STORIE/GIUDICI "Raccoglie un passaggio lento, scarta quattro avversari, tira in porta da dieci metri, con una finta spettacolosa. Il portiere si butta a destra, la palla entra in rete a sinistra." controllore del tram. Il signore coi baffi si era fatto sotto e, poiché era un b_rigadiere,aveva detto: "lo sono un brigadiere, venga con me". Ma il brigadiere se ne pentì d'avermi arrestato. Se ne pentì pochi minuti dopo che arrivammo in caserma. Prima andò dal commissario, mi ci accompagnò, anzi, tenendomi per un braccio. - Commendatò - fece additando me, - oltraggio e percosse a pubblico ufficiale, a un controllore del tram! Be' tienilo lì per adesso. In camera di sicurezza; poi prepara il rapporto e poi ... e poi, vedremo. Il brigadiere mi fece accomodare nella stanza del corpo di guardia, dove il piantone stava ascoltando una minuscola radio, prese carta, penna e calamaio, disse al piantone di cercar la chiave della camera di sicurezza e poi ... - Come ti chiami? - passò improvvisamente al "tu". - Così e così - risposi. - Paternità? ... Ma come hai detto, "Così e così?" Saresti per caso parente? ... (dunque anche il brigadiere sapeva chi ero io, sapeva che avrei dovuto giocare, che senza di me - lo sapeva anche lui - la squadra sarebbe stata perduta)! - "Così e così" - riprese esterrefatto. - Ma sei proprio parente?, - No - che altro potevo dire? - no, sono io, proprio io! - Ma che mi fa combinare signor "Così e così"? Ma le pare, uno come lei mettersi in certi pasticci? - il brigadiere ripassò subito al "lei". - Bé, brigadiere - feci, - bé, brigadiere, che cosa vuole farci? Già, niente da fare, ne convenne anche il brigadiere, che sì, cercò di telefonare ai miei dirigenti, e ci riuscì anche, ma il grave fu che i miei dirigenti proprio non poterono farci niente, in quanto nel mio fatto c'erano proprio, così sembrava, gli estremi del reato. Udii sibilare sotto i baffi bruni del brigadiere non so quanti "mi dispiace" e rinalmente una confessione quasi inconsapevole: - E dire che questa volta ce l'avrei fatta proptio .. , Invece, con lei qui dentro, la squadra non vincerà di sicuro, e il mio "dodici" ... chi s'è visto, s'è visto. Fu gentilissimo. Mi fece portare un caffè, la mattina dopo, e di nascosto - s'intende - perché i superiori non se ne accorgessero. Anche il piantone venne a chiedermi se avessi bisogno di qualcosa, mi portò anche un giornale, dal quale appresi quanto mi stava accadendo, e restai molto soddisfatto per l'esattezza delle informazioni e per il fatto che il giornale elevava una vibrata protesta a mio favore. A mezzogiorno, con aria mesta e colpevole, il brigadiere venne a portarmi la pastasciutta con un condimento "proprio speciale" - assicurò - e mi disse arrivederci al pomeriggio perché nel pomeriggio sarebbe stato di "servizio". -Se trasmettono la partita alla radio la sentiremo insieme, dichiarò con estrema deferenza. Perché una cosa accada, basta desiderare il contrario e, siccome di partita alla radio proprio non avrei voluto saperne, ecco che alle quattro e mezza in punto, cominciai a sentiB1 liotecaGino Bianco re la minuscola radio gracchiare e riuscii a percepire, fra quei rumori, alcuni suoni vocali, che furono sufficienti a farmi capire che la partita trasmessa era proprio la mia. Perdevamo già per una rete a zero, al principio del secondo tempo, e il brigadiere venne a spiarmi dalla finestrella a sbarre che squarciava nel mezzo la porta della camera di sicurezza: - Uno a zero, ha sentito? - mormorò: e ritornò nel corpo di guardia, scuro in viso e con la barba lunga . .Intuii che stava mormorando qualche cosa al piantone e che, certamente, tutti e due crollavano il capo. La radio, tuttavia, cominciò a gracchiare più forte, ad · un certo momento: ma non erano oscuri rumori, erano applausi - capii - e divennero sempre più intensi, più forti, si alzavano e si abbassavano a ondate; anche senza di me, anche senza di me - il mio pubblico delirava, e delirò piu forte, sempre più forte, finché al quarantesimo della ripresa si udì un grido più forte e subito dopo la voce di un ragazzino che starnazzava: - Gol! Il brigadiere tornò a spiarmi : - Ha sentito?, - ma io non risposi. - Ormai siamo alla fine, - riprese comunque il brigadiere. - Non faccio nemmeno undici, ormai, perché purtroppo ho sbagliato anche Napoli-Salerno: l'hanno detto adesso. La radio continuava a gracchiare, ma improvvisamente tacque per mancanza di corrente. Io ero triste, perché la riserva che mi sostituiva aveva segnato il punto del pareggio, il brigadiere perché il pronostico era andato a monte per colpa sua, sì - davvero - proprio per colpa sua. Passarono venti minuti di silenzio, ma - quando la radio cominciò a parlare di nuovo - udimmo distintamente la voce dell'annunciatore delle notizie sportive trasmettere i risultati finali. Il primo era il nostro: la mia squadra aveva vinto in "Zona Cesarini". Il brigadiere gettò un urlo, non venne a commentare allo spioncino, questa volta. Il piantone gridò forte anche lui "porca miseria": - Hai sentito Pasquà, - riprese il brigadiere - pure senza quello!" Ed è chiaro che quello ero io. Il brigadiere era certo dell'undici, perché - diceva lui - tutti gli altri risultati erano sicuri. Invece, poveraccio, troppo presto aveva cantato vittoria: l'ultimo risultato, gli tagliò in gola l'urlo finale di trionfo ... Mi trattò meno bene, quella sera, né il piantone mi disse parola. Venne - ironia della sorte - venne il controllore verso le dieci e pregò che si chiarisse la faccenda. In fondo gli era dispiaciuto, si sa che delle volte, eccetera, eccetera; sciorinò tutto un repertorio di sue considerazioni personali. Soltanto la mattina dopo, però, potei tornarmene a casa: il brigadiere mi vide uscire senza proferir sillaba. Non sentiva più alcun rimorso per me, visto che la squadra anche senza di me poteva vincere, eppure ... Eppure, caro brigadiere, l'avete pagata cara questa piccola rivincita. A vendicare il mio prestigio offeso ci s'era messo un guastafeste di risultato, quello di Empoli-Spal. 71
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