui le loro merci e la loro religione, tanti anni fa. E hanno portato anche i loro spiriti: spiriti buoni, i malika, e spiriti cattivi, jin. I malika, ormai, sono andati via tutti, ma c'è ancora qualche jin". E voi avete mai incontrato qualche spirito? Si guardano: "No - dice il delegato - ma mio padre aveva uno spirito che lo perseguitava. Appariva di tanto in tanto e gli chiedeva di sposarlo: aveva sembianze di donna." Continuano raccontandomi che spesso gli spiriti hanno sembianze femminili, e che molti uomini di Tanga sono - usano il presente - sposati con spiriti femminili. Queste donne però sono invisibili a tutti, solo i mariti le vedono. A volte fanno anche dei figli, alcuni invisibili e altri no. Il delegato provinciale o l'altro conoscono uomini sposati a degli spiriti? No, però hanno sentito dire di qualcuno che li conosce. Il delegato provinciale racconta di suo padre, "Tutte le volte che camminava solo per le strade di Tanga questo spirito donna appariva, lui scappava voltando il primo angolo e lo spirito era ancora lì davanti a lui." Per spiegarmi disegna una piantina con le vie della città che si incrociano e segna il percorso a zig zag del padre che tenta di sfuggire allo spirito ma se lo ritrova davanti a ogni svolta. E chissà come è andata a finire. Quando accadeva? Anni fa, prima della luce elettrica. Mi vengono in mente le lampadine delle caverne di Amboni. Il funzionario alla gioventù mi spiega tranquillo: ormai gli spiriti stanno andando via tutti, entro qualche anno non ce ne saranno proprio più. E loro stessi, abitanti di Tanga, sono uomini moderni, alcuni hanno la macchina o il motorino, nessuno ha piu voglia di credere a queste storie di spiriti, molti poi sono cattolici. Niente piu spiriti, allora? Oh, uno ce n'è ancora, e molto potente: la beautiful Iady, la si trova sul viale verso l'albergo - eccoci. "È una donna bellissima, vestita di bianco, ma alcuni dicono di nero. Sta sotto un albero del viale e fa l'autostop. A volte una macchina si frma, il guidatore è affascinato dal-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==