RACCONTI Istvà11 Autoanalisi Dapprima gli passò davanti agli occhi soltanto una specie di nube. O era un velo? O nebbia? - Che cos'ha questo specchio? - chiese alla donna delle pulizie. La donna passò uno straccio sulla superficie dello specchio. - Non ha proprio niente, - disse - Non è neanche impolverato. E, in effetti, per un bel po' non gli accadde più niente. Poi, quando ormai aveva dimenticato quella nuvoletta, si accorse improvvisamente che un pesce nuotava dietro le sue spalle. Poté anche distihguere che era una carpa di circa un chilo e mezzo, quella che chiamano carpa selvatica, con il corpo coperto di squame. Tirò giù lo specchio, lo fece riverniciare e fu di nuovo tranquillo per qualche anno. Poi - ma non accadde all'improvviso, bensì lentamente, in modo quasi impercettibile - la sua immagine nello specchio cominciò a vivere un'esistenza autonoma. Per esempio ammiccava, quando - avrebbe potuto giurarlo - lui non aveva ammiccato. Oppure faceva delle smorfie, o gonfiava e sgonfiava le guance, e cose del genere. Chiamò il medico del quartiere e gli chiese se erano mai accadute cose del genere. Erano già successe cose di ogni genere, gli disse il medico del quartiere e gli diede l'ovvio consiglio di non guardare più nello specchio. È presto detto, ma è difficile star fermi quando si ha la continua sensazione che in quello specchio stia succedendo qualcosa! Non ci guardò più, ma la curiosità lo tormentava, soprattutto da quando la donna delle pulizie gli aveva chiesto: - Oh, Dio mio, ma non si sente bene? Perché aveva un colorito cereo, le guance cascanti e lo sguardo peggio che malato ... Adesso invece che lo guardava direttamente in faccia, che strano, il viso gli scoppiava di salute! Ma com'era possibile? Perché prima l'aveva guardato nello specchio, e come mai lì non aveva un aspetto altrettanto sano? Lui certo non ci guardò, ma da quel momento si sentì sempre più attratto dallo specchio. Se gli voltava le spalle avvertiva nella schiena il senso di una mancanza. Per molto tempo non venne meno alla parola data al medico; molto tempo dopo - e anche allora per distrazione - si trovò davanti allo specchio. Vi guardò e vide sbigottito che la sua immagine nello specchio tirava fuori una pistola dalla tasca posteriore, la puntava, premeva il grilletto, faceva fuoco ... In quello stesso istante scomparve, ma quando si fece più vicino e si chinò vide la sua immagine nello specchio che giaceva sul pavimento e dal cuore stava sgorgando del sangue. E, quel che era più strano, il vetro non era neanche bucato. Esperienza e arte Hanno lanciato nello spazio Viktor T., il pittore. Non sarà stato il primo cosmonauta, ma il primo artista nello spazio sì. È rimasto lassù sette giorni. A metà viaggio gli hanno chiesto che cosa avrebbe preferito vedere, se gli anelli di Saturno o le macchie solari. Per lui più o meno faceva lo stesso, disse T. ioteca Gino Bianco Orkény Allora gli mostrarono le macchie solari; forse per un pittore erano più interessanti. Forse sì, disse T. Dopo il suo ritorno sedette con il viso annoiato, in caparbio silenzio, in mezzo ai giornalisti riuniti nel ristorante dell' Aereoporto Cosmico. Non rispose alle loro domande, fissò per tutto il tempo un'arancia che un reporter stava sbucciando. Alcune settimane dopo tuttavia la sua visione pittorica ebbe una significativa trasformazione. Nelle sue famose nature morte di olive e palle da biliardo (era il suo periodo cosiddetto "verde oliva") comparvero le prime arance. In vecchiaia dipinse anche dei limoni e, proprio da ultimo, anche delle uova di gallina, ma l'arancia non mancava in nessuna sua tela. · Allora divenne un grande pittore. Abbiamo possibilità di scelta L'impiegata delle linee aeree consultava continuamente l'orario. Aveva tutto sulla punta delle dita, controllava soltanto per essere assolutamente certa: - C'è un bell'aereo, che parte da Vienna e arriva a Roma alle 16,10. - Scoppierà sulla pista durante il decollo? - Certamente, - disse l'impiegata. - C'è anche un altro intoppo, - osservò il passeggero. - Prima che io arrivi in centro tutti gli uffici saranno chiusi. - Allora non cambi a Vienna ma a Praga. È un volo che all'una meno un quarto è già a Roma. - Così va meglio, - constatò il passeggero. 7 Però a Praga deve aspettare tre ore la coincidenza. - Vale la pena, - disse il passeggero. - Tanto anche con l'aereo di Vienna perdo una giornata. - Allora sarà meglio prendere l'aereo di Praga. Purtroppo però parte la mattina alle sette. - Non è proprio una meraviglia, - disse il passeggero. - Se so che devo alzarmi presto non chiudo occhio per tutta la notte. - In sostanza lei perde comunque un giorno, - disse l'impiegata sorridendo. - Allora, con quale aereo preferisce viaggiare? - Forse, nonostante tutto, con quello di Praga, - disse il passeggero. - Prenderò un forte sonnifero. - Spero che lei sappia, - disse l'impiegata, - che anche questo aereo ha un piccolo guaio. - Ho soltanto sentito dire che sulle Alpi si sfracellerà contro una montagna. Non è così? - È proprio così. Si disintegrerà in mille pezzi, - disse l'impiegata e, tendendogli il biglietto, aggiunse meccanicamente: - Buon viaggio. Appetito La slitta compariva lontano, lontano, aldilà del duplice recinto di filo spinato. Come se uscisse da una fiaba: era trainata da due cavallini dalla lunga criniera, la guidava un piccolo cocchiere dal berretto di pelliccia ed era carica di pani 73
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